Sicurezza delle scuole: la Provincia apre all’ipotesi di edifici scolastici temporanei
Se ne discuterà martedì 26 giugno nel secondo incontro con il Comitato Scuole Sicure Ascoli. “Visto che tutte le scuole sono molto vulnerabili, abbiamo chiesto l’immediata tutela della vita e l’individuazione di aree dove inserire edifici scolastici temporanei”
Abituati da sempre alla tradizionale diffidenza e alla chiusura a riccio della maggior parte degli enti pubblici, che, anche su tematiche di grande importanza e valenza civica (come la sicurezza delle scuole…), preferiscono sempre il “muro contro muro” piuttosto che il confronto, continua a stupirci piacevolmente l’atteggiamento di massima apertura e di collaborazione che il presidente D’Erasmo e l’amministrazione provinciale hanno nei confronti del Comitato Scuole Sicure di Ascoli. Che, oltretutto, sta dando origine a risultati assolutamente inattesi e impensabili solo qualche mese fa.
Lo avevamo annunciato, non senza una certa perplessità, dopo l’incontro organizzato dalla Provincia stessa il 6 giugno scorso, per fare il punto proprio sulla situazione della scuole cittadine. E la scorsa settimana in effetti c’era stato il primo incontro tra le due parti, con al termine il comunicato nel quale il Comitato Scuole Sicure esprimeva la propria sincera soddisfazione e annunciava un secondo incontro in programma martedì 26 giugno.
Ora, a poco più di 24 ore dal secondo “faccia a faccia”, lo stesso Comitato rende noto anche gli argomenti che saranno in discussione.
“Scuole vulnerabili, innanzitutto l’immediata tutela della vita”
”Vista l’ampia apertura alla piena collaborazione dell’amministrazione provinciale – si legge in un comunicato stampa – abbiamo deciso di condividere alcuni problemi e le possibili soluzioni di cui il CSSAP si è occupato e che approfondiremo ulteriormente nell’incontro di martedì 26. Appurato che tutte le scuole sono significativamente vulnerabili, abbiamo innanzitutto chiesto l’immediata tutela della vita e quindi l’individuazione di aree dove inserire degli edifici scolastici temporanei, così come fatto in Emilia dove sono stati costruiti ben 28 edifici temporanei per sistemare oltre 9300 studenti in attesa di una soluzione definitiva.
Praticamente numeri prossimi al totale dei nostri studenti (poco oltre 10000). In questo caso il presidente della Provincia si è reso disponibile a scrivere ed interloquire con urgenza con quegli enti che potrebbero ridurre significativamente i percorsi burocratici che altrimenti la Provincia sarebbe costretta a seguire”.
In altre parole, in discussione ci sarà la possibilità che il prossimo anno scolastico possa iniziare, per la maggior parte degli studenti, in moduli o edifici temporanei, la cui collocazione dovrebbe ovviamente essere individuata, stante la situazione accertata (attraverso le verifiche di vulnerabilità sismica) di scarsa sicurezza degli attuali edifici scolastici cittadini e in attesa che vengano realizzati gli interventi previsti (e in diversi casi già finanziati) dalla Provincia.
Superfluo sottolineare che se davvero ciò accadesse sarebbe un evento per certi versi davvero clamoroso. Soprattutto, però, sarebbe una decisione coraggiosa e assolutamente da condividere e approvare da parte del presidente della Provincia e, anche se dopo diverso tempo, il giusto riconoscimento ad una delle battaglie che il Comitato Scuole Sicure sta portando avanti dai giorni successivi al terremoto.
In particolare, dopo la violenta scossa del 31 ottobre 2016, in un incontro proprio con il presidente D’Erasmo e con la vicepresidente Bellini (che, almeno, a differenza del sindaco Castelli e dell’amministrazione comunale avevano avuto il buon senso di incontrare e ascoltare le richieste e le proposte del Comitato) una simile soluzione era già stata proposta. Allora, però, prevalse lo scetticismo della Provincia e del suo presidente. Che, però, in seguito ha decisamente cambiato passo, dimostrandosi con i fatti uno degli amministratori più attivi e più sensibili al problema.
Ora questa clamorosa apertura che le prossime settimane vedremo se porterà davvero a conseguenze fino a pochi giorni fa imprevedibili. Ma nell’incontro delle prossime ore non si parlare solo di questo aspetto.
“Sistema di messa in allarme inadeguato”
“Non ci siamo fermati a questo – si legge ancora nella nota – abbiamo portato alla luce quanto da molti genitori e studenti denunciato e cioè l’attuale uso di un sistema di messa in allarme negli istituti estremamente soggettivo ed inadeguato, spesso legato ad uno o più individui e alla loro sensibilità. Questo va sostituito con sistemi elettronici di nuova concezione, che siano sensibili già alle impercettibili onde primarie che precedono le distruttive onde secondarie di qualche secondo. Abbiamo quindi proposto delle soluzioni esistenti, riutilizzabili in nuovi edifici e con sensori interfacciati tra loro in modo da dare l’allarme solo nel caso di coerenza dei dati tra più fonti.
Questi sistemi, che fornirebbero informazioni anche su eventuali cedimenti non percepibili all’uomo e non necessariamente riconducibili a delle attività sismiche, insieme all’uso di nuovi banchi antisismici in grado, ognuno, di resistere a cadute di materiale di circa una tonnellata, alzerebbero notevolmente e da subito l’indice di sicurezza dei nostri figli. Infatti questi banchi offrono allo studente un riparo in cui proteggersi al suono dell’allarme antisismico elettronico, quindi qualche secondo prima dell’evento. Al di sotto degli stessi può essere inserito anche un minikit di sopravvivenza (torcia, acqua e barrette).
I costi non sono proibitivi, anzi rendono queste soluzioni o parte di esse estremamente fruibili anche a noi genitori qualora decidessimo, come inizialmente pensato dalla nostra associazione, autonomamente di procedere coinvolgendo i diretti interessati.
A questo punto mancando solo nuovi edifici, realizzati con materiali e sistemi costruttivi innovativi, dal costo medio al pari o di poco superiore ad un adeguamento sismico, ma soprattutto costi certi, abbiamo portato a conoscenza l’amministrazione che qualsiasi edificio può essere “riprodotto” con queste tecnologie oramai diffusamente adottate in tutto il mondo, Italia compresa, pur prendendo piacevolmente atto di alcuni progetti già prontamente in essere.
Per tutte queste soluzioni, proprio oggi, abbiamo fornito all’Amministrazione Provinciale i riferimenti e i dettagli necessari ai dovuti approfondimenti e valutazioni in modo da poter avere un confronto “pieno” su questi temi. Ci ha fatto molto piacere raccogliere questa disponibilità ed apertura della Provincia evidentemente accomunata a noi dalle stesse esigenze ed obiettivi e la ringraziamo per questo, in attesa di confrontarci anche con il Comune”. Che, però, fino ad ora con i fatti ha ampiamente dimostrato di fregarsene.
Se mai ce ne fosse stato bisogno, l’ultima dimostrazione è arrivata proprio in questi giorni, dopo che l’assessore Brugni, sempre nell’incontro organizzato dalla Provincia, aveva annunciato che la settimana successiva sarebbero partite le verifiche di vulnerabilità sismica nelle scuole di proprietà comunale. Da allora sono passati 20 giorni ma tutto tace. Più chiaro di così…