Il post terremoto irrompe nella locale campagna elettorale, con il flash mob organizzato dal duo Meloni-Fioravanti e lo scontro tra il sindaco Castelli e il vicepresidente della Regione Casini. Intanto, però, dopo 18 mesi ad Ascoli non sono ancora completati i sopralluoghi
“Il terremoto non è uno scherzo, basta giocare sulla nostra pelle”. E’ questo lo slogan scelto dal candidato del centrodestra nel collegio ascolano alla Camera, Marco Fioravanti, per il flash mob in programma mercoledì 21 febbraio nel piazzale davanti all’Ufficio ricostruzione regionale al quale parteciperà anche il leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Come non essere d’accordo con lui, il terremoto è una cosa terribilmente seria sulla quale c’è poco da scherzare.
Però bisognerebbe aggiungere anche che sul terremoto non bisognerebbe neppure speculare. E da questo punto di vista il presidente del Consiglio comunale dovrebbe riflettere, lui più della Meloni che non ha vissuto da vicino quell’interminabile emergenza e che ora vede anche in questo campo la possibilità di lucrare due voti in più. Anche perché Fioravanti non è certo un cittadino qualsiasi, fa parte a pieno titolo e in un ruolo di assoluta importanza di un’amministrazione che si è dovuta e che continua a confrontarsi con il terremoto e con le sue innumerevoli difficoltà. Un rappresentante delle istituzioni dovrebbe parlare con i fatti, fornire ai cittadini risposte concrete ai problemi e, ancora più, prima di mettere in scena simili manifestazioni, dovrebbe interrogarsi sul proprio operato e su quello dell’amministrazione che rappresenta (e, magari, Fioravanti dovrebbe riflettere anche alla luce della pioggia di commenti “al vetriolo” che ha scatenato il suo post che annunciava l’evento) .
Probabilmente stiamo chiedendo troppo, con le elezioni tra pochi giorni e il livello sempre più basso della campagna elettorale dovevamo aspettarci anche questo, anche che si speculasse e si strumentalizzasse senza ritegno una tragedia come il terremoto. Ma se non bastasse la discutibile manifestazione organizzata dal duo Meloni-Fioravanti, a rendere tutto più sconcertante e sconfortante è arrivato il duro scontro tra il sindaco di Ascoli Guido Castelli e il vicepresidente della Regione Anna Casini, con al centro della contesa le pratiche del terremoto e i presunti ritardi del Comune di Ascoli. Dove, secondo quanto sostenuto dal vicepresidente della Regione (con atti ufficiali alla mano), sarebbero ferme in attesa di definizione ben 32 pratiche.
Al di là di ogni altra considerazione, in questa vicenda colpisce innanzitutto il tono scomposto e decisamente sopra le righe assunto sin dall’inizio dal primo cittadino. Che avrebbe potuto chiudere sul nascere ogni discussione presentando documenti e atti ufficiali che confermano quanto da lui sostenuto e certificano che i dati presentati dalla Casini sono sballati (e in quel caso, allora, si sarebbe dovuta poi aprire una seria discussione sull’attendibilità dell’Ufficio ricostruzione). Invece ha preferito trasformare lo scontro in vera e propria rissa, sferrando un impressionante e durissimo attacco personale alla Casini (decisamente squallido il riferimento, assolutamente fuori luogo, al fratello della vicepresidente che in questa vicenda non c’entra nulla…), pretendendo una cieca professione di fede nei suoi confronti.
Sarebbe sin troppo facile concludere che il sindaco non presenta alcun atto ufficiale a conforto delle sue affermazioni perché la realtà è differente da quanto sostiene. C’è poco da discutere, da una parte ci sono atti ufficiali e documenti che evidenziano delle cifre, dall’altra una serie impressionante di parole ma nessun atto ufficiale. E, per giunta, un evidente stato confusionario, davvero insolito per un sindaco che solitamente è sempre così attento e lucido in ogni dichiarazione, come dimostra il fatto che, nel giro di poche ore, Castelli è riuscito nella difficile impresa di smentire… se stesso!
“Ho voluto precisare a Gentiloni e alla De Micheli – afferma il sindaco nel comunicato nel quale annuncia di aver scritto al presidente del Consiglio e al commissario straordinario – che il comportamento della vicepresidente sarebbe stato gravissimo anche se i dati fossero stati corretti. Un contesto così delicato e drammatico come il terremoto impone agli amministratori che ne devono governare l’iter un atteggiamento lucido e razionale. Il sistema pubblico è da tempo sul banco degli imputati per la pessima gestione del terremoto, se poi anche uno degli attori principali della vicenda, in particolare la Regione, perde la testa e si mette a complicare il clima, il rischio è quello di una lacerazione istituzionale”.
Ragionamento per certi versi condivisibile che, però, poche ore dopo lo stesso Castelli, rispondendo al presidente della Regione Ceriscioli, ribalta in maniera imbarazzante per sostenere la legittimità della manifestazione organizzata dal duo Meloni-Fioravanti. “Continuo ad affermare con forza – afferma il sindaco – che il rispetto per le istituzioni è una qualità imprescindibile per governare la cosa pubblica. Allo stesso modo, però, non si devono criminalizzare coloro che manifestano contro la gestione del terremoto. Esattamente come farà Giorgia Meloni mercoledì. Essere istituzionali non significa essere lobotomizzati. Noi manifestiamo contro le cose che non vanno, senza nascondersi dietro la formuletta demagogica del rispetto istituzionale”.
Che, pure, aveva evocato solo poche ore prima lo stesso Castelli (paventando in caso contrario una “lacerazione istituzionale”), sostenendo che anche se i dati forniti fossero giusti (e quindi se le cose non funzionano anche in Comune), sarebbe ugualmente gravissimo il comportamento della vicepresidente. Che evidentemente, a differenza del sindaco, deve invece essere “lobotomizzata”. La realtà è che Castelli e Fioravanti più che organizzare flash mob a scopi elettorali dovrebbero piuttosto interrogarsi su come si sta comportando e si è comportato il Comune in questa interminabile emergenza, se davvero è stato sempre impeccabile, se confusione e ritardi non hanno per caso caratterizzato anche l’operato dell’amministrazione comunale.
La risposta è scontata, basterebbe pensare al penoso teatrino messo in scena (e tuttora in piedi) dal sindaco in merito al problema della sicurezza delle nostre scuole. Quanto a confusione e ritardi basta pensare che ancora oggi, a distanza di così tanto tempo, non si è neppure conclusa la fase dei sopralluoghi e dei conseguenti provvedimenti. E’ incredibile come dall’inizio di febbraio il sindaco abbia emesso ben 37 ordinanze di evacuazione di immobili lesionati e resi inagibili dal terremoto. Sono passati 18 mesi dal primo terribile terremoto del 24 agosto e 16 da quello non meno devastante di fine ottobre 2016 ma nel capoluogo piceno il tempo sembra essersi fermato.
Diciotto mesi dopo ancora non sono terminati i sopralluoghi, ancora ci sono case e immobili che vengono sgombrate perché inagibili. Soprattutto, però, ci sono famiglie che per 18 mesi sono rimaste in case e immobili non sicure, con tutto ciò che una simile situazione avrebbe potuto provocare (per fortuna abbiamo Sant’Emidio…). Ha ragione Fioravanti, con il terremoto non si scherza. Però dovrebbe leggere alcune di quelle ordinanze e ripetere quello slogan al sindaco Castelli.
Come, ad esempio, l’ordinanza sindacale n. 206 del 7 febbraio scorso con la quale si ordina l’evacuazione di una parte di un’immobile in viale Marcello Federici dichiarato “non utilizzabile” a seguito di un sopralluogo e di una verifica effettuate il 3 agosto scorso. E se già fa riflettere che ci sia voluto un anno prima che venisse effettuato il sopralluogo, è incomprensibile e inaccettabile che dal sopralluogo stesso all’ordinanza del sindaco siano passati ulteriori 6 mesi. E quello descritto in quell’ordinanza non è certo un caso particolare, è la prassi al Comune di Ascoli. Anzi, in qualche caso la situazione è ancor più singolare.
Nel documento istruttorio dell’ordinanza sindacale n. 227 (riguardante un fabbricato di Venagrande) viene detto che, a seguito della scheda Aedes redatta dai tecnici della Protezione civile il 18 settembre 2017 “con giudizio “B” con “F” (Edificio inagibile per rischio esterno)”, si è atteso un ulteriore quanto superfluo sopralluogo da parte dei tecnici del Comune, effettuato quasi 5 mesi dopo (il 5 febbraio 2018) prima di emettere l’ordinanza sindacale.
“Le fortissime scosse di terremoto in atto dal 24 agosto 2016 – si legge nell’ordinanza sindacale n. 206 del 7 febbraio scorso – che hanno interessato l’intero territorio comunale, provocando danni diffusi alle infrastrutture e alle strutture pubbliche e private, si sono ripetute in data 26 e 30 ottobre 2016, imponendo l’adozione di misure urgenti e contingibili per la tutela e la salvaguardia della pubblica incolumità”.
Dopo 18 mesi parlare di “misure urgenti” è un’offesa all’intelligenza dei cittadini. Che, loro si, dovrebbero per questo (e per gli altri inaccettabili ritardi, compresi quelli di cui è responsabile la Regione) organizzare un flash mob di protesta. Magari prima davanti agli uffici regionali e , poi, sotto quelli del Comune.