La Questura di Viterbo ha denunciato quattro persone, tre uomini e una donna, per i commenti razzisti pubblicati dopo la morte per annegamento di un migrante 20enne nel lago di Bolsena. Situazione simile ma nessuna denuncia nel capoluogo piceno
Stesso drammatico e sconcertante episodio, due conclusioni (almeno al momento) differenti. E’ davvero singolare come nell’arco di 24 ore, il 1 agosto scorso Ascoli e Bolsena (Viterbo) siano state teatro di una vicenda simile.
Due giovani migranti, il 20enne Morientes Diomande nelle acque del lago di Bolsena e il 25enne Justice Idemudia nelle acque del torrente Castellano (a due passi dalla Cartiera Papale), sono tragicamente annegati mentre facevano il bagno. In entrambe le situazioni purtroppo non sono mancati i commenti razzisti (anche se in situazioni del genere più che di razzismo bisognerebbe parlare di ben altro…) dei soliti codardi “leoni da tastiera”, coloro che non sarebbero in grado neppure di mettere insieme due parole di fila sensate nella vita reale ma che, forti del presunto anonimato che credono di avere in rete, si lasciano andare alle peggiori e alle più ignobili idiozie, tirando fuori il peggio di loro.
“Uno di meno”, “Portiamoli tutti al lago (fiume)” tra le ignobili frasi lette in entrambe le circostanze. La differenza, non da poco, sta nel fatto che in un caso quelle ignominie non resteranno impunite. E’ di ieri, infatti, la notizia che la Digos della Questura di Viterno ha denunciato quattro persone per diffusione di frasi dal contenuto razzista. Si tratta di tre uomini e di una donna residenti a Viterbo che, secondo quanto riferito dalla Digos, sono ritenuti gli autori di alcuni dei commenti discriminatori e offensivi letti su facebook nei confronti del ventenne morto nel lago di Bolsena. Non è servito ai quattro rimuovere i commenti per provare a farla franca.
“E’ stata attivata una tempestiva e attenta analisi del materiale presente nei social network da parte degli uomini della Digos, diretti dalla dottoressa Monia Morelli – si legge nella nota della Questura – con la collaborazione di personale della locale sezione della Polizia Postale dalla quale emergeva, in particolare, il tenore xenofobo dai post di quattro profili. A nulla è valso l’uso di nickname, né il tentativo di almeno uno dei responsabili di cancellarsi dalla piattaforma poiché è stato attuato dalla Polizia Postale il congelamento dei dati e grazie all’attività di indagine della Digos sono stati identificati gli autori dei commenti discriminatori”.
Ben fatto, bisogna fare un plauso alla Questura e alla Digos di Viterbo che si sono mossi tempestivamente e che hanno giustamente deciso di perseguire chi si è macchiato di un simile vergognoso comportamento. Peccato che la stessa cosa non è accaduta ad Ascoli dove nessuno si è mosso per dire o per fare qualcosa in proposito. Come ha dimostrato la Questura di Viterbo, i mezzi per farlo ci sono, così come c’è ampiamente la possibilità per risalire agli autori di simili ignobili commenti. Perché a Viterbo si e ad Ascoli no? Il nostro capoluogo è forse una sorta di porta franco, dove si può fare e dire qualunque cosa, dove sono in vigore norme differenti rispetto al resto del paese?
Saremmo curiosi di saperlo anche perché, detto dello squallore generale di queste vicende, almeno ci sarebbe piaciuto raccontare che questa volta gli autori di simili ignominie non l’avevano passata liscia, proprio come è accaduto nel comune laziale. Una triste e brutta vicenda che, quindi, ci lascia in eredità tante perplessità e la sconfortante consapevolezza del livello sempre più basso in cui stiamo sprofondando. “Non pensavo che ad Ascoli Piceno si riuscissero a fare commenti razzisti anche sulla morte di un ragazzo di 25 anni. Che desolazione” commentava nelle ore immediatamente successive agli eventi il consigliere comunale Francesco Ameli.
La cosa peggiore è che sembra ormai che a questo desolante scenario ci siamo quasi assuefatti al punto che quanto accaduto ha prodotto qualche reazione e qualche condanna stizzita sui social e poco altro. Qualche ora e poi tutto dimenticato, come se fosse la norma, pronti ad un nuovo inevitabile ulteriore scivolamento verso il basso. Che pena…