C’era una volta l’Ostello della gioventù…


Il 31 dicembre scorso ha chiuso i battenti l’Ostello. Una morte annunciata, visto il palese disinteresse del Comune negli ultimi anni e la crisi che ha colpito l’Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù. A raccontare la sua straordinaria storia restano i 70 libri degli ospiti

Ascoli mi ha ridato la vita”. Le parole di un’insegnante di lettere, in visita ad Ascoli per adempiere alla volontà del marito deceduto pochi giorni prima, sono uno dei tanti racconti, delle tante testimonianze che si possono trovare nei 70 libri (i cosiddetti “guestbook”) che custodiscono una parte della straordinaria storia dell’Ostello della gioventù di Ascoli.

Una storia che dopo 60 anni si è bruscamente e dolorosamente interrotta il 31 dicembre scorso quando la suggestiva struttura, uno dei più antichi ostelli d’Europa, ha chiuso i battenti. In una città che, per le più svariate ragioni, sta perdendo o, nella migliore delle ipotesi, sta svendendo parte del suo patrimonio e alcuni dei suoi gioielli, la brutta vicenda e la triste conclusione dell’Ostello rischia di diventare l’emblema di questa deprimente situazione. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando di una delle strutture più suggestive e di pregio del capoluogo piceno. L’Ostello sorge, infatti, nel palazzetto longobardo, un edificio del tredicesimo secolo di rarissima bellezza, impreziosito dalla torre degli Ercolani. Come al solito il sindaco Castelli, dopo aver assistito “senza muovere paglia” alla lenta agonia della struttura, ora moltiplica le promesse.

Puntiamo al rilancio del palazzetto longobardo, dell’ostello e della torre degli Ercolani. E’ importante recuperare un sito di tale bellezza e per questo faremo un bando – ha affermato il primo cittadino dopo la chiusura – per quanto riguarda la torre rientra in un progetto di 200 mila euro dell’Iti, investimento territoriale integrato, sarà messa in sicurezza e riaperta. L’ostello invece vorremmo che fosse coordinato con il recupero dell’area di San Pietro in Castello”.

Incoraggiante, se non fosse che la realtà degli anni passati ci racconta un’altra storia, quella di un’amministrazione comunale che ha colpevolmente trascurato e volutamente penalizzato la struttura. Che tecnicamente ha chiuso i battenti a fine anno per le difficoltà e i problemi del Comitato zonale e dell’AIG (Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù). Ma dire che quella dell’Ostello ascolano è stata una conclusione annunciata, anzi, per certi versi una sorta di morte assistita e provocata dalle istituzioni locali non è certo un azzardo.

Nonostante i miei tentativi, in questi ultimi tempi, di tenere in piedi l’Ostello non ho potuto evitare la cessazione dell’attività. Il Comune in questi anni ci ha creato tanti problemi, tali da rendere impossibile il prosieguo dell’attività. Inoltre Aig con i suoi molteplici problemi ci ha dato il colpo di grazia” spiega Luigi Scattolini, da sempre punto di riferimento del Comitato zonale di Ascoli e dell’Aig. Associazione di cui faceva parte anche l’Ostello ascolano e che a sua volta fa parte di un’organizzazione mondiale che comprende 96 paesi, con una media di 36 milioni di pernottamenti e di circa 7 milioni di soci.

La struttura ascolana, con i suoi 16 posti letto suddivisi in due camere, ha sempre avuto una media di 2.000-2.500 presenze l’anno. In questi anni in quelle due camere hanno soggiornato giornalisti russi, i partecipanti ai campionati mondiali di pattinaggio, i ciclisti (tra cui anche il tedesco che poi ha vinto la competizione) che anni fa parteciparono ai campionati europei di Offida, i partecipanti alle gare degli sbandieratori, gli operatori del mercatino, studenti e, da 30 anni con cadenza annuale, una delegazione della California State University.

Ma la storia dell’Ostello non è fatta solo di presenze e di pernottamenti ma anche delle tante attività collaterali, degli eventi che venivano organizzati. Lì, ad esempio, si è svolta nel 1977 la prima mostra dell’artigianato. E poi le mostre sulla ceramica ascolani, sulla liuteria, sulla nostra seta (che arricchisce in maniera determinante uno dei musei della seta più famosi d’Europa, quello di Padova), le “marguttiane” che venivano organizzate “Rrete li mierhie”. E poi iniziative di carattere sociale come le scuole di lingua e i corsi serali, il carnevale in maschera. Il tutto condito con la grande cordialità e la disponibilità dei volontari del Comitato zonale che si preoccupavano di accogliere nel migliore dei modi gli ospiti, organizzando loro rinfreschi e merende e fornendogli servizi fondamentali come (molto spesso) il trasporto e la guida per visitare le bellezze della nostra città.

Il Comitato zonale – spiega Scattolini – gestiva direttamente la struttura fino a 20 anni fa e manteneva i rapporti con il Comune. Con il quale a lungo c’è stata una buona intesa, poi pian piano le cose sono peggiorate”. Nel 1993 l’Ostello è stato oggetto di un intervento di ristrutturazione che, però, ha lasciato la scala di accesso alla torre inagibile e in eredità un pavimento assolutamente inadeguato. Per sistemare e rendere agibile la scala e la torre, in realtà, sarebbe stato sufficiente un intervento di una decina di migliaia di euro.

La realtà è che ora che la struttura è chiusa il sindaco parla di un progetto e di un finanziamento di 200 mila euro ma, fino a che l’Ostello era ancora aperto, non si è mai preoccupato di spendere poche migliaia di euro per sistemare la scala. “In questi anni ci siamo anche impegnati per cercare i fondi e i finanziamenti per la scala – racconta Scattolini – ma ogni volta che si trovavano i soldi alla fine poi servivano sempre per qualcos’altro”.

Con il passare degli anni la situazione è andata progressivamente peggiorando, tra arredamenti e strutture palesemente insufficienti e disagi provocati anche dal fatto che dalla torre pioveva. Il comitato, inoltre, ha sempre chiesto, ovviamente inascoltato, di aumentare la dotazione dell’Ostello a 50 posti letto, proponendo inutilmente varie possibili soluzioni. “In un periodo abbiamo fatto l’esperimento dei 50 posti utilizzando le camere delle suore del Bambin Gesù” spiga Scattolini. Negli ultimi 3-4 anni la situazione è ulteriormente precipitata, anche perché è sembrato assolutamente chiaro il totale disinteresse delle istituzioni che, anzi, sembrava che non volessero altro che arrivare a quella che è poi è stata l’inevitabile conclusione del 31 dicembre scorso.

Mentre per un motivo o per un altro non si è mai riusciti a trovare neppure qualche migliaia di euro almeno per rinnovare gli arredi e alcune strutture dell’Ostello, come per magia poco meno di 5 anni fa sono stati trovati 30 mila euro per inaugurare il nuovo ostello di Sant’Ilario (che non rientra nell’Aig), nell’edificio di fronte al tempietto di S. Emidio alle Grotte. Una struttura che, di fatto, in questi anni è stata poco o per nulla utilizzata. Intanto già 4 anni fa il sindaco e l’amministrazione comunale hanno iniziato a parlare del bando (e dopo 4 anni siamo ancora ad una mera manifestazione di volontà), con la conseguenza che il contratto per la gestione dell’Ostello veniva così rinnovato di anno in anno.

In tal modo, con il fantasma del bando sullo sfondo, ovviamente tutto rimaneva fermo, nessuno sarebbe stato così folle da pensare di investire qualche euro (ammesso che ne avesse la possibilità) su una struttura destinata, almeno nelle intenzioni, ad essere poi assegnata ad altri. Un ulteriore dimostrazione di quanto il Comune tenesse poco o nulla all’Ostello è arrivata, poi, 3 anni fa quando l’amministrazione comunale ha deciso di togliere il contributo. Che, per la cronaca, ammontava appena a 3 mila euro, quindi di certo non un peso insostenibile per il Comune stesso ma, comunque, un piccolissimo aiuto a chi continuava a dare anima e corpo per mantenere in vita la struttura.

Di fronte ad una simile evidente manifestazione di disinteresse, però, pian piano i membri del Comitato zonale (tutti volontari) hanno capito e abbandonato quella che era diventata un’impresa titanica. E’ rimasto solo Scattolini a tenere in vita l’Ostello, almeno fino al dicembre scorso. Una conclusione a cui si è giunti anche in seguito alla crisi che ha attraversato l’Aig ma che di fatto da anni era stata “apparecchiata” dall’amministrazione comunale. Due anni fa l’associazione ha eliminato il Comitato zonale ad Ascoli, sostituendolo con un delegato di zona.

Negli ultimi mesi del 2017, poi, mentre si cercava di rinnovare il contratto con il Comune (comunque sempre solamente per un anno), è stato anche commissariato il Comitato regionale dell’Aig. A quel punto il delegato ascolano si è dimesso ed è arrivata l’inevitabile conclusione. Il 31 dicembre scorso sono state riconsegnate le chiavi e l’Ostello ora è chiuso. Un altro gioiello cittadino di fatto inutilizzabile e con un futuro grigio, al di là degli annunci del sindaco.

Restano i 70 libri degli ospiti, pagine e pagine di disegni, racconti, commenti, storie anche commoventi che testimoniano 60 anni straordinari e che meriterebbero di essere valorizzati in maniera adeguata, magari con una mostra che faccia anche da stimolo per mantenere viva l’attenzione su una struttura che non può e non deve finire nel dimenticatoio. Se davvero, al di là dei proclami, l’amministrazione ha a cuore il destino dell’Ostello è tempo (in realtà è ampiamente passato il tempo…) che batta un colpo…

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