Il 5 giugno scorso in tribunale il dirigente comunale parla di “istruttoria in corso” per la richiesta di condono presentata… 14 anni fa! E che le norme e tutte le perizie tecniche considerano illegittima. Pronta un’interrogazione del consigliere comunale Castiglia
“La richiesta riguardanti i 4 distinti campi di fabbrica è in fase istruttoria. Stiamo acquisendo i documenti”. Questo è quello che ha risposto il dirigente del settore edilizia del Comune di Ascoli al giudice Pomponi nel corso dell’udienza presso il tribunale di Ascoli dello scorso martedì 5 giugno. Nulla di strano, se non fosse l’argomento in discussione era l’incredibile vicenda degli abusi edilizi in via delle Begonie (Monticelli). E che quella che secondo il dirigente è in fase di istruttoria sarebbe la richiesta di sanatoria presentata 14 anni fa…
Siamo alla farsa, per una vicenda che con il passare del tempo diventa sempre più paradossale e imbarazzante, perché coinvolge direttamente anche l’amministrazione comunale (tanto che è stata già oggetto di un paio di interrogazioni e che una nuova interrogazione verrà presentata nei prossimi giorni dal consigliere comunale Castiglia).
La moltiplicazione delle villette…
Ci siamo occupati più volte di questa incredibile storia (in fondo all’articolo i link dei precedenti articoli) che si trascina da oltre 20 anni, da quando una nota azienda edile locale (Tamarix), sulla base della concessione edilizia 62/96 del Comune, ha realizzato quattro schiere di villette in via delle Begonie. Che, secondo la concessione edilizia stessa, dovevano essere 28 e invece, per magia, al termine dei lavori sono diventate 40.
Un chiaro ed evidente abuso che, però, non sarebbe mai venuto a galla (nell’ottobre 2003 il direttore dei lavori aveva attestato la conformità dell’opera ai progetti approvati…) se nel novembre 2003 una coppia di sposi, Claudio e Alfredina, non avesse acquistato una delle villette della schiera C (che secondo la concessione edilizia doveva comprendere 11 villette ma in realtà, ne aveva ben 16). All’atto dell’acquisto, la parte venditrice assicurava che era tutto in regola, che era stata presentata al Comune dichiarazione per il rilascio dell’abitabilità.
In realtà la situazione era completamente differente, già mesi prima la Tamarix aveva presentato al Comune istanza di variante a sanatoria per le schiere C e D, con la rappresentazione di uno stato difforme sia alla concessione originaria che allo stato attuale. Istanza, però, neppure avviata (secondo il Comune perché “non è stato completato l’iter burocratico-edilizio relativo a detta concessione”), con la Tamarix che nell’ottobre 2004 presentava richiesta di sospensione della domanda stessa.
Il successivo 17 dicembre, poi, chiedeva condono edilizio sulla base della legge regionale Marche n.23/2004 che, però, fissava al 10 dicembre 2004 il termine ultimo per presentare l’istanza di condono. In un paese civile il discorso si sarebbe chiuso lì, con tutte le conseguenze che ciò avrebbe comportato. In quel meraviglioso posto che è il capoluogo piceno, 14 anni dopo siamo ancora alla fase istruttoria di un condono presentato fuori tempo massimo!
“Gravi abusi edilizi”
Tornando alla situazione di Claudio e Alfredina, con il passare degli anni è cresceva la loro preoccupazione, visto che il certificato di agibilità/abitabilità non arriva. Poi, dopo qualche ricerca effettuata, la sconcertante scoperta.
“Allo Sportello Unico per l’Edilizia – racconta Claudio – è emerso che non era mai stata presentata alcuna richiesta di agibilità/abitabilità, né la dichiarazione di conformità degli impianti elettrico e del gas. Inoltre non erano stati depositati presso il Genio civile i calcoli strutturali, il collaudo statico della struttura e la conformità alla normativa in materia sismica. Infine è emerso il fatto delle 12 unità immobiliari in più”.
La coppia chiede allora allo stesso Sportello Unico un sopralluogo per verificare le irregolarità della propria casa. Che puntualmente vengono confermate e verbalizzate il 5 maggio 2010 dal geometra Cerreti. Dopo aver inutilmente cercato un accordo, non restano che le vie legali, con tanto di denuncia civile e penale.
La prima (civile) è già arrivata alla sentenza di primo grado, con la Tamarix condannata alla restituzione del prezzo pagato dalla coppia per l’acquisto della casa (248 mila euro), al risarcimento dei danni per poco meno di 70 mila euro e al pagamento delle spese processuali. Nella sentenza il giudice parla di “gravi abusi edilizi” e sottolinea come il Ctu (Consulenza tecnica d’ufficio) ha evidenziato “l’esistenza di irregolarità urbanistiche, progettuali e strutturali”.
Molto più a rilento procede il giudizio penale che vede sul banco degli imputati, con l’accusa di gravi abusi edilizi, i due soci della Tamarix e il direttore dei lavori. Il processo si è aperto nell’ottobre 2015 ma tra rinvii per vari motivi, compreso il terremoto, siamo ancora alla fase preliminare.
Se 14 anni non sono sufficienti per decidere…
Martedì 5 giugno il tribunale ha ascoltato il dirigente del settore edilizia del Comune, le cui affermazioni hanno lasciato senza parole. Perché, al di là dell’incredibile paradosso, ai limiti della farsa, di quel “è in fase istruttoria” dopo 14 anni, ci sono altri elementi che rischiano di far assumere a questa incredibile vicenda i connotati del giallo. Nelle sue dichiarazioni il dirigente comunale ha lasciato balenare la possibilità che, alla fine, il condono possa essere concesso.
“L’attività istruttoria è in fase avanzata – ha affermato davanti al giudice – siamo in attesa di documentazione e dell’avvenuto pagamento. Le verifiche che sono state fatte hanno avuto esito positivo. Non so quanto ci vorrà ancora, dipende da quando ci consegneranno i documenti”. Un’eventualità che rischierebbe di provocare nuove vertenze nelle quali potrebbe incappare anche chi materialmente firmerebbe il via libera al condono, visto che le norme in proposito sono chiarissime e che tutte le perizie (sia in sede penale che in sede civile) non lasciano dubbi in proposito. In particolare la perizia per il procedimento civile, siglata dall’ing. Pelliccioni, è a dir poco imbarazzante.
Una quarantina di pagine che lasciano esterrefatti, nelle quali si certifica che “dal confronto tra elaborati progettuali della concessione edilizia 62/96 e lo stato attuale si sono evidenziate macroscopiche difformità” ma anche “una diversa distribuzione interna e una diversa distribuzione d’uso rispetto al progetto originario”.
Difformità che, tra l’altro, secondo il Ctu riguardano l’intero complesso. Si sottolinea, poi, che non c’è il certificato di abitabilità e che “la Tamarix non ha mai presentato una vera e propria richiesta di agibilità”. “Essendo la struttura realizzata totalmente difforme al progetto strutturale depositato – conclude la perizia – ci si chiede sulla base di quali elaborati il direttore dei lavori abbia realizzato l’opera”.
Non meno significativa la perizia per il procedimento penale (siglata dall’ing. Vitaletti) dalla quale si evince che le case non potevano essere compravendute e che sottolinea come “tale situazione di grave difformità impone che tutti gli edifici andrebbero verificati preliminarmente dal punto di vista statico”.
La relazione tecnica dell’arch. De Santis, inoltre, evidenzia come la sanatoria non potrà andare a buon fine né potrà essere ottenuta l’abitabilità/agibilità per una serie di ragioni. Al di là del fatto, certamente non irrilevante, che dovrebbe ritenersi decaduta (è stata presentata il 17 dicembre 2004 mentre la L.R. fissava la scadenza al 10 dicembre), “il fabbricato si trova in zona sottoposta a vincolo idrogeologico istituito prima della esecuzione delle opere per cui, le opere abusive non sarebbero suscettibili di sanatoria”.
Inoltre è stato cambiato l’oggetto del condono presentato il 17 dicembre 2004 e, sempre in base alla L.R., “si possono condonare aumenti di volume fino a 200 mc” mentre in questo caso siamo oltre 4.000 mc.
“Perchè il Comune non si costituisce parte civile?”
“Perché – chiede allora Castiglia nell’interrogazione – il Comune di Ascoli a fronte delle conclamate irregolarità sotto il profilo amministrativo, urbanistico, edilizio, non provvede a bocciare il richiesto condono e invece procede con colpevole lentezza dando l’impressione di voler assecondare le richieste della Tamarix?”.
Non solo, per le 12 villette in più costruite rispetto al progetto autorizzato, la Tamarix non ha corrisposto i relativi importi composti dagli oneri di urbanizzazione e dai costi di costruzione ammontanti a circa 70 mila euro. “Perché il Comune di Ascoli non costituisce parte civile nel processo penale in corso per recuperare quella cifra che sono soldi pubblici e che, quindi, risulterebbe un atto dovuto, non discrezionale?” aggiunge il consigliere comunale che chiede spiegazioni in merito ai criteri adottati per vagliare la bontà del condono presentato dalla Tamarix.
Vedremo cosa risponderà il Comune, naturalmente senza fretta. Sono passati “appena” una quindicina di anni da quando è iniziata questa vicenda, c’è tutto il tempo…
“Abusi edilizi: l’incredibile storia delle villette di via delle Begonie”“Un’interrogazione sugli abusi edilizi di via delle Begonie” “Abusi edilizi in via delle Begonie: oltre il danno, la beffa della giustizia lumaca”