Dopo spiaggia e ombrelloni in piazza del Popolo, arrivano i bagnini in Comune


In seguito ad una convenzione siglata dai due Comuni nel marzo scorso, il Comune di Ascoli ha effettuato la procedura negoziata per l’affidamento del servizio di salvataggio a mare nelle spiagge libere per conto del Comune di San Benedetto

Prima la spiaggia, gli ombrelloni e le sdraie in piazza del Popolo. Poi la dichiarazione ambigua del sindaco Castelli (“volevamo ricreare l’Ascoli beach”), come se il capoluogo piceno  in passato fosse stato una località di mare.  Infine nei giorni scorsi, esattamente il 18 luglio scorso, ecco presentarsi in Comune un nutrito gruppo di bagnini per la selezione per l’affidamento del servizio di salvataggio a mare. Ma, allora, stai a vedere che alla fine aveva ragione il primo cittadino, che davvero Ascoli in fondo è una città di mare.

Nulla di tutto ciò, a svelarci l’arcano ci pensa la determina n. 1024 del 6 luglio scorso (ma, tanto per cambiare, pubblicata sull’albo pretorio on line solo venerdì 28 luglio). Che spiega come in realtà la procedura negoziata per l’affidamento di salvataggio a mare  per le spiagge libere il Comune di Ascoli la effettua per conto del Comune di San Benedetto. Questo perché nel marzo scorso, con delibera di Consiglio comunale n. 16, i due Comuni hanno siglato una convenzione per l’istituzione della gestione associata per le procedure di acquisizione di beni, servizi e lavori, con il Comune di Ascoli scelto come capofila.

E’ interesse condiviso dei Comuni di Ascoli e San Benedetto – si legge nella delibera n.16 – mettere  in comune le professionalità e le specializzazioni esistenti presso i due enti al fine di consentire il miglioramento dell’efficienza, dell’efficacia e della economicità delle procedure di acquisizione di beni e servizi e di affidamento di lavori pubblici, – consentire lo scambio di conoscenze e di esperienza tra i due enti al fine di migliorare la qualità dei servizi e la crescita professionale degli organici coinvolti, anche ai fini della successiva fase di Qualificazione delle stazioni appaltanti; – condividere le “best practice” al fine di ottimizzare i processi di approvvigionamento delle risorse necessarie ai rispettivi enti per l’espletamento delle funzioni fondamentali; – costituire, in determinati mercati, una massa critica in grado di ottenere migliori condizioni per l’esecuzione delle commesse pubbliche”.

Come si legge anche nella determina n. 1024, le norme che regolano questo tipo di accordi e la stessa convenzione in realtà davano la possibilità al Comune di San Benedetto di agire autonomamente. Invece, un po’ a sorpresa visto anche il tipo di servizio (salvataggio a mare) per il quale San Benedetto dovrebbe avere un po’ di esperienza e dimestichezza in più rispetto ad Ascoli, ha deciso di rivolgersi al Comune capoluogo. Ancora più singolare, però, è il fatto che la richiesta del Comune di San Benedetto a quello di Ascoli sia arrivata solamente il 4 luglio scorso, cioè ad estate ampiamente in corso.

Considerando che poi la procedura si è svolta solo lo scorso 18 luglio , in pratica il servizio di salvataggio a mare nelle spiagge libere sambenedettesi è partito solo in questi giorni, c’è da fare i complimenti per la tempestività. Sembra quasi che San Benedetto si sia voluto adeguare ai tempi e ai ritmi “messicani” del Comune di Ascoli. Che, diligentemente e nel pieno rispetto della convenzione, ha svolto il compito richiesto, effettuando la selezione. Non poteva, però, mancare una nota di campanile che è emersa, quasi inconsapevolmente, proprio nella determina con cui si indice la procedura per la selezione.

Che, nel titolo della determina stessa, invece che “per conto” diventa “contro il Comune di San Benedetto”. Il più classico dei lapsus freudiani…

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