Sanità: vaccini e parti cesarei “macchiano” la pagella delle Marche


Il monitoraggio dei livelli essenziale di assistenza pone le Marche tra le 11 regioni adempienti, cioè in grado di garantire ai cittadini l’erogazione dell’assistenza sanitaria secondo standard di appropriatezza e qualità. Ma restano le criticità dei vaccini e dei parti cesarei

“Bene ma non benissimo”. Si potrebbe utilizzare la nota locuzione usata da uno dei cronisti di Sky per definire la situazione della sanità marchigiana sulla base di quanto emerge dal “Monitoraggio dei Lea” effettuato dalla Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute.

Va innanzitutto sottolineato che le Marche sono tra le regioni che, sulla base dei 35 indicatori della cosiddetta “griglia Lea”, risultano adempienti, cioè hanno la capacità di garantire ai cittadini l’erogazione dell’assistenza sanitaria secondo standard di appropriatezza e qualità. Delle 16 regioni monitorate sono 11 quelle che risultano adempienti con la Toscana che si colloca al primo posto con un punteggio di 212, seguita da Emilia Romagna e Piemonte con 205. Dietro di loro il Veneto con 202, la Lombardia con 196, la Liguria con 194 e, al settimo posto, le Marche con 190.

Le altre regioni che, pur ottenendo un punteggio inferiore, risultano ugualmente adempienti sono Umbria (189), Abruzzo (182), Lazio (176) e Basilicata (170). Le 5 regioni che, invece, risultano inadempienti sono Molise (156), Puglia (155), Sicilia (153), Calabria (147) e Campania (106). Prima di analizzare nello specifico la situazione e i dati della sanità marchigiana, cerchiamo innanzitutto di capire meglio cosa sono i Lea e come viene effettuato il monitoraggio sulla loro appropriatezza. Con la sigla Lea si indicano i Livelli essenziali di assistenza che, in pratica, sono tutte quelle prestazioni e quei servizi sanitari cui hanno diritto i cittadini e che tutte le Regioni sono tenute a fornire gratuitamente o, per i non esenti, al costo del ticket.

In Italia sono stati introdotti per la prima volta nel 2001, con decreto del Presidente del Consiglio, a cui, sulla base dell’accordo Stato-Regioni, spetta anche il compito di fissare quali siano. Proprio ad inizio 2017, dopo 16 anni di attesa, è stato finalmente approvato il nuovo elenco dei Lea con un provvedimento che ha introdotto nuove prestazioni, aggiornandone alcune ed eliminandone altre. Un atto importante perché la definizione e l’aggiornamento dei Lea è considerato un provvedimento fondamentale per l’esercizio del diritto alla tutela della salute e alle cure dei cittadini.

Naturalmente non è cer6to sufficiente solo indicare quali sono le prestazioni e servizi sanitari a cui hanno diritto i cittadini, è necessario anche verificare che le Regioni siano poi in grado di garantire l’effettiva erogazione, in maniera appropriata, di quei servizi. A tal scopo nel marzo 2005 l’intesa Stato-Regioni ha affidato al Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea, insieme al Tavolo di verifica degli adempimenti, il compito di verificare lo stato di erogazione dei Lea regione per regione. La certificazione degli adempimenti avviene mediante la documentazione richiesta appositamente alle regioni attraverso un questionario ed un’analisi della stessa integrata con informazioni già a disposizione del ministero. Sono gli stessi componenti del Comitato che stabiliscono adempimenti e criteri di valutazione dell’adempienza o inadempienza delle regioni.

Nello specifico la certificazione dell’adempimento relativo all’area “mantenimento dell’erogazione dei Lea” avviene attraverso l’utilizzo di una serie di indicatori ripartiti tra l’attività di assistenza negli ambiti di vita e di lavoro, l’assistenza distrettuale e l’assistenza ospedaliera, raccolti in una griglia (griglia Lea) che consente di conoscere e cogliere nell’insieme le diversità e il disomogeneo livello di erogazione dei livelli di assistenza.

Complessivamente sono 35 gli indicatori che compongono la griglia Lea  di cui 13 inerenti l’assistenza collettiva (tre cui la copertura vaccinale nei bambini e antinfluenzale per anziani, il costo pro capite dell’assistenza collettiva, la tutela dei luoghi del lavoro, l’anagrafe animali e le malattie trasmissibili all’uomo, i controllo alimentari e la contaminazione degli alimenti) , 14 l’assistenza distrettuale (tra cui il tasso di ospedalizzazione, l’assistenza agli anziani, posti letto in strutture residenziali e in hospice, consumo dei farmaci, numero di prestazioni specialistiche ambulatoriali) e 8 l’assistenza ospedaliera (tra cui ricoveri in regime ordinario, rapporto tra ricoveri ad alto rischio inappropriatezza e ricoveri non a rischio inappropriatezza, percentuale di parti cesarei e percentuale di parti fortemente pre termine).

Dalla valutazione di questi 35 indicatori la Regione Marche ottiene un punteggio pari a 190 che secondo i parametri di riferimento fissati dal Comitato risulta ampiamente positivo e costante nel trend. “Nel complesso – si legge nel resoconto – la Regione raggiunge valori accettabili entro i parametri di riferimento per la gran parte degli indicatori relativi ai tre livelli di assistenza prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e ospedaliera”.

Non mancano, però, delle criticità sia nel livello di assistenza della prevenzione sia per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera. Per quanto concerne la prima la principale criticità si rivela nell’area delle vaccinazione per la quale per quanto concerne il ciclo base  (3 dosi, polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Hib) si rileva una copertura al di sotto del 92% (il valore base è non inferiore al 95%). Addirittura per la copertura vaccinale contro morbillo, parotite e rosolia la copertura scende al 79,88%, nettamente inferiore al 95% che la soglia minima. Per quanto concerne l’assistenza ospedaliera la maggiore criticità si riscontra per la percentuale di parti cesarei per cui si rivela uno scostamento non accettabile rispetto al valore di riferimento (20%) con ben il 26,4% ed addirittura un peggioramento rispetto al valore registrato l’anno precedente.

Questo significa che più di un parto su quattro nelle Marche avviene con il cesareo.  In miglioramento, anche ancora molto al di sotto del limite minimo per essere definita “prestazione appropriata” anche la copertura vaccinale anti influenzale negli anziani (over 65) che si ferma appena sopra al 50%

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