In un’intervista pubblicato sul sito della Lega serie B, il presidente dell’Ascoli manifesta il suo attaccamento alla città, alla squadra e ai tifosi ma critica le istituzioni che non avrebbero rispettato le promesse fatte. Come, ad esempio, la vicenda della tribuna est
“Stiamo giocando in uno stadio che non è da serie B”. Non usa mezzi termini Francesco Bellini per definire l’incredibile situazione che ormai da anni vive lo stadio Del Duca, con la nuova tribuna est ancora in alto mare e, dopo le vicende del terremoto, anche i problemi per la curva sud e la tribuna coperta (che ora tanto coperta non lo è più…).
Protagonista di un’intervista pubblicata oggi (giovedì 22 febbraio) sul sito della Lega di serie B (“Bellini: Ascoli la mia casa”) e rilanciata su facebook dalla stessa società bianconera, il numero dell’Ascoli Picchio ha parole “dolci” per tutti, per la città, per la squadra, per i tifosi. L’unica eccezione è riservata alle istituzioni, con chiaro riferimento nei confronti del Comune (anche se il presidente non lo nomina direttamente).
Rispondendo alla domanda dell’intervistatore che gli chiede del rapporto con Ascoli e gli ascolani Bellini risponde così: “ho un buon rapporto con la città e con i tifosi. I problemi semmai sono altrove e mi riferisco con le istituzioni che anni fa al momento dell’acquisto promisero diverse cose che poi non si sono realizzate. Prendiamo ad esempio la realizzazione della tribuna laterale, sono mesi che viene rinviata l’apertura. Ora mi hanno parlato della prossima estate, il risultato comunque vada è che stiamo giocando in uno stadio che non è da serie B”.
Difficile non dargli ragione riguardo la vicenda della tribuna est, una telenovela a dir poco vergognosa. Per onestà, però, il presidente bianconero dovrebbe anche ammettere che se lo stadio “non è da serie B” non è solamente per colpa della tribuna esta che ancora non c’è ma anche, ad esempio, di una tribuna coperta indecente, con parte del tetto mancante (per le conseguenze del terremoto) che non è stato riposizionato, creando una situazione davvero paradossale. Va anche aggiunto che l’intervista in realtà sembra realizzata qualche mese fa perché, alla luce di quanto visto nelle ultime giornate di campionato, il rapporto con i tifosi bianconeri (o quanto meno con una parte di loro) non sembra essere così buono.
Tornando al contenuto dell’intervista va detto che quella di Bellini più che altro sembra una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti della città del suo territorio e, ovviamente, della squadra. “Sono sempre stato un grande tifoso della squadra della mia città, fin da piccolo – spiega Bellini – quando sono tornato con mia moglie ad Ascoli per la luna di miele la prima cosa che ho fatto è portarla al Del Duca per vedere una partita”.
E, a conferma di questo legame che il presidente bianconero afferma di sentire con la sua terra, alla domanda sulle ragioni che l’hanno spinto ad acquistare l’Ascoli risponde “la stessa motivazione che mi ha portato a prendere delle terre in questo territorio e a creare diverse società, fare impresa partendo dalle passioni, come dimostrano le mie aziende agricole nate dall’amore per la natura e per lo stile di vita che essa può garantire”.
Nell’intervista Bellini ripercorre, poi, l’iter che l’ha portato ad acquistare la società bianconera, a partire dai primi approcci fatti da Benigni per vendergli la squadra, sottolineando che da sempre era noto il suo interessamento per la squadra. Ricorda anche la gioia dei tifosi al suo arrivo, senza dimentica di lanciare una nuova frecciata al Comune. “Ricordo anche le promesse delle istituzioni – afferma – alcune della quali non sono state rispettate”.
Il numero uno bianconero parla poi della creazione del Picchio village, di come un simile investimento, come quello sulle giovanili, “all’inizio produce perdite ma nel tempo crea utili”, sottolineando come una città come Ascoli non è in grado di reggere il peso economico richiesto per affrontare la serie B e, quindi, è importante trovare giovani talenti, farli crescere e poi venderli per poi con gli introiti finanziare la gestione societaria.
Quanto alla situazione difficile che sta vivendo la squadra Bellini sottolinea come “oggi l’Ascoli è una squadra giovane, non sta conseguendo i risultati che mi aspettavo per una serie di fattori, su tutti l’aver perso per molti mesi il giocatore su cui abbiamo costruito la squadra, Favilli. E lo abbiamo perso contemporaneamente ad altri titolari in un periodo in cui era impossibile rimediare sul mercato”.
Il presidente bianconero mostra, poi, apprezzamento per il nuovo corso che vuole imprimere il presidente della Lega B Mauro Balata, incentrato in particolare sulla valorizzazione e sulla crescita dei giovani, e sottolinea le differenze tra lo sport americano, più orientato al business, e quello italiano, dove è fondamentale la passione (“un qualcosa che connaturato con la cultura di un popolo e di una nazione”), anche se secondo l’opinione di Bellini le cose stanno cambiando anche in Italia.
Dove, per giunta, per il presidente bianconero c’è il forte condizionamento determinato dall’enorme mole di tasse e dal peso della burocrazia. “Io, mia moglie, i miei ragazzi – conclude Bellini – siamo molto attaccati all’Ascoli: per noi è come una famiglia, i giocatori sono dei figli e la città è la mia casa”