Sfrattata su ordine del tribunale di Macerata, con 2 giorni di anticipo e senza neppure avvisare le figlie, la 95enne che dopo il terremoto era tornata a vivere a San Martino di Fiastra in una casetta di legno costruita per lei dai suoi familiari. L’appello della figlia alla Regione
Con grandissimo coraggio e sprezzo del pericolo questa mattina i carabinieri hanno effettuato un’operazione molto delicata: hanno sfrattato la 95enne Peppina Fattori dalla sua casa di San Martino di Fiastra.
Tutta la comunità può tirare un sospiro di sollievo e può tornare a vivere serena, visto che la grave illegalità è stata finalmente sanata. Ci vuole una buona dose di ironia per mandare giù questa sconcertante vicenda, l’ennesima brutta pagina di questo interminabile post terremoto. Chiariamo subito che, al di là dell’ironia, non ce l’abbiamo certo con i carabinieri che, purtroppo, si sono limitati a svolgere quello che è il loro compito, hanno eseguito un ordine. O meglio un provvedimento del tribunale di Macerata. Peppina fino al 26 ottobre viveva a San Martino di Fiastra.
Poi, dopo la violenta scossa di quella sera, la figlia Gabriella l’ha portata casa sua a Castelfidardo. Scelta quanto mai opportuna visto che il successivo 30 ottobre, con la scossa di 6.5, la casa di Peppina è crollata. La 95enne per 7 mesi ha vissuto con le figlie ma con la nostalgia e il desiderio pressante di tornare nel suo paese, nei suoi monti. “Contro il nostro volere – racconta la figlia Gabriella – è tornata a vivere a San Martino, in un container acquistato nel 1997 all’epoca dell’altro terremoto. Condizioni di vita al limite della sopravvivenza, senza servizi igienici, senz’acqua ne’ energia elettrica, sicchè ingaggiando una forsennata lotta contro il tempo mi sono attivata per provvedere a crearle una situazione almeno dignitosa.
Ho acquistato un box sanitario, provveduto al ripristino di acqua, energia elettrica, telefono, antenna e tutto quanto fosse necessario a garantirle almeno l’essenziale. Nulla però avrei potuto contro il caldo incombente di quest’estate africana appena trascorsa. E’ stato per questo che con mio marito, disponendo di un’area edificabile situata nelle immediate vicinanze della casa perduta, ci siamo attivati per costruirvi una casetta di legno. Ci siamo più volte recati in comune per attivare le pratiche necessarie allo scopo, ma i tempi previsti per il rilascio della concessione edilizia, ci troviamo nella zona del parco dei Sibillini, erano troppo lunghi per chi tempi di attesa proprio non ne aveva.
Per questa ragione, confortati anche dal fatto che nel frattempo in tutto il territorio di costruzioni analoghe ne stavano sorgendo parecchie e dalle rassicurazioni del sindaco, anch’egli sfollato e con un papà morto proprio in quel periodo, abbiamo deciso di avviare i lavori. Non abbiamo però agito alla leggera; abbiamo commissionato un’indagine geologica del terreno suffragata da una perizia asseverata, ci siamo avvalsi della collaborazione di un tecnico per il rispetto delle giuste distanze dalla strada provinciale e da quella comunale, abbiamo avuto il parere favorevole dell’ente parco per gli interventi sulla vegetazione necessari al ripristino di un breve tratto di strada comunale ormai in disuso, abbiamo prodotto in sanatoria a firma di un ingegnere la pratica necessaria al genio civile di Macerata e la casa in tempi record ha avuto la luce.
Prima ancora, però, che mia madre potesse andarvi ad abitare il Comune di Fiastra su segnalazione del locale nucleo forestale dei carabinieri con un’ordinanza sindacale ci obbligava ad interrompere i lavori. Per fortuna gli interni mancavano solo di piccole cose per cui abbiamo potuto ai primi di agosto strappare mia madre ai 50 gradi del container sopportabili solo dopo aver raffreddato le pareti metalliche con getti di acqua fredda come ai tempi delle deportazioni naziste. Mia madre da allora vive lì”.
Su di lei si è abbattuto ora quello che figlia chiama un altro terremoto ben più subdolo. Il giudice del tribunale di Macerata ha disposto il sequestro dell’immobile, secondo quanto riferito dalla figlia per la pratica ancora ferma al genio civile. “Non si è tenuto conto – afferma la figlia – che in mezzo a questo baillame c’è stato agosto, mese di ferie, c’è un’emergenza terremoto che è stata prorogata ancora, c’è una novantacinquenne ormai, che chiede di morire guardando i suoi monti.
Noi siamo consapevoli che l’iter burocratico da seguire era un altro ma, ripeto, di tempo non ce n’era, se avessimo voluto costruire una casa per le vacanze avremmo atteso l’anno prossimo o quello dopo ancora, la finalita’ era un’altra ma sembra che alla legge degli uomini non importi nulla. Quando ai forestali abbiamo obiettato che c’erano tante realta’ come la nostra, pare siano 300 nel comprensorio di Camerino, Muccia, Pievetorina, Valfornace, Fiastra, ci hanno suggerito di denunciare queste situazioni perchè avrebbero agito di conseguenza. Certo sarebbe facile, la nostra istanza assumerebbe un peso diverso, ma come potrei infierire su persone colpite al pari di mia madre da un evento tanto terribile e continuare ad avere stima di me stessa?
Dopo il sequestro il passo successivo sara’ l’ordine di demolizione, poichè il nostro legale afferma che senza un intervento del governo regionale l’epilogo sara’ ineludibile, in quel caso avremo perso tutti, non si combatte l’abusivismo edilizio imperante nel nostro Bel Paese, partendo da una casetta di legno ai piedi dei monti azzurri ultima dimora di un’arzilla vecchietta conosciuta ormai da tutti come la Sibilla” Il sequestro era stato fissato per lunedì 18 settembre invece l’operazione è stata effettuata con 2 giorni di anticipo, senza neppure avvisare le figlie
“Nel paese dell’abusivismo edilizio, dei condoni e della sanatorie postume, in una terra dove per anni sono stati fatti sorgere – a norma di legge – distese di pannelli solari e capannoni industriali tra le colline e i monti, e in un parco naturale nel quale in un batter d’occhio è stata autorizzata la costruzione della fabbrica Tods di Diego Della Valle (ad Arquata del Tronto) noi siamo al fianco di Peppina Fattori, terremotata di 95 anni – si legge in una nota delle Brigate di Solidarietà Attiva che hanno seguito tutta la vicenda da vicino – le figlie hanno assecondato la sua richiesta di continuare a vivere a San Martino di Fiastra, in provincia di Macerata, ed hanno acquistato di tasca loro una casetta di legno adagiandola a regola d’arte su un terreno privato.
Ora quell’abitazione, dove Peppina vuole fortemente continuare a vivere, “per morire guardando i suoi monti”, rischia di essere demolita perché costruita prima che l’iter burocratico delle autorizzazioni giungesse a termine. Tutto ciò mentre si accumulano ritardi su ritardi e decine di migliaia di persone sono in attesa dei moduli Sae. Tutto ciò mentre, a inizio emergenza, i terremotati e alcuni amministratori comunali avevano chiesto che il governo autorizzasse la costruzione temporanea e con obbligo di rimozione a fine emergenza di casette sui terreni privati, affinché i borghi non venissero spopolati. Il governo si oppose, ecco le conseguenze. Noi stiamo con Peppina”.
Noi siamo sempre e comunque per il rispetto della legge. In questo caso, però, non possiamo che esser con Peppina. E augurarci che il governo regionale abbia la forza e il coraggio di intervenire in suo supporto