Sbar­chi mi­gran­ti, i dati del mi­ni­ste­ro de­gli in­ter­ni smen­ti­sco­no… Sal­vi­ni e il go­ver­no!


Se­con­do i dati pub­bli­ca­ti dal Vi­mi­na­le, ag­gior­na­ti al 26 giu­gno, nei pri­mi 6 mesi del 2018 gli sbar­chi sono di­mi­nui­ti del 77,37% ri­spet­to al 2017 (e del 74,19% ri­spet­to al 2016). E qua­si il 95% dei mi­gran­ti ar­ri­va­ti in Ita­lia si tro­va­no già in al­tri pae­si eu­ro­pei…

I dati ar­ri­va­no dal mi­ni­ste­ro de­gli in­ter­ni, pre­sie­du­to da poco meno di un mese da Mat­teo Sal­vi­ni ed è ag­gior­na­to alle ore 8 del 26 giu­gno 2018. Quin­di è as­so­lu­ta­men­te com­ple­to ed è an­co­ra più in­di­scu­ti­bil­men­te af­fi­da­bi­le, vi­sto che ha avu­to la “be­ne­di­zio­ne” del lea­der le­ghi­sta e at­tua­le ti­to­la­re del Vi­mi­na­le. Il pro­ble­ma, per Sal­vi­ni stes­so, è che evi­den­zia in ma­nie­ra ine­qui­vo­ca­bi­le e in­con­te­sta­bi­le una si­tua­zio­ne che è com­ple­ta­men­te dif­fe­ren­te da quel­la de­scrit­ta dal­lo stes­so lea­der del Car­roc­cio, dal pre­si­den­te del Con­si­glio Con­te e dal re­sto del go­ver­no.

Na­tu­ral­men­te stia­mo par­lan­do di quel­lo che, al­me­no a giu­di­ca­re da quan­to si leg­ge in que­ste ul­ti­me set­ti­ma­ne, è “il pro­ble­ma dei pro­ble­mi” del no­stro pae­se, la più gran­de e la più pres­san­te emer­gen­za, al­me­no se­con­do il do­mi­nus in­con­tra­sta­to del­l’e­se­cu­ti­vo: l’in­va­sio­ne dei mi­gran­ti. Che, per giun­ta, por­ta con se l’al­tra con­si­de­ra­zio­ne for­te e che fa tan­to pre­sa su un nu­me­ro sem­pre cre­scen­te di cit­ta­di­ni ita­lia­ni (ed elet­to­ri), cioè il fat­to che l’Eu­ro­pa e gli al­tri pae­se eu­ro­pei ci han­no la­scia­to da soli e si di­sin­te­res­sa­no di quan­to av­vie­ne in Ita­lia.

Tut­te bal­le, al­me­no a giu­di­ca­re dai dati del mi­ni­ste­ro de­gli in­ter­ni (e da al­tri dati che, come ve­dre­mo poi, con­tri­bui­sco­no a fo­to­gra­fa­re una si­tua­zio­ne mol­to di­stan­te da quel­la rac­con­ta­ta in que­ste set­ti­ma­ne). Nul­la di nuo­vo, in real­tà, per chi da mesi ha la pie­na co­gni­zio­ne, dati alla mano, che non esi­ste al­cu­na in­va­sio­ne e che la si­tua­zio­ne ita­lia­na non è per nul­la così dif­fe­ren­te ri­spet­to alla mag­gior par­te dei pae­si eu­ro­pei, anzi.

Crol­la­no gli sbar­chi, 12 pae­si eu­ro­pei “peg­gio” del­l’I­ta­lia

I dati Eu­ro­stat di mar­zo 2018 par­la­no chia­ro, gli stra­nie­ri ex­tra eu­ro­pei pre­sen­ti in Ita­lia sono il 6,7% del­la po­po­la­zio­ne to­ta­le, con ben 12 pae­si eu­ro­pei che han­no una per­cen­tua­le più ele­va­ta del­la no­stra. Tra cui an­che la Sve­zia (11,6%), la Fran­cia (8,5%), l’Au­stria (9,9%), la Spa­gna (8,5) e la Ger­ma­nia (8,0). Ci sa­reb­be da ag­giun­ge­re che, in real­tà, i pro­ble­mi e le dif­fi­col­tà che l’I­ta­lia ha ri­spet­to agli al­tri pae­si eu­ro­pei non di­pen­do­no cer­to da un’in­va­sio­ne che non c’è né dal fat­to che l’Eu­ro­pa ci ha ab­ban­do­na­to ma dal modo con cui il flus­so mi­gra­to­rio è sta­to ge­sti­to in que­sti anni, sen­za un si­ste­ma di ac­co­glien­za ade­gua­to e pron­to come in­ve­ce è ac­ca­du­to ne­gli al­tri pae­se.

Ci sa­reb­be da par­la­re di come il fal­li­men­to del­la ri­for­ma di Du­bli­no ri­schia di com­pli­ca­re ul­te­rior­men­te le cose, ma pre­fe­ria­mo con­cen­trar­ci esclu­si­va­men­te sui dati, quel­li che ha pub­bli­ca­to il mi­ni­ste­ro gui­da­to ora da Sal­vi­ni. Che di­co­no, in­nan­zi­tut­to, che dal 1 gen­na­io al 26 giu­gno 2018 sono sbar­ca­ti in Ita­lia 16.551 mi­gran­ti, il 77,37% in meno ri­spet­to al 2017 (73.193) e il 74,19% in meno ri­spet­to al 2016 (64.133).

A scan­so di equi­vo­ci, per­ché sap­pia­mo già che ci sarà qual­cu­no tra i più in­va­sa­ti ul­tras del nuo­vo mes­sia che ci pro­ve­rà, il dra­sti­co crol­lo de­gli ar­ri­vi dei mi­gran­ti non è in al­cun modo le­ga­to al­l’in­se­dia­men­to del nuo­vo go­ver­no (che ha giu­ra­to solo il 1 giu­gno scor­so). Lo evi­den­zia­no ine­qui­vo­ca­bil­men­te sem­pre i dati del mi­ni­ste­ro se­con­do cui fino al 31 mag­gio 2018 era­no 13.340 i mi­gran­ti sbar­ca­ti nei no­stri por­ti, il 77,8% in meno ri­spet­to allo stes­so pe­rio­do del 2017 (60.228) e il 72% in meno ri­spet­to al 2016 (47.883).

Per al­tro sem­pre quei dati evi­den­zia­no come in real­tà la dra­sti­ca di­mi­nu­zio­ne de­gli sbar­chi era già ini­zia­ta nel se­con­do se­me­stre del 2017 (-61% ri­spet­to allo stes­so pe­rio­do del­l’an­no pre­ce­den­te) e si è con­so­li­da­ta ed ac­cen­tua­ta nei pri­mi 6 mesi del 2018.

Solo il 5% de­gli ar­ri­va­ti re­sta in Ita­lia

Det­to che i por­ti ita­lia­ni mag­gior­men­te in­te­res­sa­ti da­gli sbar­chi sono, nel­l’or­di­ne, Poz­zal­lo, Ca­ta­nia e Mes­si­na e che le na­zio­ni di mag­gio­ri pro­ve­nien­za sono Tu­ni­sia, Eri­trea e Su­dan, il dato si­cu­ra­men­te più in­te­res­san­te e, per cer­ti ver­si, più sor­pren­den­te che ci for­ni­sce il re­port del mi­ni­ste­ro de­gli in­ter­ni, è quel­lo re­la­ti­vo alle ri­col­lo­ca­zio­ni (che è ag­gior­na­to al 25 giu­gno).

In­fat­ti il mi­ni­ste­ro de­gli in­ter­ni evi­den­zia come ben 12.722 (il 77%) dei 16.551 mi­gran­ti ar­ri­va­ti in que­sti pri­mi 6 mesi in Ita­lia sono sta­ti ri­col­lo­ca­ti in al­tre na­zio­ni eu­ro­pee (so­prat­tut­to Ger­ma­nia, Sve­zia, Olan­da e Sviz­ze­ra). In real­tà la per­cen­tua­le di ri­col­lo­ca­men­ti è più alta per­ché a quei 12.722 bi­so­gna, poi, ag­giun­ge­re 17 mi­gran­ti che sono in cor­so di tra­sfe­ri­men­to e 218 per cui è scat­ta­to il ri­con­giun­gi­men­to con i fa­mi­lia­ri in al­tri sta­ti eu­ro­pei. In to­ta­le, quin­di, sia­mo a 12.957, poco meno del­l’80%.

Ma c’è di più. Sem­pre se­con­do i dati mi­ni­ste­ria­li, in real­tà al 25 giu­gno sono sta­ti “re­gi­stra­ti in pro­ce­du­ra” 13.679 mi­gran­ti. Que­sto si­gni­fi­ca che poco meno di 3 mila de­vo­no an­co­ra es­se­re re­go­lar­men­te re­gi­stra­ti e ve­ri­fi­ca­ti ma an­che che, pren­den­do a ri­fe­ri­men­to que­sto dato, la per­cen­tua­le di ri­col­lo­ca­men­ti schiz­za ad­di­rit­tu­ra qua­si al 95% (94,72% per la pre­ci­sio­ne).

In al­tre pa­ro­le al mo­men­to dei mi­gran­ti ar­ri­va­ti sbar­ca­ti in Ita­lia in que­sti pri­mi 6 mesi del 2018 meno di mil­le (722) re­ste­ran­no si­cu­ra­men­te in Ita­lia (al­me­no per ora), men­tre per al­tri 2.872 il fu­tu­ro è tut­to an­co­ra da sta­bi­li­re e si va­lu­te­rà solo dopo che sono sta­ti “re­gi­stra­ti in pro­ce­du­ra”. Dav­ve­ro trop­pi po­chi per ipo­tiz­za­re una qual­che ipo­te­ti­ca in­va­sio­ne (non sia­mo nep­pu­re allo sbar­co dei mil­le di ga­ri­bal­dia­na me­mo­ria). “Gli al­tri sta­ti eu­ro­pei de­vo­no dar­ci una mano” ha af­fer­ma­to do­me­ni­ca scor­sa il pre­mier Con­te. Il re­port del mi­ni­ste­ro di­mo­stra chia­ra­men­te che lo stan­no fa­cen­do, al­me­no dal­l’i­ni­zio del 2018.

Per com­ple­ta­re il qua­dro è op­por­tu­no se­gna­la­re un al­tro dato si­gni­fi­ca­ti­vo, que­sto ri­por­ta­to dal­l’Or­ga­niz­za­zio­ne in­ter­na­zio­na­le per le mi­gra­zio­ni (Oim) che, 10 gior­ni fa evi­den­zia­va come dal­l’i­ni­zio del 2018 sono com­ples­si­va­men­te poco più di 40 mila (40.073) i mi­gran­ti ar­ri­va­ti in Eu­ro­pa, di cui poco meno del 39% in Ita­lia, il 31% in Gre­cia e poco più del 30% in Spa­gna.

Nu­me­ri, quel­li del mi­ni­ste­ro ma an­che que­sti del­l’Oim, che do­vreb­be­ro far ri­flet­te­re an­che e so­prat­tut­to chi, come una buo­na par­te del­l’in­for­ma­zio­ne, pre­fe­ri­sce ac­co­dar­si su­pi­na­men­te al “sen­ti­re co­mu­ne” piut­to­sto che con­ti­nua­re a rac­con­ta­re i fat­ti.

Quan­to vale la vita di 120 per­so­ne…

Pro­prio nei gior­ni scor­si ci ave­va­no, ad esem­pio, col­pi­to le so­li­te pa­ro­le “mi­su­ra­te” di An­drea Scan­zi sul­la Spa­gna (“Poi qual­cu­no do­vreb­be spie­gar­mi per­ché quan­do la stes­sa Spa­gna non ac­co­glie nes­su­no ma erge fili spi­na­ti è le­ci­to”), alla luce di tut­ti i dati che ab­bia­mo vi­sto as­so­lu­ta­men­te fuo­ri luo­go, in­fon­da­te e ba­sa­te su un pre­sup­po­sto pra­ti­ca­men­te in­ven­ta­to. Ci sa­reb­be mol­to da dire ma la­scia­mo par­la­re i dati che poi ognu­no po­trà in­ter­pre­ta­re come me­glio cre­de.

Per quan­to ci ri­guar­da, alla luce di que­sti dei nu­me­ri so­pra espo­sti, suo­na­no an­co­ra più atro­ci le pa­ro­le di Giu­lia, una del­le vo­lon­ta­rie del­la See­fu­chs, la cui con­fes­sio­ne è sta­ta pub­bli­ca­ta due gior­ni fa (il 25 giu­gno) su al­cu­ni mez­zi di in­for­ma­zio­ne.

Ab­bia­mo ob­be­di­to agli or­di­ni e la­scia­to mo­ri­re 120 mi­gran­ti – ha con­fes­sa­to – ho an­co­ra gli in­cu­bi e i sen­si di col­pa per quel­la not­te. Quan­do 120 per­so­ne su un gom­mo­ne sono mor­te an­ne­ga­te aven­do la sal­vez­za vi­ci­na, dopo aver at­tra­ver­sa­to de­ser­ti e vio­len­ze. C’e­ra in­fat­ti una nave mer­can­ti­le che pur sa­pen­do non si è mos­sa, c’e­ra­va­mo noi del­la See­fu­chs, ma il coor­di­na­men­to del­la ca­pi­ta­ne­ria ita­lia­na a Roma non ci ha dato or­di­ne di an­da­re in soc­cor­so. E noi ab­bia­mo ub­bi­di­to, sba­glian­do”.

Un or­di­ne, che è co­sta­to la vita a 120 per­so­ne (per­ché i mi­gran­ti sono es­se­re uma­ni…), de­ter­mi­na­to dal fat­to che il no­stro pae­se sta su­ben­do una mega in­va­sio­ne… di ben 722 mi­gran­ti. Che poi, per chi ha an­co­ra un bri­cio­lo di uma­ni­tà, se an­che gli “in­va­so­ri” fos­se­ro sta­ti de­ci­ne di mi­glia­ia quel­l’or­di­ne non sa­reb­be cer­to sta­to meno di­su­ma­no…