Avviato l’iter per l’affidamento dei lavori per quello che dovrebbe essere l’ultimo stralcio dell’intervento, nella migliore delle ipotesi i lavori stessi inizieranno in piena estate per concludersi ad ottobre-novembre. Poi, dopo il collaudo del Coni, l’atteso via libera
Contrordine compagni, neppure la data di luglio 2018 è quella buona. Forse, ma visti i precedenti la cautela è più che doverosa, la nuova tribuna est sarà pronta e a disposizione dei tifosi dell’Ascoli a fine 2018. Eppure appena due mesi fa, esattamente il 22 febbraio intervenendo nel corso di una trasmissione alla radio (Lattemiele) il sindaco Castelli aveva assicurato che “per la prossima stagione metteremo a disposizione della società Ascoli Picchio la nuova tribuna est, se Dio ci protegge e Sant’Emidio pure tutto sarà consegnato il prossimo luglio”.
A scanso di equivoci e per evitare ogni forma di inutile allarmismo, l’ennesimo ritardo non dipende dal fatto che il Padreterno ce l’ha con Ascoli e gli ascolani né che Sant’Emidio si è stufato di proteggerci. Molto più semplicemente dall’imbarazzante incapacità di un’amministrazione comunale che riesce a trasformare ogni intervento in una vergognosa “telenovela” e di un sindaco che non rinuncia mai all’avanspettacolo, anche quando dovrebbe tacere per pudore ed eventualmente chiedere scusa ai cittadini per l’inefficienza (almeno in questa vicenda) clamorosamente dimostrata. Che neppure a luglio, come invece aveva promesso il primo cittadino, sarebbe stata pronta lo si era capito già allora.
La moltiplicazione dei giorni e dei costi
Perché, al di là delle chiacchiere e dei proclami da imbonitori, un’amministrazione comunale dovrebbe agire concretamente con gli atti ufficiali. E mentre faceva quell’annuncio (l’ennesimo di una serie di annunci, tutti puntualmente disattesi, iniziata 4 anni fa…) il sindaco sapeva già che non sarebbe stato così perché ancora non erano stati neppure affidati i lavori per l’ennesimo stralcio (abbiamo perso il conto di quanti sono) di un intervento che inizialmente (e fino a fine 2016) doveva essere realizzato in due stralci, per un costo di 2,5 milioni di euro.
Poi, però, si sono moltiplicati gli stralci (in maniera quasi surreale…) e, di conseguenza, è decisamente lievitata anche la spesa, che al momento è arrivata a circa 4 milioni di euro. La settimana passata, poi, ci aveva pensato l’assessore Lattanzi, intervenendo ad una trasmissione televisiva sull’Ascoli, ad annunciare che per l’ennesima volta la data indicata dal sindaco sarebbe stata disattesa. Anzi, l’assessore molto più cautamente non aveva fornito certezze, con quel “spero che possa essere pronta entro l’anno” che lascia aperta la porta a qualsiasi ulteriore slittamento.
Poi il 7 maggio scorso è stato pubblicato sull’albo pretorio on line del Comune l’avviso per l’affidamento dei lavori per quello che (almeno si spera) dovrebbe essere l’ultimo stralcio dell’intervento (i lavori di realizzazione della nuova viabilità tra via delle Zeppelle e viale Rozzi e delle recinzioni/balaustre dello stadio) che conferma, ora in maniera ufficiale, sia che la tribuna est non sarà pronta e disponibile prima di fine anno (nella migliore delle ipotesi), sia che il costo complessivo dell’intervento è quasi raddoppiato rispetto ai 2,5 milioni di euro previsti inizialmente (il nuovo stralcio prevede uno stanziamento di 500 mila euro, in parte già utilizzati per alcuni studi, circa 400 mila euro necessari per i lavori).
La procedura che si seguirà per l’affidamento non lascia dubbi riguardo ai tempi (quanto meno in merito al fatto che luglio è una data assolutamente improponibile). Le aziende che intendono partecipare alla procedura negoziata devono presentare la manifestazione di interesse entro il 23 maggio. Se, come è pressochè certo, le richieste giunte saranno superiori a 15 nei giorni successivi si procederà a sorteggio per scegliere le 15 aziende che saranno invitate alla procedura negoziata. Che, entro successivi 15 giorni, riceveranno l’invito tramite Pec e avranno ulteriori 10 giorni per presentare l’offerta.
Anche ammettendo che tutto avvenga in maniera spedita, cosa che non avviene mai con questa amministrazione, prima di metà – fine luglio i lavori non verranno assegnati e, di conseguenza, prima di agosto non partiranno. Sulla base della delibera n. 267 del 22 dicembre 2017, con la quale è stato approvato il progetto in questione, e della determina 2614, con la quale è stata indetta la gara per l’affidamento dei lavori, sappiamo che “la durata dei lavori è prevista in 60 giorni, naturali e consecutivi, decorrenti dalla data del verbale di consegna dei lavori”. Quindi se per una volta (sarebbe la classica eccezione che conferma la regola…) venissero rispettati i tempi previsti, l’ultimo stralcio dell’intervento si concluderebbe ad ottobre inoltrato.
Quindi ci sarebbe il collaudo per il definitivo via libera e, di conseguenza, la tribuna sarebbe pronta per fine 2018. Naturalmente se, per una volta, tutto procederà come dovrebbe e se si rispetteranno seriamente i tempi fissati negli atti comunali (come dovrebbe essere la norma, non l’eccezione).
Sette mesi dall’approvazione del progetto all’affidamento dei lavori
Quello che, però, è importante sottolineare è che proprio quest’ultimo stralcio dei lavori, il modo in cui si sta portando avanti fa capire come funzionano (anzi, come non funzionano) le cose in questi casi al Comune di Ascoli. Il progetto definitivo dell’intervento è stato approvato il 22 dicembre 2012 (delibera n. 267), sei giorni dopo è stato approvato il progetto esecutivo ed è stata indetta la gara per l’affidamento dei lavori. Quindi a fine dicembre era tutto pronto, con la descrizione dei lavori da realizzare e il relativo quadro economico.
In un Comune “normale” al massimo dopo un mesetto sarebbe stata effettuata la gara, in quello di Ascoli l’avviso per presentare le manifestazioni di interesse è arrivato 5 mesi e mezzo dopo, un tempo infinitamente lungo inspiegabile. E, soprattutto, ben che vada i lavori verranno concretamente affidati almeno 7 mesi dopo. Non solo, sempre quei due atti comunali (la delibera e la determina di fine dicembre) evidenziano anche il modo a dir poco approssimativo e confusionario con cui si muove l’amministrazione comunale, senza la minima forma di programmazione.
L’incarico di progettazione strutturale per quell’intervento (che consisteva nell’effettuazione di calcoli strutturali per la realizzazione di balaustre, recinzioni, per gli ancoraggi vela sotto i gradoni e per il muro lato sud/est)è stato affidato, sempre nel dicembre 2017, alla Spes Italia Engineering. Che, come ci ricorda la stessa amministrazione comunale, ha curato “la progettazione strutturale e la direzione operativa strutturale relativa al progetto esecutivo della demolizione e ricostruzione tribuna est ed adeguamenti strutturali ed impiantistici dello stadio Del Duca”, a seguito di incarico affidato nel luglio 2015.
Inevitabile, allora, chiedersi per quale particolare ragione si sono aspettati due anni e mezzo per far effettuare questo tipo di progettazione che, invece, poteva essere fatta tranquillamente allora, visto che le balaustre, gli ancoraggi e il muro non sono certo opere impreviste ma facevano parte già allora dell’intervento.
Gradoni e vie di fughe: le “complicatissime” prescrizioni del Coni
Mistero, che si aggiunge ai tanti altri che caratterizzano questi 4 anni di attesa. Durante i quali il sindaco ha sciorinato una serie di improbabili giustificazioni da guiness dei primati prendendosela con il mondo intero, dalla burocrazia al nuovo codice degli appalti (che, chissà perché, questo effetto lumaca lo produce sono nel meraviglioso mondo del Comune di Ascoli…), ovviamente senza dimenticare il terremoto. Che, di certo, un po’ ha contribuito.
Però è opportuno ricordare che la prima violenta scossa (24 agosto) è arrivata proprio a ridosso di quella che il sindaco stesso aveva indicato come la data per la consegna definitiva della nuova tribuna (settembre 2016). Quindi eventualmente il terremoto avrebbe dovuto far slittare di un paio di mesi, non certo di oltre 2 anni, il termine dei lavori.
All’epoca, tra l’altro, il primo cittadino si inventò nuovi ed ulteriori stralci, non previsti inizialmente (il progetto originario prevedeva solo due stralci), per completare l’intervento. Non solo, lo stesso Castelli aveva spiegato che ad allungare ulteriormente i tempi aveva contribuito “la nuova complicatissima normativa sulla sicurezza degli stadi che ha reso così complessa la procedura per avere la piene agibilità da parte del Coni”, citando in proposito un parere proprio del Coni provinciale del novembre 2016 (il n. 5/2016) che, sempre a detta del sindaco, avrebbe imposto una serie di complicatissime prescrizioni. Peccato, però, che proprio nella citata delibera n. 267 del dicembre 2017 quel parere viene riportato (nel documento istruttorio).
“Si prescrive la totale rispondenza dei lavori al parere Coni n. 53/2015 – scrive il Coni provinciale – evidenziando che per l’agibilità della tribuna est, oltre al completamento dei locali oggetto del presente parere, devono essere idoneamente completati ed agili tutti i percossi di accesso alla tribuna e relativi alla sicurezza degli spettatori”. In altre parole il Coni le indicazioni le aveva già fornite nel 2015 e, soprattutto, quelle che il sindaco definisce “complicatissime prescrizioni” prevedono semplicemente la realizzazione degli scalini (“percorsi di accesso”) e delle vie di fughe.
“Io non godo di questi ritardi, quello che doveva essere un mio merito è quasi diventata una colpa” ha affermato il sindaco il 22 febbraio scorso a Lattemiele. Già, se si promette il completamento di un intervento entro la fine del 2015 (ce lo ricorda anche il Dup, il documento unico di programmazione 2018-2020, approvato dal Comune nei giorni scorsi) e, dopo una serie di ulteriori scadenze, forse neppure per fine 2018 si riesce a completarlo, forse qualche errore è stato commesso.
Se, poi, in tutto questo tempo si è andati avanti raccontando storielle puntualmente smentite dai fatti e dagli stessi atti comunali, allora invece di atteggiarsi da vittima forse sarebbe opportuno fare un serio esame di coscienza. E, magari, provare a spiegare seriamente ai cittadini le ragioni di questa interminabile farsa.