Secondo Ecpat ogni anno un milione di persone si reca in paesi poveri per fare sesso con bambini e bambine, alimentando un ignobile mercato in mano alle organizzazioni criminali. E’ proprio l’Italia ha il triste primato per il maggior numero di turisti sessuali
Ormai è diventata una triste e consolidata consuetudine ma fa sempre un certo effetto e ogni volta provoca la stessa feroce e disarmante indignazione. Agosto è il mese preferito per le ferie degli italiani e nel quale si registra il picco delle partenze. E anche quest’anno, come negli anni passati, tra le milioni di persone in partenza ci sono migliaia di italiani e i di italiane che partono con una destinazione e uno scopo ben preciso: uno dei paesi poveri o in via sviluppo per fare sesso con un minore.
Turismo pedofilo per quasi 100 mila italiani
Fa impressione ed è sconvolgente solo a dirlo, sembra impossibile che ci possa essere chi programma una simile ignominia. E, invece, si calcola che tra fine luglio e il mese di agosto sono quasi 100 mila i nostri concittadini che fanno quello che viene genericamente definito turismo sessuale ma che, forse, andrebbe definito con il suo vero appellativo, per quello che realmente è: turismo pedofilo.
Un numero impressionante e sconvolgente che conferma e rafforza il vergognoso primato di cui non può certo vantarsi l’Italia, confermato e ufficialmente sancito dall’indagine e dai monitoraggi dell’organizzazione no profit Ecpat (End Child Prostitution in Asia Toorism) degli ultimi anni. Ecpat International ha iniziato ad operare nel 1990 per combattere la prostituzione minorile nel turismo asiatico ma poi negli anni ha allargato il proprio raggio di azione al resto del mondo, promuovendo campagne e progetti a tutela dei minori sfruttati sessualmente.
Inevitabilmente l’organizzazione negli anni è cresciuta e attualmente ha sviluppato una rete che comprende 102 organizzazioni della società civile presenti in 93 paesi. Non solo, i governi e le organizzazioni mondiali hanno riconosciuto il lavoro e la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e, almeno in teoria, supportano Ecpat. Che, tra le tante attività che svolge, effettua anche un costante monitoraggio proprio sul turismo sessuale con i minori.
Dal quale emerge come ogni anno circa un milione di persone si è recata in paesi poveri per fare sesso bambini e adolescenti, costretti a vendere il proprio corpo per un pochi euro. Un agghiacciante e ignobile mercato che, nonostante i prezzi praticamente stracciati per le prestazioni, genera un giro di affari stimato sui 5 miliardi di dollari all’anno. Soldi che finiscono nelle tasche delle grandi organizzazioni criminali. E ad alimentare questo vergognoso mercato sono innanzitutto gli italiani. Infatti secondo tutti i monitoraggi effettuati da Ecpact proprio l’Italia ha il triste primato per il maggior numero di turisti sessuali, davanti a Germania, Giappone, Francia, Stati Uniti e Regno Unito.
Due anni fa l’allarme inascoltato Ebnt
Non è quindi un caso che, ad inizio del 2018, proprio nel nostro paese la conferenza per lanciare una nuova campagna contro il turismo sessuale, ribadendo le strategie che bisogna mettere in campo per contrastare e prevenire questo fenomeno. “Stop Sexual Tourism” è il titolo della conferenza che si è svolta presso la Biblioteca del Senato, organizzata da “Mete Onlus Advocacy” con la collaborazione dell’associazione “Fiori d’Acciaio” e Ecpact Italia, nel corso della quale si è ribadito che partire per abusare bambini rappresenta un crimine contro l’umanità e si è sottolineato con forza l’importanza della segnalazione e della denuncia in questi casi.
Il paradosso, tipicamente italiano, è che sostanzialmente siamo tra i paesi che si sono saputi dotare degli strumenti legislativi più efficaci per combattere il fenomeno (la legge 269/98, il codice di condotta che nel 2000 proprio Ecpat, insieme alle associazioni e ai sindacati di categoria, ha elaborato per l’industria turistica italiana). Poi, però, come accade troppo spesso siamo terribilmente e colpevolmente indietro nella loro concreta applicazione. Già 2 anni fa, ad esempio, il presidente dell’Ente bilaterale nazionale del turismo (Ebnt), Alfredo Zini, aveva lanciato l’allarme.
“Gli imprenditori del settore fanno ben poco – ha affermato Zini – e non denunciano mentre il ministero del turismo ci rimbalza quando segnaliamo la necessità di agire per sensibilizzare e spingere alla denuncia”. “E’ allarmante – denunciava allora Xini – il calo degli operatori che segnalano, come previsto per legge, sul proprio materiale informativo e sul proprio sito che la pedofilia è reato anche in vacanza. Lo scorso anno lo ha fatto appena il 2,2% e con l’aumento dei turisti che prenotano on line le vacanze fai da te la situazione non può che peggiorare. E’ praticamente fuori controllo”.
E’ del tutto evidente che l’allarme di Zini è rimasto inascoltato. Dal monitoraggio e dalle indagini di Ecpact emerge come, rispetto al passato, negli ultimi anni stanno cambiando le mete preferite dagli italiani per questo insulso genere di turismo.
Non solo uomini tra i turisti pedofili
Una volta la regina indiscussa era la Thailandia, seguita dalla Cambogia. Negli ultimi anni, però, pur in un quadro di illegalità diffusa è cresciuta l’attenzione delle autorità locali, soprattutto in Thailandia. Per questo ora in testa alle mete preferite per il turismo sessuale ci sono Kenia e Santo Domingo, seguite da Colombia e Brasile. In particolare il Kenia è il paese dove c’è la situazione più drammatica. Si calcola, infatti, che sono circa 15 mila i bambini e le bambine coinvolte nella prostituzione occasionale, mentre circa 3 mila bambini e bambine sono nel mercato del sesso a tempo pieno.
L’altra novità è l’ingresso a pieno titolo delle donne italiane nel giro del turismo sessuale. Si calcola che sono circa 10 mila le italiane che ogni anno si muovono alla ricerca di sesso a pagamento con minori, in particolare con adolescenti kenyoti e caraibici. L’aspetto ulteriormente imbarazzante e vergognoso è che, per quanto riguarda gli uomini italiani, si abbassa drammaticamente l’età delle loro prede, in media tra i 12 e i 14 anni ma con una percentuale consistente anche di bambine di 9-10 anni.
Si abbassa anche l’età del turista sessuale tipo, categoria nella quale sono compresi anche coloro che non sono propriamente turisti (uomini in viaggio di lavoro, piloti d’aereo, operatori umanitari). Di età tra i 20 e i 40 anni, con reddito medio alto, questo è l’identikit del turista sessuale tipo, del predatore che viaggia senza scrupoli nel mondo per praticare sesso con i minori.
Tre categorie differenti, un’unica indecente vergogna
Lo studio effettuato li divide in tre categorie differenti: “turisti occasionali”, “turisti abitudinari”, “pedofili”. I primi sono coloro che lo fanno per curiosità, che vogliono provare questo tipo di esperienza almeno una volta. Nella maggior parte dei casi non sono turisti propriamente detti ma ci sono uomini in viaggio di lavoro, piloti d’aereo, operatori umanitari.
Clienti occasionali che, come spiega il segretario di Ecpat Italia Yasmin Abo Loha “provano per curiosità e magari poi se ne pentono e non lo faranno più”. E’ quasi superfluo sottolineare che certo non per questo provocano meno ribrezzo e disprezzo. Anzi, per certi versi quel “provano per curiosità” fa ancor più salire lo sdegno e “il sangue alla testa” pensando che l’oggetto, la vittima di questa loro perversa curiosità è un bambino.
I “turisti abitudinari” sono invece coloro che ogni anno o quasi organizzano la propria vacanza in determinati con quel preciso scopo. Distinguerli dai “pedofili” in realtà è un sofismo linguistico perché è del tutto evidente che nella realtà la differenza non esiste.
Da anni, ogni volta che nel periodo estivo si torna a parlare di questo indecente fenomeno, puntualmente si moltiplicano gli annunci di questo o quel politico che manifestano la volontà di presentare una proposta di legge che regolamenti in maniera più efficace la materia. Poi, naturalmente, dopo pochi giorni tutto è già dimenticato.
Quest’anno, invece, fino ad ora non abbiamo ascoltato alcun impegno. Chissà, magari sarà la volta buona. O, molto più semplicemente, significa che il nostro paese continuerà senza problemi a mantenere questo ignobile e vergognoso primato.