Mentre la Cna Ascoli lancia l’allarme per il decreto dignità che “rischia di essere uno strumento che toglie lavoro anziché crearlo”, i Disoccupati Piceni accusano i parlamentari ascolani di non rappresentare in maniera adeguata la città e il territorio
Il decreto dignità che rischia di togliere lavoro anziché crearlo. La grave situazione socio-economica del territorio piceno che non trova neppure rappresentanza nel governo e nel Parlamento, nonostante una pattuglia di parlamentari della zona che non ha precedenti. Sono passati 4 mesi dalle elezioni, poco meno di 2 dalla formazione del nuovo governo e le speranze che qualcuno coltivava allora hanno già lasciato spazio al disincanto, alla disillusione, alla preoccupazione per una situazione che non solo non sembra destinata a migliorare ma, anzi, rischia seriamente di peggiorare.
Purtroppo è una vecchia storia, è facilissimo fare le promesse, anche le più roboanti, per accattivarsi il favore di chi, per qualsiasi motivo, si trova in una situazione di estrema difficoltà. Poi, però, quando si ha la possibilità e la responsabilità di passare dalle facili promesse ai difficili fatti concreti cambia tutto. E, puntualmente, accade che chi, per ingenuità o per disperazione, aveva creduto che almeno stavolta alle promesse potessero realmente seguire i fatti, fatica ad assorbire la delusione.
Nei giorni scorsi è toccato ai comitati, alle associazioni e alle popolazioni colpite dal terremoto, delusi da un decreto terremoto assolutamente lontano da quelle che erano le loro speranze (e da quelle che erano state le promesse in campagna elettorale). Ora è la volta delle associazioni di categoria e dei disoccupati del Piceno che si aspettavano ben altro impegno, ben altro interesse e ben altri risultati dal nuovo esecutivo e, soprattutto, dai parlamentari del territorio.
La preoccupazione della Cna Ascoli per gli effetti del decreto dignità
“Per il 2018 e ancor più per il 2019 ci sono forti preoccupazioni. E come Cna del territorio dobbiamo purtroppo constatare che il decreto dignità rischia di essere uno strumento che toglie lavoro anziché crearlo” si legge in una nota della Cna di Ascoli. “La nostra città e il nostro territorio non sono rappresentati in maniera adeguata dai nuovi onorevoli. Il 4 marzo, giorno di tante promesse, è lontano e la grave situazione economico-sociale del nostro territorio non solo non è affrontata ma neanche è rappresentata” si legge in una nota dei “Disoccupati piceni”.
Chiarissimi i riferimenti e i bersagli delle accuse degli uni e degli altri. Nel mirino della Cna c’è il decreto dignità approvato nei giorni scorsi dal governo, mentre gli “strali” dell’associazione dei disoccupati ascolani sono rivolti ai parlamentari del territorio. Le perplessità che la Cna Ascoli solleva nei confronti del decreto partono dalla situazione dell’occupazione nel nostro territorio.
“La provincia di Ascoli – si legge nella nota – non parte certo da una posizione di forza, con un tasso medio di occupazione, aggiornato al primo trimestre 2018 , del 58,5% a fronte di un tasso regionale del 62,2%. Di contro il tasso di disoccupazione del Piceno è del 14,5 %, mentre a livello regionale è del 10,6%. Un’altra analisi dei nostri centri studi nazionale e regionale conferma che nel Piceno, come in tutta Italia, la piccola e micro impresa artigiana fa registrare una costante crescita dell’occupazione. E se è vero che i contratti a tempo determinato crescono più di quelli a tempo indeterminato, è anche vero che, dati Cna alla mano, nel corso di un biennio oltre due terzi dei contratti a tempo risultano stabilizzati“.
Per questo per la Cna Ascoli l’irrigidimento della disciplina sui contratti a tempo determinato (previsto nel decreto dignità) finirà per sortire effetti negativi per il territorio, rallentando “quel processo virtuoso che ha consentito a tanti giovani di entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale, godendo di regole e tutele.
Quello di cui ha bisogno il Piceno – si legge ancora nella nota Cna – è un vero rilancio sul tema del lavoro attraverso una flessibilità in entrata, tramite idonee forme di contrattazione, che le Pmi del Piceno hanno dimostrato di utilizzare senza creare precarietà e interruzione di continuità lavorativa. Appunto con oltre i due terzi dei contratti a tempo determinato che nel giro di 6-18 mesi vengono modificati in contratti a tempo indeterminato”.
“Vacanze romane” per i parlamentari ascolani
Ben più pesanti sono le accuse rivolte dai “Disoccupati Piceni” ai parlamentari del territorio. “Sicuramente ci aspettavamo maggiore impegno dagli onorevoli di forza di governo eletti – si legge in una nota – un senatore a San Benedetto e tre deputati ad Ascoli per rappresentare e sollecitare interventi per il nostro territorio”. Sotto accusa sono, quindi, il senatore Giorgio Fede e i deputati Roberto Cataldi e Rachele Silvestri del Movimento 5 Stelle e il deputato Giorgia Latini della Lega (nella foto).
Sono loro, secondo i “Disoccupati Piceni”, che non rappresentano in maniera adeguata il capoluogo e il territorio piceno. “Ribadiamo la grave situazione economica sociale del Piceno – si legge nella nota – circa 30 mila disoccupati con 8 mila over 50, padri e madri di famiglia senza lavoro e senza reddito, ormai considerati obsoleti per essere assunti, in un territorio dove la maggior parte delle aziende hanno delocalizzato.
Siamo stati costretti noi semplici cittadini a cercare e inviare alle Commissioni la richiesta di interventi urgenti. I nuovi onorevoli cosa fanno o pensano di fare per il territorio dove sono stati eletti? Una domanda a cui nessuno di loro ha risposto e questo ci preoccupa. Molti cittadini volevano e vogliono il cambiamento, responsabilità e impegno per un territorio trascurato o depresso da troppi anni. Molti hanno sostenuto queste nuove forze politiche ma questo non significa che, una volta eletti, i nostri onorevoli possono farsi la vacanza a Roma.
Abbiamo incontrato quasi tutti gli onorevoli prima delle elezioni , segnalando la grave crisi economica – sociale iniziata dagli anni duemila e aggravata dal terremoto, offrendo anche varie proposte utili per affrontare la crisi. Oggi quegli onorevoli non rispondono e, soprattutto, abbiamo l’impressione che non sono in grado di portare risorse necessarie per fare rinascere il Piceno dalle macerie e dare un futuro alle migliaia di cittadini senza occupazione”.
Al di là del duro atto di accusa, i “Disoccupati Piceni” ribadiscono quelle che erano le loro proposte. “Accanto a provvedimenti urgenti e straordinari come un piano di sviluppo economico, un ammortizzatore modulato alla precarietà dei nuovi contratti e magari la riduzione dell’orario di lavoro per far lavorare tutti – si legge nella nota – abbiamo chiesto, in modo particolare per i disoccupati over 50 involontari del Piceno, territorio terremotato e area di crisi industriale complessa. Inoltre di riservare almeno il 50% dei posti per personale Ata per le scuole del Piceno e di abbassare il requisito dell’età per l’Ape sociale per i disoccupati involontari da 63 a 50 anni, a fronte di 30 anni di contributi versati all’Inps”.
La nota si chiude comunque con un appello ai parlamentari del territorio e al governo. “Sappiamo che non avete la bacchetta magica per risolvere tutti problemi ma esigiamo impegno, lo stesso impegno proferito per altre realtà difficili come Taranto, crisi Tim ecc. Ormai non ci possiamo permettere di perdere più tempo, chiediamo l’intervento del ministro Di Maio per il Piceno e anche per il Fermano che sono in una situazione molto preoccupante”.
Dopo la brutta “falsa partenza” c’è da sperare che almeno i parlamentari piceni accolgano l’appello dei Disoccupati Piceni ed inizino ad occuparsi seriamente e concretamente del territorio.