Scuole poco sicure, a rischio l’avvio del nuovo anno scolastico


Preoccupano,  dove sono state effettuati, i risultati delle verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici. E, viste le norme sulla responsabilità giuridica in materia di sicurezza, ora i dirigenti scolastici che valutano la possibilità di non riaprire le scuole a settembre

Per una volta Pd e Movimento 5 Stelle sono quasi d’accordo in tutto. E già sarebbe sufficiente questo per rendersi conto di quanto seria e urgente sia la situazione. E, pur se non ci piace rimarcarlo, è sin troppo facile evidenziare come la cosa non ci sorprende affatto. Da mesi, da quando è iniziata la lunga emergenza terremoto, non abbiamo fatto altro che evidenziare l’allarmante situazione degli edifici scolastici.

Da mesi i vari comitati scuole sicure che sono sorti sul territorio si battono, spesso scontrandosi contro autentici muri di gomma, per chiedere un serio e concreto piano per la sicurezza delle scuole che preveda, oltre che la verifica delle vulnerabilità sismiche, anche ipotesi alternative per quegli edifici con un indice di rischio troppo basso. Nelle zone maggiormente colpite dal terremoto in questi mesi la preoccupazione degli amministratori è stata soprattutto quella di cercare di terminare l’anno scolastico comunque, nonostante fossero tante le situazioni di potenziale rischio.

Ora, però, che si avvicina l’avvio del nuovo anno scolastico la preoccupazione cresce e finalmente ci si inizia a rendere conto che così come è ora la situazione rischia di essere insostenibile. “Abbiamo chiesto al ministero i dati sulla sicurezza delle scuole nelle quattro regioni colpite dal terremoto e soprattutto nelle Marche, dobbiamo capire meglio la situazione attuale. Martedì nel corso dell’audizione alla commissione alla Camera alcuni dirigenti scolastici hanno avanzato preoccupazioni, c’è chi sta pensando di non riaprire le scuole a settembre delegando la decisione ai prefetti” ha dichiarato l’onorevole marchigiano del Pd Irene Manzi presente in commissione cultura e istruzione.

C’è il concreto rischio che nelle zone del terremoto, al momento della riapertura delle scuole, ci sarà una situazione insostenibile – ha affermato l’onorevole Vacca del Movimento 5 Stelle – i dirigenti scolastici che abbiamo incontrato in commissione, provenienti dalle 4 regioni del centro Italia colpite dal terremoto, stanno valutando la possibilità di non riaprire le scuole a settembre e delegare la decisione ai prefetti. La loro preoccupazione deriva dal fatto che gli indici di vulnerabilità sismica sono bassissimi. Gli esami in corso ai plessi scolastici stanno confermando una situazione critica.

L’esempio di Teramo è drammaticamente esemplare: indici bassissimi in 6 casi inferiori allo 0,2 e in due scuole addirittura circa 0,080. Che tradotto significa che quegli edifici non hanno alcuna antisismicità. Stiamo parlando di un evidente pericolo per l’incolumità di studenti e personale scolastico. La situazione è critica e per questo stiamo per depositare un’interrogazione per chiedere alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell’Interno e al Miur l’emanazione immediata di direttive chiare a sindaci, prefetti e dirigenti scolastici”.

In altre parole finalmente da più parti ci si sta rendendo conto di quanto fondate e concrete fossero le preoccupazioni e le denunce fatte in questi mesi dai comitati scuole sicure che non hanno fatto altro che ripetere queste cose, che servivano le verifiche di vulnerabilità sismica , che bisognava prendere in considerazione seriamente la possibilità di chiudere (ora in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico di non riaprire) quegli edifici scolastici con indice di rischio troppo basso, valutando soluzioni alternative.

Per mesi le loro richieste sono rimaste praticamente inascoltate, ora all’improvviso la situazione è radicalmente cambiata. Sostanzialmente per due fattori fondamentali. Innanzitutto perché, dopo i provvedimenti dei mesi scorsi del governo, in molti dei comuni della zona del terremoto sono finalmente partite quelle verifiche sismiche nelle scuole che, pur essendo previste per legge, quasi nessuno aveva effettuato. E i primi risultati che stanno arrivando dimostrano quello che i comitati hanno sempre sostenuto e temuto, cioè che molti edifici scolastici sono in condizioni di sicurezza a dir poco precarie. E ora che quello che si temeva è confermato dai dati diventa difficile, se non impossibile, fare finta di nulla per quasi tutti gli amministratori locali.

Tranne che per il sindaco Castelli che, in questo caso con una ferrea coerenza che in tante altre situazioni non ha invece mostrato, dall’inizio della crisi sismica ad oggi non ha per nulla mutato il suo comportamento. Totale chiusura nei confronti del comitato scuole sicure, ferrea convinzione della sostanziale inutilità delle verifiche di vulnerabilità sismica, assoluta sottovalutazione della potenziale pericolosità della situazione, tesi paradossali per sminuire anche quei pochi dati a disposizione inequivocabili, come nel caso della scuola media Luciani.

Che è l’unica scuola di competenza comunale che ha effettuato la verifica di vulnerabilità sismica, naturalmente con risultati disastrosi (per giunta effettuata prima dell’emergenza sismica e quindi di fatto, nonostante la folla teoria del prima cittadino, ora non più veritiera) che, però, non sono stati sufficienti per spingere il sindaco ad affrontare la questione serie mante, avendo davvero a cuore la sicurezza della scuola. Per tutte le altre scuole cittadine, che pure nel corso di questi mesi hanno subito danni consistenti dal terremoto, dimostrando che probabilmente non sono poi così sicure, l’amministrazione comunale continua a procedere con estrema lentezza, al punto che è assai probabile che le verifiche di vulnerabilità sismica, se mai dovessero realmente partire, non inizieranno prima dell’avvio del nuovo anno scolastico.

Così almeno ad Ascoli (per quanto riguarda le scuole di competenza del Comune, diversa è la situazione per quelle di competenza della Provincia dove le verifiche sono in corso e sono sul punto di essere completate) non si pone e non si porrà il problema che si sta ponendo in altri comuni. Nel capoluogo piceno tutto resta come era mesi fa, non si conosce l’indice di rischio di nessuna scuola e, quindi, l’anno scolastico può ripartire senza problemi, più o meno tranquillamente.

Il classico “occhio non vede, cuore non duole”, pregando sempre Sant’Emidio che si preoccupi di proteggere i ragazzi e il personale scolastico, abbandonati a se stessi dall’amministrazione comunale. Chiusa la triste parentesi del capoluogo piceno, l’altro elemento che ha cambiato le carte in tavola per quanto riguarda il problema della sicurezza delle scuole è la proposta di legge sulla responsabilità giuridica dei dirigenti in materia di sicurezza nell’edilizia scolastica.

Proprio nelle settimane scorse, tra l’altro, è arrivata la sentenza di condanna definitiva a 4 anni di carcere di un dirigente scolastico per il crollo del convitto nazionale a L’Aquila, in occasione del terremoto del 2009, in cui morirono tre ragazzi. Inoltre la Suprema corte ha ribadito che la responsabilità per la vigilanza sulle fonti di pericolo, e quindi sulla valutazione dei rischi, grava su tutti i soggetti coinvolti nel procedimento di valutazione. Quindi non solo l’ente proprietario dell’edificio scolastico ma anche i dirigenti scolastici. Che ora, di fronte al concreto rischio e alle responsabilità che gravano sulla propria testa, finalmente iniziano ad interessarsi concretamente del problema della sicurezza.

Perché, senza ipocrisia, è giusto sottolineare come in questi mesi la maggior parte dei dirigenti si sono limitati ad osservare quello che stava accadendo, quasi come la cosa non li riguardasse. Invece di unirsi e di condividere le richieste dei comitati scuole sicure hanno preferito assumere una posizione defilata, come se la sicurezza degli edifici scolastici non fosse un problema serio che, responsabilità giuridica o meno, dovesse interessare direttamente anche loro. Che solo ora che hanno compreso i rischi che possono correre finalmente si mobilitano, minacciando di non riaprire le scuole a settembre, chiedendo l’intervento dei prefetti (anche loro completamente assenti in questi mesi, tanto da far sorgere l’interrogativo sulla loro effettiva utilità).

Meglio tardi che mai e pazienza se resta il sospetto che a muoverli non sia tanto il concetto di sicurezza quanto la paura di subire conseguenze in caso avvenga ciò che, ovviamente, nessuno si auspica. In tal senso c’è da sperare che tra le proposte in discussione alla commissione della Camera in merito al problema della responsabilità giuridica dei dirigenti scolastici non passi la. n. 3693 che prevede l’inserimento di un comma all’articolo 13 che prevede che “nelle sedi scolastiche la vigilanza debba spettare al dirigente scolastico solo per i rischi attinenti all’attività scolastica”. In tal modo verrebbero esentati da qualsiasi responsabilità inerente lo stato dell’edificio scolastico.

Troppo comodo, troppo facile per loro che potrebbero tornare a non preoccuparsi più di tanto, come purtroppo è accaduto in questi mesi. Molto più condivisibile la proposta n. 3830 che prevede invece l’inserimento di un comma all’art. 18 del decreto 81 nel quale verrebbe disposto che i dirigenti delle istituzioni scolastiche sarebbero esentati da qualsiasi responsabilità, onere civile, amministrativo e penale qualora avessero assolto tempestivamente all’obbligo di richiesta di interventi strutturali di manutenzione, necessari per assicurare la sicurezza dei locali e degli edifici assegnati.

Al di là delle eventuali modifiche che verranno apportate, è comunque importante che ora si prendano decisioni immediate e concrete in vista del nuovo anno scolastico. Servono indicazioni chiare e precise su come affrontare le situazioni che si stanno determinando in seguito ai risultati delle verifiche di vulnerabilità sismica, serve il coraggio di decidere di non riaprire quelle scuole che presentano un indice troppo basso , senza lasciare la discrezionalità di scelta agli amministratori locali.

Naturalmente tutto ciò non riguarderebbe comunque la nostra città (almeno per quanto riguarda le scuole di competenza comunale) dove l’indicazione rimane sempre la stessa da 12 mesi a questa parte: affidiamoci a Sant’Emidio!

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