Tensioni post elettorali, tra “volontà popolare” e inaccettabili discriminazioni
Dopo il voto di domenica, che ha visto il trionfo politico del Movimento 5 Stelle ma la vittoria della coalizione del centrodestra, c’è chi invoca la “volontà popolare”, per mandare al governo i “grilllini”. Discriminando, così, i 12 milioni di italiani che hanno votato il centrodestra
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” recita l’art. 1 della nostra Costituzione. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” si legge invece nell’art. 3.
Nella difficile situazione che ci lascia in eredità il risultato elettorale, è necessario ripartire dalla nostra Costituzione, che poco più di un anno fa quasi il 60% degli elettori ha ribadito di considerarla “sacra ed inviolabile”, per provare ad orientarci. E quelli della “sovranità popolare” e della “pari dignità di tutti i cittadini” sono indiscutibilmente due dei pilastri fondamentali sui quali di poggia la nostra Costituzione e, quindi, anche la nostra democrazia (ma più in generale tutte le democrazie). Il voto rappresenta nello specifico la principale forma attraverso la quale il popolo esercita la propria sovranità.
Ma, proprio in virtù del successivo articolo 3 della stessa Costituzione, è del tutto evidente che ogni voto ha identico valore e identico peso, non si può assolutamente pensare e tanto meno pretendere che il voto di qualche gruppo di persone possa, per rango, cultura, estrazione sociale o per chissà quale altro motivo, avere un peso maggiore e superiore (sarebbe incostituzionale oltre che gravemente discriminatorio). Dovrebbe essere superfluo, quasi banale, sottolineare certe cose. Invece è incredibilmente necessario farlo perché l’esito così particolare e per certi versi dirompente del voto della scorsa domenica e le sue conseguenze (prima tra tutte la difficoltà di trovare un governo che abbia i numeri) ha finito per ingenerare una sorta di corto circuito, una reazione irrazionale di una parte consistente dell’opinione pubblica che, per chissà quali ragioni, si ritiene portatrice unica e indiscutibile della cosiddetta “volontà popolare”.
E nel folle mondo dei social e del web, dove tutto si diffonde con la velocità della luce, questa folle e insensata convinzione ha pian piano preso piede fino a diventare un delirio sempre più diffuso. E non a caso abbiamo citato il termine “delirio”, il cui significato più profondo secondo il vocabolario della lingua italiana (“formazione patologica di convinzioni errate, assurde per contenute, resistenti a ogni critica”) descrive alla perfezione questo insensato fenomeno.
Premesso che il fenomeno di cui stiamo parlando ha contagiato soprattutto il web e un parte consistente dei fans di una forza politica, ma non certo i rappresentanti politici e i vertici di quella stessa forza (che saggiamente ben si guardano dall’alimentare questa follia), la delirante tesi che ha preso sempre più piede si può riassumere in questo modo: la Costituzione afferma che il popolo è sovrano, la volontà del popolo italiano si espressa in maniera inequivocabile con il voto al Movimento 5 Stelle (32%), quindi il popolo italiano vuole che sia il M5S a governare e chiunque osa solamente opporsi a questa “volontà popolare” è antidemocratico e fa danno al paese.
Detto che nessuno, neppure un folle, potrebbe non auspicare che il mondo politico sia davvero in grado di tradurre in fatti concreti la “volontà popolare” (cosa che sinceramente da decenni non avviene…), non stiamo neanche ad evidenziare e sottolineare che, comunque, ci sarebbero alcuni aspetti “tecnici” non secondari (rispetto della legge elettorale, delle norme costituzionali e della prassi costituzionale) che dovrebbero indurre ad una maggiore prudenza in proposito. Perché il vero nocciolo della questione è un altro: ma davvero qualcuno pensa seriamente che esistono cittadini di “serie A” e cittadini di “serie B”? E, di conseguenza, che esclusivamente i primi sono gli unici in grado di esprimere compiutamente la “volontà popolare”?
Il paradosso ancora più grande di questo diffuso sentimento imperante è che la cosiddetta “volontà popolare” viene sbandierata soprattutto nei confronti dei sostenitori del centrosinistra e del Pd (che in questa visione delirante non meritano neppure di essere considerati cittadini con il diritto di esercitare quella che la Costituzione definisce la “sovranità popolare”) ma di fatto in concreto finisce per provocare una pesante ed evidente discriminazione nei confronti di tutti quei milioni di cittadini (oltre 12 milioni alla Camera, poco meno di 11,5 milioni al Senato).
Che, seguendo la teoria della “volontà popolare” che vuole il M5S al governo, evidentemente non hanno il diritto di rappresentare a loro volta alcuna “volontà popolare”. Si perché senza mettere in discussione (e come si potrebbe d’altra parte…) l’incredibile e storico trionfo del Movimento 5 Stelle, non si capisce per quale dannata ragione non si debba anche prendere atto dell’altrettanto evidente successo della Lega e, soprattutto, del fatto che il centrodestra, con il 37% dei voti, è indiscutibilmente la coalizione che ha vinto le elezioni (e che non a caso sia alla Camera che al Senato ha il maggior numero di seggi).
E’ davvero sconcertante che ci sia la necessità di evidenziarlo, quei 12 milioni di cittadini hanno pari dignità e pari diritti degli oltre 10 milioni di italiani che hanno votato il Movimento 5 Stelle (e, naturalmente, stessa dignità e diritti ce l’hanno anche quei milioni di italiani che hanno votato altro, dal Pd a Casapound fino all’ultima delle formazioni che ha ottenuto anche un solo voto…). Non lo diciamo noi, lo dice la nostra Costituzione in maniera chiara e inequivocabile e, ribadiamo, questa pari dignità tra tutti i cittadini è il fulcro, la colonna portante di qualsiasi democrazia.
Quindi se è indiscutibile che esiste ed è molto forte una “volontà popolare” che vuole un cambiamento radicale (ammettendo, per semplificare il discorso, che quel sentimento di cambiamento è rappresentato soprattutto dal M5S), è altrettanto indiscutibile che una più consistente (sia pure solo per qualche punto percentuale) “volontà popolare” ha inequivocabilmente espresso il proprio desiderio di vedere al governo la coalizione di centrodestra. Sarebbe allucinante e assolutamente antidemocratico (oltre che per certi versi incostituzionale) non tenerne conto.
Naturalmente fermo restando che, poi, secondo quella Costituzione che poco più di un anno fa quasi il 60% dei cittadini (in questo caso è giusto parlare di “volontà popolare inequivocabile”) ha ribadito che non deve essere modificata, la nostra resta una Repubblica parlamentare e che il Presidente della Repubblica nell’affidare l’incarico per la formazione del Governo deve tener conto esclusivamente delle possibili maggioranze che possono formarsi nel Parlamento stesso (forse sarebbe opportuno fare un ripassino sulla procedura per la formazione del Governo leggendo attentamente ciò che è riportato nel sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri).
Chi continua a non voler sentir ragioni in proposito, al di là di qualsiasi considerazione sia di carattere strettamente matematico sia di natura legislativo-costituzionale), giustifica la propria ferrea convinzione da un lato con l’ingiusta legge elettorale, dall’altro sostenendo che tanto quella della centrodestra è una coalizione “farlocca”, destinata inevitabilmente molto presto a sbriciolarsi.
Senza starci troppo a dilungare, in merito alla legge elettorale è importante sottolineare come tutte le simulazioni effettuate in questi giorni dimostrano che con qualsiasi sistema elettorale avessimo votato (da quello tedesco, a quello spagnolo, da quello francese a quello greco, persino con l’Italicum, almeno come ridisegnato dalla Consulta, con il maggioritario e, addirittura, anche con il cosiddetto “porcellum”) la situazione sarebbe stata identica, cioè assoluta ingovernabilità. Solo per dovere di cronaca ci sembra giusto comunque sottolineare che con la legge elettorale che avrebbe voluto il M5S (il cosiddetto “tedeschellum”, praticamente quasi un proporzionale puro) ora la situazione sarebbe addirittura più complessa (centrodestra e M5S avrebbero una decina di seggi in meno, il centrosinistra e Leu qualcuno in più).
E in ogni caso, fermo restano che con questa situazione “tripolare” è quasi impossibile che una coalizione abbia i numeri per governare, con qualsiasi legge elettorale, sarebbe comunque sempre il centrodestra (cioè la coalizione vincente) a dover recriminare. Quanto al discorso sulla presunta coalizione “farlocca”, è comunque giusto evidenziare che quella stessa coalizione da anni amministra in decine e decine di enti locali. Poi magari davvero tra qualche giorno o qualche mese si divideranno. Ma finchè ciò non avviene non ha alcun senso neppure parlarne. Ecco, chi parla con tanto slancio e passione di “volontà popolare” e di “bene comune”, forse dovrebbe innanzitutto soffermarsi un attimo su tutti questi aspetti.
Aspettando serenamente che il Presidente della Repubblica decida, sulla base dell’esito del voto “popolare” (tutto, non solo di una parte), dei dettami della Costituzione e della prassi costituzionale.