Dopo le critiche e gli articoli che sottolineavano la mancanza di qualsiasi riferimento nelle 39 pagine della bozza di contratto, nella versione definitiva spuntano 10 righe sul terremoto. Ancora assente la sicurezza delle scuole
Il tam tam è partito, come al solito, dai soliti “ultras” del Movimento 5 Stelle che hanno iniziato a lanciare strali, in qualche caso anche vagamente intimidatori, contro quei giornalisti che avevano osato sollevare dubbi sulla bozza di contratto del nascente governo M5S-Lega. E fin qui sinceramente non ci abbiamo quasi fatto caso, visto che sappiamo bene che gli ultras (di qualsiasi parte politica, non solo quelli del M5S) sono tradizionalmente “ottusi” e sono pronti a credere ciecamente a tutto ciò che viene dalla propria parte e a negare anche l’evidenza.
Poi, però, sono scesi in campo anche esponenti politici e parlamentari del M5S per sostenere che era una “falsa informazione” il fatto che nella bozza di contratto di governo non c’era alcun riferimento alla situazione del terremoto. “Alcuni stanno diffondendo la falsa informazione che nel contratto non si parla della ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito i nostri territori. E invece ecco, a pagina 12 del contratto, le proposte per chiudere la fase dell’emergenza e passare alla fase della ricostruzione con l’obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite” scrive nel primo pomeriggio di venerdì 18 la neo parlamentare ascolana del M5S Rachele Silvestri.
Che almeno, al di là di quell’inopportuno (e, come vedremo, completamente sballato) riferimento ad una presunta falsa informazione, non va oltre e non usa quei toni quasi minacciosi e vagamente violenti che invece ha utilizzato qualcun altro. E allora ci sembra quanto mai opportuno riassumere cosa è accaduto, ricostruire come sono andate realmente le cose, sottolineando che, mai come in questo caso, quei politici e quei parlamentari che si sono fatti prendere la mano avrebbero fatto bene a riflettere e tacere.
Bozza completata, mancano terremoto e sicurezza delle scuole
Mercoledì 16 maggio da metà mattinata iniziano a rincorrersi le voci sul fatto che la sera precedente M5S e Lega avrebbero completato il famoso contratto di governo. Nel pomeriggio sono i due leader, Di Maio e Salvini, a confermarlo, aggiungendo che presto si sarebbero incontrati per discutere i punti rimasti in sospeso su cui bisognava trovare una sintesi tra le posizioni ancora distanti delle due parti.
“Il tavolo tecnico ha finito i suoi lavori, ci sono stati applausi e ci siamo abbracciati” afferma Salvini. “Il contratto è pronto, presto il voto on line per gli iscritti al Movimento” aggiunge Di Maio.
A partire dalla serata stessa del 16 maggio praticamente tutti i quotidiani nazionali ma anche diversi siti vicini al M5S e alla Lega pubblicano la bozza del contratto. Come tanti altri, lo abbiamo analizzato attentamente scoprendo, innanzitutto che nella stessa copertina della bozza si sottolineava che ancora qualcosa da limare c’era. “Le parti evidenziate in giallo – si legge infatti in prima pagina – necessitano di un ulteriore vaglio in sede contrattuale. Le parti evidenziate in colore rosso necessitano di un vaglio politico primario. In coda sono elencati i temi in corso di approfondimento”
Complessivamente la bozza è composta da 39 pagine, con 29 punti programmatici (alcuni dei quali suddivisi in sottocapitoli). Tra questi anche il punto n. 4 “Ambiente, green economy, rifiuti zero” a cui vengono dedicate quasi tre pagine (da pagina 7 fino a metà pagina 9). Dopo aver parlato della cosiddetta “green economy” e della strategia per i rifiuti, il capitolo si occupa anche, in successione, del rischio amianto, dei procedimenti di bonifica, della manutenzione del suolo e di come fermare il consumo del suolo.
Abbiamo letto con attenzione tutti i 29 punti inseriti nel programma di governo e siamo rimasti colpiti dal fatto che in quelle 39 pagine non c’era alcun riferimento, neppure mezza parola, per due argomenti che dovrebbero invece rappresentare delle vere e proprie priorità, a maggior ragione per forze politiche come M5S e Lega che nei mesi scorsi avevano sempre sostenuto di volersene occupare concretamente: terremoto e sicurezza delle scuole. Che, come si può vedere in foto, non erano menzionati neppure in coda tra i temi in corso di approfondimento.
Così, primi tra tutti gli organi di informazione, giovedì mattina (17 maggio) abbiamo pubblicato l’articolo “Il terremoto dimenticato” nel quale sottolineavamo queste incomprensibili assenze, riportando tra l’altro anche il duro commento a dell’ex sindaco di Ascoli e vicepresidente del Consiglio regionale Piero Celani.
“E’ stata solo una svista? Ce lo auguriamo tutti, soprattutto quelle migliaia di cittadini che vivono ancora oggi sulla propria pelle tutte le difficoltà di questo post terremoto” si legge nell’articolo che poi conclude: “naturalmente siamo ancora all’inizio e c’è tutto il tempo per rimediare. Proprio per questo è giusto sottolineare queste grave carenze subito, senza perdere tempo”.
Chiarissimo e comprensibile per tutti l’intento dell’articolo, fare in modo che le due parti in causa ponessero prima possibile rimedio a quella che, a nostro avviso, era una doppia grave mancanza. Come era inevitabile che fosse, nelle ore successive molti altri quotidiani (locali e nazionali) hanno sottolineato l’assenza di qualsiasi riferimento al terremoto (nessun altro organo di informazione ha invece menzionato l’assenza di riferimenti circa la sicurezza delle scuole) e sui social sono presto divampate le polemiche.
Inserito il terremoto, neppure una parola sulla sicurezza delle scuole
La mattina successiva (venerdì 18 maggio), poi, sulla piattaforma Rousseau è stato pubblicato il contratto definitivo, riveduto e corretto rispetto alla bozza, per essere posto al voto tra gli attivisti del M5S iscritti alla piattaforma stessa. Rispetto alla bozza di 2 giorni prima sono aumentate le pagine (da 39 a 59) ed i punti programmatici passano da 29 a 30, con l’aggiunta del nuovo punto “Banca per investimenti e risparmi”. Soprattutto, però, all’interno del punto 4 (“Ambiente, green economy, rifiuti zero”) a pagina 12, dopo l’amianto, i procedimenti di bonifica, la manutenzione del suolo e prima il consumo del suolo, sono state inserite 10 righe riferite al terremoto
(“Per quanto concerne le aree terremotate ci impegniamo a chiudere la fase dell’emergenza e passare alla fase della ricostruzione con l’obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite. Tra le necessità prepotentemente emerse negli ultimi mesi prioritaria è la semplificazione delle procedure, sia per le opere pubbliche ma soprattutto per la ricostruzione privata. Occorre poi la certezza nella disciplina generale contenuta nei decreti e nelle ordinanze. Per questo si coinvolgeranno i soggetti interessati nelle modifiche da apportare che dovranno essere definitive. Sarà garantito un maggiore coinvolgimento dei comuni, mediante il conferimento di maggiori poteri ai Sindaci”).
Neppure nella versione definitiva del contratto, invece, c’è alcun riferimento per la sicurezza delle scuole. Questi sono i fatti come realmente sono accaduti e come chiunque sia mosso dal desiderio di informarsi concretamente può verificare. Quindi, è del tutto evidente, nessuna falsa notizia come sottolineato dalla parlamentare Rachele Silvestri. Che, magari, la prossima volta farebbe meglio ad informarsi attentamente, evitando così di esporsi a simili “figuracce”.
Ci sarebbero e si potrebbero dire tante cose in proposito, sarebbe sin troppo facile sostenere che senza quegli articoli probabilmente non ci sarebbe stata alcuna aggiunta (il terremoto non era menzionato tra i temi ancora in corso di approfondimento…). Non è importante e non ci piace fare il processo alle intenzioni, restiamo ancorati fedelmente ai fatti e siamo quindi soddisfatti che alla fine nel contratto è entrato anche il terremoto, mentre continuiamo a ritenere grave il fatto che non si parli di sicurezza delle scuole. In un paese civile e con politici con un minimo di spessore sarebbero immediatamente arrivate le scuse nei confronti di chi ha dovuto subire insulti e offese solo per aver fatto il proprio dovere (cioè informare correttamente raccontando fedelmente i fatti).
Ma conosciamo perfettamente il livello dei nostri politici e, non ci interessano certo le loro scuse (anche perché siamo certi che nessuno di loro ha il coraggio e lo spessore per farlo). Quello che in questa sede ci preme evidenziare, una volta ristabilita la verità, è che è davvero inaccettabile il clima che si respira, quasi intimidatorio, con continue aggressioni verbali nei confronti di chi continua semplicemente ad informare, senza lasciarsi prendere dal tifo per questa o quella parte. E che ha tutto il diritto, anzi il dovere, di sollevare obiezioni e dubbi sul contratto o su quei punti che ritiene poco credibili o comunque non importanti e utili per il nostro paese.
Si chiama libertà di opinione, quella che in troppi invocano sempre quando sono gli avversari politici a metterla a rischio ma che, poi, dimenticano troppo in fretta quando sono loro stessi a subirne le conseguenze.