Torna il terremoto, le parziali rassicurazioni del professor Tondi


Dopo la scossa di 4.2 con epicentro ad Amatrice delle ore scorse torna la paura tra le popolazioni del cratere. “E’ un aftershock, anche se un evento di quella magnitudo, a questo punto della sequenza,  era poco probabile ed inatteso” spiega il professor Tondi

“Sono psicologici i danni che fanno queste scosse”. Il commento del sindaco di Amatrice Pirozzi alla scossa di terremoto delle ore scorse fotografa in maniera chiara lo stato delle cose.

E’ stata una scossa forte, molto, la più forte quest’anno dopo quella del 18 gennaio – ha proseguito Pirozzi – inevitabile essere preoccupati. Non risultano danni anche perché non c’è più nulla da distruggere. Ma quello che spaventa è che queste scosse fanno riaffiorare di nuovo tutta quella paura che qui si cerca in ogni modo di dimenticare”. Ed è quello che è accaduto un po’ ovunque nella vasta area interessata dagli eventi sismici di un anno fa.  La scossa, di magnitudo 4.2 con epicentro a 3 km da Amatrice (16 da Arquata del Tronto) e a 8 km di profondità, è arrivata assolutamente inattesa e per questo ha provocato maggiore apprensione.

In particolare ci si chiede se quest’ultimo evento sia ancora da considerare un proseguimento dell’interminabile sequenza sismica iniziata con il forte terremoto del 24 agosto 2016 e se, cosa che sarebbe estremamente più preoccupante, siamo in qualche modo di fronte a qualcosa di diverso. A fornire una spiegazione in proposito ci pensa il professor Emanuele Tondi, rispondendo su facebook alle richieste di spiegazioni di diverse persone.

Non possiamo dire ci risiamo perché la sequenza sismica non è mai finita – spiega Tondi – nella mappa (fonte www.ingv.it) sono riportati i terremoti degli ultimi 3 mesi e quello di questa notte ricade all’interno della zona destabilizzata dai forti eventi di un anno fa. Quindi viene considerato un aftershock, anche se un evento di magnitudo 4,0, a questo punto della sequenza, era poco probabile e quindi inatteso. La zona di faglia è quella del Gorzano, che ha contribuito (insieme a quella del Vettore) a generare il primo terremoto del 24 agosto e ha poi generato gli eventi del 18 gennaio 2017 a Montereale-Campotosto. Per questa faglia, a differenza di quella del Vettore-Bove, non si è certi che abbia liberato l’energia massima possibile, cosa che, eventualmente, non deve fare per forza ora… È chiaro che vale sempre la solita prescrizione e cioè di abitare e frequentare edifici non vulnerabili da un punto di vista sismico”.

Nessun nuovo evento, quindi, anche se la spiegazione del professor Tondi non può certo essere considerata completamente rassicurante. In realtà, però, non si può neppure dire che siamo di fronte a qualcosa di nuovo che già non si sapesse. Lo stesso Tondi, infatti, dopo le 4 scosse di magnitudo superiore a 5 del 18 gennaio 2017 aveva sostanzialmente detto le stesse cose (e della situazione della faglia nella zona di Campotosto è da tempo che se ne parla).

I terremoti del 26 e del 30 ottobre generati dalla faglia del Monte Vettore – Monte Bove hanno sollecitato la zona più a sud dove ci sono le faglie del Gorzano e di Capitignano – sosteneva allora Tondi – se in futuro un altro terremoto di una certa magnitudo si verificherà lungo questa zona, è chiaro che le candidate più probabili sono loro. Voglio sperare che non sia così, non è obbligatorio che si attivino in così poco tempo tutte le faglie presenti nell’area”.

Il concetto è chiarissimo, così come è chiaro che invece di preoccuparci di tentare di capire e ipotizzare ciò che non è ipotizzabile, sarebbe molto più semplice e opportuno preoccuparci di ciò su cui, invece, possiamo concretamente intervenire, cioè la sicurezza dei nostri edifici.

Ma questo, purtroppo, come abbiamo ampiamente visto in questi lunghi mesi è un altro discorso. E sappiamo bene che, passata la paura generata dall’evento sismico, ci dimentichiamo molto rapidamente della sicurezza delle nostre strutture…

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