Italia “meno sicura”, tagli per il dissesto idrogeologico e la sicurezza delle scuole
Un decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 2 luglio da determinato la chiusura di ItaliaSicura/Scuole e della struttura per prevenire il dissesto idrogeologico che, dal 2014 al 2018, avevano avviato migliaia di interventi per quasi 20 miliardi di investimenti
L’interminabile sequenza sismica è alle spalle (fatti tutti gli scongiuri del caso) e con essa il periodo dell’emergenza che, tradizionalmente, nel nostro paese è uno dei due momenti in cui ci si rende conto e si parla di determinati gravi problemi. L’altro, il secondo momento in cui si mostra il massimo interesse per determinate questioni, è quello della campagna elettorale e anch’esso è ampiamente alle spalle (anche se a volte non sembrerebbe…).
Non stupisce più di tanto, quindi, che il problema della sicurezza delle scuole, così dibattuto nell’immediato post sisma e così al centro della discussione prima del 4 marzo scorso, sia finito nel dimenticatoio. D’altra parte nel contratto di governo siglato da Lega e Movimento 5 stelle neppure una riga o due parole sono state dedicate ad un tema che, pure, era stato uno dei cavalli di battaglia delle due forze non solo in campagna elettorale ma anche nella lunga fase emergenziale del post terremoto.
Il sospetto che, al di là dei soliti motivi di propaganda elettorale, in realtà della sicurezza delle scuole interessasse poco lo avevamo sempre avuto. Ma di certo i primi passi del nuovo governo fanno temere il peggio, addirittura di un ulteriore peggioramento di una situazione già molto delicata. E a conferma di ciò lunedì sera il Consiglio dei Ministri ha deciso di non rinnovare il mandato, e quindi di interrompere definitivamente l’attività, della Struttura di Missione per la riqualificazione dell’edilizia scolastica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (ItaliaSicura/Scuole).
Dissesto idrogeologico e scuole, quasi 20 miliardi in 5 anni
Oltre quella per le scuole, anche la struttura per prevenire il dissesto idrogeologico è stata bloccata e smantellata, con una decisione che, in entrambi i casi, ha lasciato a dir poco sconcertati. I numeri non sempre sono specchio fedele e giusto metro per valutare una determinata situazione. Ma in questo caso sono oltre modo eloquenti e significativi perché innanzitutto parlano di investimenti, grazie alle due strutture ora chiuse dal nuovo governo, per quasi 20 miliardi di euro nel periodo 2014-2018, di cui circa 10 miliardi per l’edilizia scolastica e poco più di 9 miliardi per il dissesto idrogeologico.
Il che significa che siamo di fronte, in entrambi i campi, ad investimenti che non hanno eguali con il passato. Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico si può tranquillamente dire che neppure sommando gli investimenti realizzati nei precedenti 20-30 anni si arriva ad una somma simile. Al di là dei numeri, solo qualche mese fa unanimemente si evidenziava lo straordinario intervento messo in campo dalla struttura presidenziale a Genova, con un investimento di 379 milioni.
Grazie al quale è stato possibile realizzare opere fondamentali per la messa in sicurezza del capoluogo ligure, con la realizzazione o il completamento di opere fondamentali per la messa in sicurezza idraulica, come la copertura o lo scolmatore del Bisagno. Italia Sicura per il dissesto idrogeologico aveva anche già predisposto la programmazione per i prossimi 5 anni, fino al 2023, con un investimento previsto di una ventina di miliardi.
Che ora, ovviamente, torna completamente in discussione. Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri prevede che ora, in materia di emergenza ambientale e di contrasto al dissesto idrogeologico, la competenza torna al ministero dell’ambiente e della tutela del territorio che lo aveva già prima della creazione della nuova struttura. Con risultati, però, assolutamente disastrosi.
La struttura funziona, meglio chiuderla!
Situazione se possibile ancora peggiore per quanto riguardo l’edilizia scolastica che, grazie ad Italia Sicura, ha visto in questi ultimi anni investimenti mai ricordati prima. Come detto siamo intorno ai 10 miliardi di euro, con 11.525 interventi finanziati e ben 6.366 cantieri già conclusi. Per comprendere meglio quanto fosse importante quella struttura basterebbe pensare che nei 5 anni precedenti (2009-2013) si erano registrati investimenti per poco più di un miliardo di euro e che non è sufficiente neppure sommare gli investimenti effettuati nei precedenti 30 anni per pareggiare un simile impegno di spesa. Che ha portato anche alla realizzazione di quasi 400 nuovi edifici scolastici (di cui 228 già completati e altri 165 in via di completamento).
Persino l’ultimo rapporto di Legambiente in tema di sicurezza delle scuole (“Ecosistema scuola 2017” presentato a fine dell’anno precedente), solitamente sempre molto critico con le politiche governative, non ha potuto fare a meno di evidenziare l’importante passo avanti effettuato in questi ultimi anni grazie alla nuova struttura, sottolineando come “le linee di finanziamento messe a disposizione dal 2014 sono cospicue e non hanno eguali rispetto al passato”.
Naturalmente, nessuno si è mai illuso del contrario, stiamo parlando di un importante passo avanti che sicuramente aiuta ma di certo incide solo in parte su una situazione nel complesso ancora disastrosa, che sconta il nulla o quasi fatto negli anni precedenti e che presenta ancora diverse criticità da affrontare. Che lo stesso rapporto di Legambiente evidenziava, in particolare in relazione al problema connesso all’emergenza terremoto e alla situazione dei territori più vulnerabili (quelli classificati zona 1 e zona 2).
Anche in tal senso qualcosa di importante è stato fatto grazie ad ItaliaSicura, basti pensare ai circa 300 milioni investiti per le verifiche di vulnerabilità sismica in poco meno di 8 mila edifici scolastici, agli oltre 700 interventi di adeguamento sismico finanziati (poco più del 50% già conclusi), senza considerare che circa il 70% dei nuovi edifici sono stati realizzati proprio in zona sismica 1 e 2. Di certo ancora non è sufficiente, considerato soprattutto che complessivamente (secondo l’Anagrafe scolastica) sono 18.665 gli edifici scolastici che sono nelle zone sismiche 1 e 2.
Si può e si deve fare molto di più. Ma, come sottolinea (e non da quest’anno) sempre il rapporto di Legambiente, il problema più difficile da superare e che rende più complessa la situazione è l’impreparazione e l’inadeguatezza di tanti Comuni e Province (che, poi, sono gli enti proprietari degli edifici scolastici), troppo spesso non in grado di accedere ai tanti finanziamenti che in questi anni sono stati messi a disposizione. E, in alcuni casi, poco attenti e poco interessati al problema della sicurezza delle scuole.
In tal senso proprio dal nostro territorio arriva l’esempio più lampante che conferma quanto sottolineato dal rapporto di Legambiente. Da un lato c’è, infatti, la Provincia di Ascoli, molto sensibile (almeno negli ultimi tempi) al problema, che ha già effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica in tutti gli edifici di sua competenza e ha già programmato (e si appresta ad avviare) una serie di importanti interventi.
Dall’altro il Comune di Ascoli che, invece, non ha ancora effettuato neppure una verifica di vulnerabilità sismica sulle proprie scuole (il termine scade il 31 agosto prossimo) e, ovviamente, di conseguenza non ha previsto per ora alcun tipo di intervento. Al di là dell’esempio locale, è chiaro che un conto è pensare che si possa e si debba fare di più, che si possa migliorare e rendere più efficiente una struttura che, comunque, molto ha già fatto. Altro, invece, è sopprimere definitivamente quella struttura. Suscitando inevitabili timori e preoccupazioni.
Accresciute dal fatto che, a differenza di quanto previsto per il dissesto idrogeologico, il decreto del governo non fornisce alcun tipo di indicazione su un eventuale ministero o una struttura differente che avrà la competenza sull’edilizia scolastica e sulla sicurezza. E se già è a dir poco discutibile sopprimere una struttura che, con tutte le riserve del caso, numeri alla mano ha comunque fatto discretamente, è incomprensibile che il tutto avvenga senza fornire immediatamente una valida alternativa.
Che, magari, nelle intenzioni dell’esecutivo ci sarà pure. Perché se così non fosse sarebbe davvero molto grave…