Mentre ad Ascoli arriva la notizia della promozione dello studente sorpreso a copiare dal cellulare durante l’esame di maturità e la finanza dona alla Caritas i beni sequestrati in una truffa ai terremotati, ad Amatrice e Accumoli scoppia lo scandalo delle false residenze
Quella di martedì 26 settembre è stata una giornata davvero particolare, caratterizzata da una serie di eventi e notizie che confermano come il nostro sia il paese dei “furbetti” e degli “sciacalli”. I quali spesso riescono anche a passarla liscia e solo in alcuni casi finiscono per pagare le conseguenze dei propri inqualificabili comportamenti.
Tra coloro che è riuscita a passarla liscia c’è sicuramente lo studente del Liceo Scientifico che nel giugno scorso fu sorpreso a copiare dal cellulare durante la prova di matematica dell’esame di maturità, con la commissione d’esame che decise di escluderlo. Una decisione sacrosanta, perché è giusto e dovrebbe diventare la prassi anche nel nostro paese che chi prova ad imbrogliare, se scoperto, deve pagare le conseguenze.
Però l’Italia resta anche il paese degli azzeccagarbugli, dei mille cavilli legali, nel quale c’è sempre un tribunale e un giudice pronti a trovare l’appiglio giusto per stravolgere tutto. In questo caso, come in molti altri, è toccato al Tar decidere di riammettere all’esame il ragazzo che nei giorni scorsi ha sostenuto le prove mancanti. E ieri è arrivata la “lieta novella”, con la comunicazione che quello studente ha brillantemente superato l’esame di maturità ed è stato promosso. Magari si poteva rendere il tutto più solenne con un bell’encomio pubblico…
Ironia a parte una vicenda che ancora una volta ci conferma che in questo paese solo i “fessi” pagano, che troppo spesso i “furbetti” finiscono per avere ragione. Da sottolineare, tra l’altro, che la mamma di quello studente è un’insegnante. E saremmo davvero curiosi di sapere con quale credibilità potrà pretendere dai suoi alunni comportamenti corretti, come farà, ad esempio, a pretendere da loro che durante le verifiche non copino… Non si possono, invece, definire “furbetti” ma molto più drasticamente “sciacalli”, per giunta della peggior razza, i protagonisti delle altre due vicende della giornata.
La prima, in realtà, ci racconta di un finale in qualche modo positivo per una storia davvero squallida. Che ha visto ancora una volta teatro il nostro territorio, con l’operazione che la guardia di finanza ha denominato “Mamme di Facebook”. Due donne, una di Spinetoli l’altra di Ascoli, hanno approfittato della gara di solidarietà che puntualmente si è messa in moto in occasione del terremoto che ha colpito il centro Italia raccogliendo attraverso un gruppo su Facebook giocattoli, medicinali, vestiti, coperte, materiale scolastico in teoria per i terremotati ma che, invece, venivano poi rivenduti su piattaforme di e-commerce come “Shpock” e “Subito.it”.
La truffa era stata scoperta grazie a “Le iene”, ironia della sorte chiamate da una delle due donne. La guardia di finanza, sulla base di specifici provvedimenti emessi dalla Procura, è riuscita a recuperare e sequestrare parte dei beni non venduti che ieri sono stati donati alla Caritas diocesana. Un finale tutto sommato positivo per una vicenda davvero squallida. Ancora più inquietante è, però, la notizia che sono finiti nel mirino della Procura di Rieti degli autentici sciacalli che hanno avuto il coraggio di lucrare in maniera ancora più spudorata sul dramma del terremoto.
Parliamo di 120 persone, quasi tutti della zona di Roma che possedevano la seconda casa ad Amatrice ed Accumoli e che, immediatamente dopo il violento sisma del 24 agosto, si sono affrettati a trasferire in quei luoghi la propria residenza per poter usufruire del sostegno economico riservato a chi risiedeva in quei comuni ed aveva perso la propria abitazione o, comunque, l’aveva danneggiata e dichiarata inagibile. . In pratica il famoso Cas, Contributo autonoma sistemazione la cui entità varia da 400 euro al mese fino anche a raggiungere i 900 euro in caso di famiglia numerosa.
“Sciacalli” e del livello più ignobile, questa è la giusta definizione che meritano costoro (naturalmente una volta che sarà accertato in maniera inequivocabile la truffa) che non sono vergognati di speculare su una tragedia come questa, che hanno messo in pratica il loro vergognoso disegno nei giorni immediatamente successivi al terremoto, mentre si piangevano e si seppellivano i morti, mentre centinaia di persone che davvero avevano perso tutto o quasi non sapevano dove andare. Ad insospettire la Procura un improvviso incremento dei cambi di residenza ad Amatrice e Accumoli operati da cittadini residenti in altri territori.
Sono state passate al vaglio numerose domande di Cas con molti casi apparsi subito sospetti sui quali poi si sono operati gli opportuni approfondimenti. Secondo quanto riferito dal Procuratore capo Giuseppe Saieva l’inchiesta è ormai sul punto di essere chiusa e sono circa 120 le persone che rischiano il processo con l’ipotesi dei reato di truffa e falso. Sulla vicenda la senatrice Stefania Pezzopane ha annunciato la presentazione di un’interrogazione.
Nel suo intervento, però, la Pezzopane sostiene che “la Procura di Rieti ipotizza l’accusa di truffa e falso per quanti, circa 900, tentavano di cambiare residenza per risultare cittadini di Amatrice e Accumoli per percepire i contributi economici destinati ai comuni delle zone terremotate”. C’è da pensare e da sperare che la senatrice aquilana abbia fatto confusione sui dati.
Perché se davvero fossero 900 le persone su cui starebbe indagando la Procura di Rieti saremmo di fronte ad una vicenda di proporzioni clamorose, ancora più inquietante di quanto, comunque, non sia già così, con 120 persone coinvolte. Anche perché non è purtroppo la prima vicenda poco edificante che ci tocca a raccontare, di episodi simili ne abbiamo visti numerosi in questo interminabile post terremoto.
Basterebbe, su tutti, ricordare la storia del contributo di 5 mila euro per le partite iva. In quell’occasione si è provato a giustificare chi ha fatto domanda e ha ottenuto il beneficio con una norma scritta male (che, però, in alcun modo prevedeva che a chiedere il contributo fosse anche chi non aveva subito alcun danno). In questa vicenda, naturalmente sempre ammesso che venga provata la truffa, non ci può essere giustificazione che regge.
Saremmo purtroppo di fronte all’ennesimo esempio di un malcostume che è molto diffuso nella nostra società e che, quindi, non è certo patrimonio esclusivo dei nostri governanti, dei nostri amministratori.