Sicurezza delle scuole: Cristo si è fermato ad Ascoli!


A differenza di quanto accade nella maggior parte dei comuni della zona del cratere, ad Ascoli nulla è cambiato rispetto ad un anno fa. Niente verifiche sulla vulnerabilità sismica e il sindaco continua a “scherzare con il fuoco”, come dimostra la vicenda della scuola Luciani

Se fosse ancora vivo e decidesse di scrivere un romanzo sulla situazione delle scuole nel centro Italia dopo l’interminabile emergenza sismica, non ci sono dubbi sul fatto che Carlo Levi lo intitolerebbe “Cristo si è fermato ad Ascoli”. In un ideale parallelo con lo straordinario romanzo scritto a cavallo della fine della seconda guerra mondiale, in fatto di sicurezza delle scuole la civiltà si è fermata alle porte del capoluogo piceno.

Era così già prima del terremoto, visto che l’amministrazione comunale non si è mai preoccupata seriamente della situazione delle scuole cittadine. Lo testimoniava l’annuale indagine sulla sicurezza delle scuole di Legambiente , “Ecosistemascuola”, che nel 2014 poneva Ascoli tra i peggiori capoluoghi di provincia italiani (al 74° posto su 83 partecipanti). Lo confermava il fatto che l’amministrazione comunale, pur essendoci a disposizione milioni e milioni di fondi elargiti da Governo, Protezione civile e Regione, non aveva in alcun modo rispettato l’obbligo, fissato per legge, di effettuare le ormai notissime verifiche di vulnerabilità sismica nelle scuole cittadine.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, però, dopo il terremoto abbiamo scoperto che in realtà il capoluogo piceno era in buona (o meglio sarebbe più giusto dire in cattiva) compagnia, visto che si trovavano nella stessa situazione la maggior parte dei comuni colpiti dal sisma o comunque nell’area del cratere. Il problema, però, è che dopo il terremoto quasi tutti gli altri Comuni, quasi tutte le altre amministrazioni comunali sembrano quanto meno aver capito la lezione. E, sia pure faticosamente e con una certa lentezza, iniziano a muoversi, a prendere sul serio l’emergenza scuola, a fare quelle verifiche fino ad ora colpevolmente ignorate, a cercare soluzioni in attesa delle ricostruzione o della realizzazione di nuove e più sicure scuole, coinvolgendo i cittadini e i vari comitati che in questi mesi si sono costituiti.

Proprio in questi giorni, ad esempio, l’assessore all’urbanistica, all’ambiente e ai lavori pubblici di San Severino, Sara Bianchi, ha annunciato l’approvazione del progetto per i moduli scolastici da erigere ai giardini pubblici di rione Contro , in attesa della costruzione della nuova scuola che prenda il posto della Alessandro Luzio che pure era stata dichiarata agibile (ma con un indice di vulnerabilità sismica molto basso). A Campobasso nei giorni scorsi, con un po’ di ritardo, sono stati consegnati gli studi di vulnerabilità sismica, effettuati nel rispetto della convenzione siglata dal Comune con l’Università degli Studi del Molise, che hanno evidenziato situazione critica in 3 plessi (ed ora si sta discutendo come affrontare il problema).

Situazione per certi versi simile a Teramo dove proprio in questi giorni sono stati resi noti i valori rilevate nelle scuole cittadine comunale in seguito alle verifiche di vulnerabilità sismica. Lì, tra l’altro, ci sono già scuole che sono state chiuse, mentre ora si sta decidendo cosa fare per i 6 istituti che hanno fatto riscontrare un indice di rischio bassissimo, inferiore allo 0,2. E quanto sta accadendo a Teramo è particolarmente significativo perché proprio il sindaco teramano Brucchi faceva parte insieme al sindaco  Castelli di quella che, nei giorni caldi del post terremoto, avevamo definito la “lobby dei sindaci piagnoni” (vedi articolo “La lobby dei sindaci piagnoni”), cioè quei primi cittadini che, in piena emergenza, hanno cercato in ogni modo di spostare proditoriamente l’attenzione su altri per nascondere le proprie gravi mancanze.

Entrambi gravemente in difetto per non aver rispettato la legge in merito alle veridiche di vulnerabilità sismica, invece di ammettere umilmente l’errore commesso e spiegarne le ragioni, hanno pensato che fos­se mol­to più  con­ve­nien­te ve­sti­re gli im­pro­ba­bi­li pan­ni del­le vit­ti­me, pian­gen­do mi­se­ria e re­cla­man­do, con vi­deo e co­mu­ni­ca­ti stam­pa “strap­pa­la­cri­me”, l’as­sen­za del­lo Sta­to che li aveva la­scia­ti da soli in que­sta dif­fi­ci­le sfi­da. Un’in­de­co­ro­sa “sce­neg­gia­ta” con l’u­ni­co obiet­ti­vo di cer­ca­re di svia­re l’at­ten­zio­ne, di non far com­pren­de­re ai cit­ta­di­ni quan­to gra­vi fossero le loro re­spon­sa­bi­li­tà in que­sta vi­cen­da.

Come dimenticare, ad esempio, i video e le apparizioni “strappalacrime” in tv di Castelli che aveva annunciato anche di aver scritto a Gentiloni, Curcio e Errani. Stes­so im­ba­raz­zan­te cli­chè da par­te del sin­da­co di Te­ra­mo Bruc­chi (an­che lui come Ca­stel­li in ca­ri­ca dal 2009) che, come il col­le­ga asco­la­no, aveva scritto al pre­si­den­te del Con­si­glio  con toni sar­ca­sti­ci (“ci dica cosa dob­bia­mo fare”), an­nun­cian­do l’in­ten­zio­ne di te­ne­re chiu­se le scuo­le e chie­den­do l’im­me­dia­to in­vio dei Musp (Mo­du­li ad uso sco­la­sti­co prov­vi­so­rio). “Sceneggiate” a parte, però, il sindaco di Teramo ha avuto il merito di aver imparato la lezione e in questi difficili mesi ha decisamente cambiato atteggiamento, iniziando finalmente ad occuparsi seriamente del problema della sicurezza delle scuole, coinvolgendo attivamente anche il Comitato cittadino scuole sicure.

Anche quando litigavamo ci ha sempre ascoltato – afferma il presidente del comitato Leda Ragas – e devo ammettere che in questi 11 mesi abbiamo smosso tanto anche perché il sindaco ci ha dato retta ed ha collaborato. Certo gli anni senza far nulla non si scontano con le buone azioni, ma almeno ha iniziato”. Uniti nel “pianto”, le strade di Brucchi e Castelli si sono decisamente separate quando si è trattato di iniziare ad affrontare seriamente il problema. A differenza del suo collega teramano, il primo cittadino ascolano continua a comportarsi come se nulla fosse accaduto, a “scherzare con i fuoco”, senza aver mai neppure pensato di coinvolgere il locale comitato scuole sicure.

Poco o nulla è cambiato rispetto a prima, le verifiche di vulnerabilità sismica continuano ad essere un lontano miraggio (il 30 giugno scorso sono scaduti i termini per la presentazione della manifestazione di interesse per la formazione di un elenco di professionisti per l’affidamento delle suddette verifiche ma tutto tace), al momento nulla si sa se e quando quelle verifiche (o almeno una parte di esse) verranno concretamente effettuate. La differenza già così, con gli altri comuni, è abissale: da una parte si presentano i dati delle verifiche e si discute sulle possibili soluzioni per i casi più preoccupanti, ad Ascoli ancora è tutto in alto mare e le verifiche non sono state neppure programmate.

Non solo, come se non bastasse il sindaco e l’amministrazione comunale continuano, come se nulla fosse accaduto, come se tutte le terribili scosse di questi mesi non ci fossero mai state, a “scherzare con il fuoco”. Come nel caso dei lavori per il miglioramento sismico in corso alla scuola Luciani. Che, nonostante ciò che è riportato negli atti comunali, il sindaco ha provato a spacciare per intervento di adeguamento sismico (clamorosamente smentito dal suo stesso dirigente comunale), con qualche ingenuo “allocco” che gli ha pure creduto, ignorando il fatto che un con una spesa di circa 500 mila euro è praticamente impossibile realizzare un adeguamento sismico.

Per giunta la Luciani, proprio in virtù di quell’intervento programmato prima del terremoto, era l’unica scuola cittadina ad avere la verifica di vulnerabilità sismica che aveva evidenziato un indice di rischio inferiore allo 0,3. A Teramo il suo collega Brucchi l’avrebbe chiusa, Castelli invece per tutto il periodo dell’emergenza terremoto ha fatto finta di nulla e ora, per giustificare un intervento (quello di miglioramento sismico) fuori da ogni logica, si è inventato di tutto, persino che non aveva senso fare una nuova verifica dopo l’interminabile sequenza sismica  perché “non è l’accadimento sismico a far cambiare l’indice di rischio”.

Un’affermazione comica, che si candida all’oscar per la “panzana dell’anno”,  in totale contrasto (oltre che con la logica) con l’opinione di tutti gli esperti (“An­che quei Co­mu­ni e quel­le Pro­vin­ce che han­no ef­fet­tua­to le ve­ri­fi­che di vul­ne­ra­bi­li­tà si­smi­ca pri­ma del­l’a­go­sto 2016  in pra­ti­ca  ora è come se non le aves­se­ro fat­te, do­vreb­be­ro ri­far­le per­ché dopo que­sto im­po­nen­te scia­me si­smi­co di cir­ca 70 mila scos­se è chia­ro che quel­le ve­ri­fi­che fat­te pri­ma non han­no più al­cu­na at­ten­di­bi­li­tà” ha dichiarato il responsabile della Protezione civile del Lazio Antonio Colombi) e, soprattutto, con i fatti degli ultimi mesi.

Che dimostrano come, in tutte le scuole ed istituti che hanno rifatto le verifiche di vulnerabilità sismica dopo le tante scosse di terremoto, i risultati sono stati nettamente difformi rispetto a prima. Ma la vicenda della Luciani è solo la punta di iceberg, la situazione è rimasta immutata in tutte le altre scuole cittadine. Dove, un anno dopo il primo forte terremoto, nulla è cambiato, le verifiche non sono state effettuate e si continua ad esporre ragazzi e personale scolastico al rischio.

Tra l’altro, nonostante i soliti inopportuni proclami del primo cittadino, ora sappiamo che non è affatto vero che le scuole cittadine hanno “brillantemente superato il collaudo rappresentato dallo sciame sismico”, visto che il bilancio (ancora provvisorio…) parla di 2 scuole chiuse perché dichiarate inagibili e complessivamente ingenti danni, per un importo superiore ad un milione di euro. Un simile scenario avrebbe quanto meno consigliato di fare come negli altri comuni, di verificare concretamente, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, il reale stato di salute delle nostre scuole, avendo così eventualmente anche il tempo per affrontare probabili (potremmo dire quasi certe) situazioni problematiche.

Gli altri Comuni lo hanno fatto, ad Ascoli invece tutto è rimasto fermo come se il terremoto non ci fosse mai stato. L’amministrazione comunale continua tranquillamente a fregarsene della sicurezza delle nostre scuole, per fortuna che atteggiamento un po’ differente è quello della Provincia che quanto meno ha avviato le verifiche in alcuni istituti scolastici e si appresta a farlo in altri.

Per il resto ora come un anno fa (ma come anche negli anni passati) agli studenti ascolani e alle loro famiglie e al personale scolastico non resta che affidarsi a … Sant’Emidio!

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