Nuovo regolamento comunale e commissario anti degrado per evitare nuovi “scempi” in Pinacoteca
Il pittore ascolano Dante Fazzini ha tracciato un bilancio della manifestazione “Agape Ascoli”, finita anche all’attenzione delle cronache nazionali, e ha avanzato alcune proposte per evitare il ripetersi di certe situazioni e regolare meglio l’utilizzo dei luoghi d’arte
Una revisione del regolamento comunale sull’utilizzo dei luoghi d’arte e un commissario al degrado urbano. Sono queste le proposte avanzate dal pittore ascolano Dante Fazzini che oggi (venerdì 26 gennaio 2018) nel corso di una conferenza stampa ha fatto un bilancio della manifestazione “Agape Ascoli” che si è svolta il 18 gennaio scorso in piazza Arringo.
Una forma ironica ma civilissima per dimostrare il più profondo dissenso per l’utilizzo improprio dei luoghi d’arte cittadini, in particolare la Pinacoteca dove la domenica prima di Natale si era svolta la cena del Soroptimist Ascoli. “L’idea di organizzare un flash mob di protesta – ha spiegato l’artista ascolano – è nata in seguito alla visione delle immagini e delle foto apparse sui social inerenti la cena. In particolare dopo la pubblicazione di quelle imbarazzanti foto con le tavolate imbandite, con tanto di candele accese, tra le opere d’arte”.
Complessivamente, secondo i dati forniti da Fazzini, erano 110 le persone che hanno partecipato alla manifestazione a cui bisogna aggiungere oltre 300 sostenitori dichiarati che, per svariate ragioni (lavoro e malattia) non hanno potuto essere presenti all’evento ma hanno manifestato il proprio sostegno e la propria condivisione rispondendo direttamente all’appello dell’artista ascolano.
“C’è stato da parte di qualcuno – prosegue – il tentativo di utilizzare la manifestazione come vetrina personale ma il carattere pacifico e apartitico della manifestazione ha prevalso. Sarebbe superfluo ma ribadisco che in tal senso il sottoscritto non ha alcuna intenzione o aspirazione politica. Oltre ai tanti cittadini erano presenti in piazza Arringo anche molte associazioni rappresentate dal Comitato Coordinamento Antidegrado cui mi onoro di appartenere come libero cittadino”.
Nel complesso, quindi, l’artista ascolano può ritenersi più che soddisfatto per il successo della manifestazione, finita anche all’attenzione delle cronache nazionali con gli articoli pubblicati su sito online di “Repubblica”, a firma del prof. Tomaso Montanari, e su “Il foglietto.it”, settimanale on line di informazione del sindacato Usi-Ricerca. Fazzini ha poi ribadito come in realtà la legge pone al riguardo molti paletti, con sanzioni molto severe. Il riferimento è al “Codice dei beni culturali” (decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004”, in particolare agli articoli 20, 30 e 170.
“Si è rischiato molto – ha aggiunto – perché se ci fosse stata una piccola scossa di terremoto potete immaginare la situazione, una fuga generale improvvisa nello stretto passaggio tra i tavoli e le sedie, tra candele accese e i dipinti. Dalle foto ho dubbi sul rispetto delle norme di sicurezza, è stato detto che c’erano i body guard ma non è stato detto se c’erano i Vigili del Fuoco. Ho visto i tavoli apparecchiati e le candele accese nella galleria centrale e nella sala Ceci, vicino ai dipinti di Nazzareno Orlandi e Giulio Cantalamessa.
Ero insegnante e portavo i ragazzi delle miniguide in Pinacoteca, per questo sono ancora più legato a quel luogo. E’ vero che il codice dei Beni culturali prevede che i siti pubblici si possano affittare a privati ma solo “per finalità compatibili con la loro destinazione culturale”. Per questo ritengo che tale destinazione non debba essere snaturata e piegata a fini diversi e incompatibili”. Dopo aver sottolineato di non aver ricevuto alcuna risposta diretta dal sindaco che, invece, ha manifestato l’intenzione di proseguire su questa strada “Errare è umano, perseverare è diabolico” ha commentato amaramente), Fazzini ha sottolineato come innanzitutto ci sia la necessità di riformulare il regolamento comunale che disciplina tali eventi, innanzitutto a partire dal fatto che dovrebbero essere stabilite tariffe più decorose.
Inoltre bisognerebbe stabilire quali luoghi siano comunque incompatibili con simili eventi (ad esempio quelli visti in foto…) che, tra l’altro, dovrebbero svolgersi sotto rigorosissima sicurezza “e non come le foto esibite e diffuse sui social attestano”. In realtà, come già evidenziato le settimane scorse (vedi articolo “Dopo il terremoto per la Pinacoteca ora il rischio arriva dai nuovi Lanzichenecchi”), lo stesso regolamento comunale e la successiva delibera n. 45 del 2016 che stabilisce le tariffe per l’utilizzo di quelle sale pone qualche vincolo e qualche paletto che, però, il sindaco Castelli e il direttore Papetti hanno voluto finto di ignorare. Infatti il regolamento autorizza l’utilizzo di quelle sale per coffe break e buffet che sono tutt’altra cosa rispetto ad una vera e propria cena, con tanto di mega tavolata tra le opere d’arte.
Chissà magari è solo un problema di lingua, magari Castelli e Papetti non conoscono per nulla né l’inglese né il francese e, quindi, ignorano che con “coffe break” si intende la pausa per un caffè e con il termine “buffet”, invece, si indica un “rinfresco o colazione da consumarsi in piedi”. E’ scritto invece in italiano il regolamento comunale “Musei civici”, approvato dalla giunta Castelli nell’ottobre 2014, al cui art.19 si stabilisce che “all’interno dei Musei è fatto divieto di consumare bibite e alimenti”.
Oltre alle lingue straniere, Castelli e Papetti non conoscono bene neppure ciò che avviene in altre città e in altri luoghi d’arte. Per questo farebbero bene quanto meno ad informarsi prima di fare esempi inopportuni e impropri, come con gli Uffizi di Firenze. Dove quel tipo di cene sono si consentite (a tariffe vertiginose e non certo per 1-2.000 euro) ma in ambienti comunque idonei e in spazi ampi (come il Cortile degli Ammanati), non certo tra le opere d’arte nelle cosiddette “sale rosse”.
Anche in virtù di queste considerazioni Fazzini torna a rilanciare la proposta della nomina, da parte dell’amministrazione comunale, di un Commissario al degrado urbano che “nel caso suddetto avrebbe dovuto dare prima il suo benestare e, poi, fornire indicazioni ben precise circo lo svolgimento dell’evento”. In realtà, come sottolinea lo stesso Fazzini, quella dell’artista ascolano non è certo una proposta nuova. Già nel 2016 le associazioni che fanno parte del Comitato Coordinamento Antidegrado lo avevano chiesto nel corso di un incontro al quale avevano partecipato anche l’assessore alla cultura Latini e la consigliera comunale Seghetti.
Allora, però, il sindaco rispose in maniera perentoria che il commissario anti degrado non era una necessità per il capoluogo piceno. Una decisione comprensibile da parte di chi, ormai da tempo, vive in un mondo virtuale tutto personale, per nulla aderente alla cruda realtà che vivono tutti i giorni i cittadini ascolani.