Polemiche e proteste per la decisione del Comune di Napoli di attribuire a Maradona la cittadinanza onoraria, nonostante i suoi problemi con il fisco. Il sindaco De Magistris non cede ma,a sorpresa, parte della città e gli ultras si schierano contro
Il calcio è in vacanza ma i calciatori (o gli ex calciatori) continuano ad essere al centro dell’attenzione. E con loro i soliti politici che provano a sfruttare l’indiscusso palcoscenico rappresentato dal mondo “pallonaro” italiano per acquisire un po’ di notorietà in più, per guadagnare visibilità e consenso.
Naturalmente, però, bisogna poi fare attenzione perché è grande il rischio che tutto si trasformi in un boomerang. Come, ad esempio, è accaduto questa settimana alla ministra Fedeli e, soprattutto, al sindaco di Napoli De Magistris con i casi Donnarumma e Maradona. Ma se quelle legate al portiere del Milan, che di ritorno dagli Europei under 21 ha deciso di non sottoporsi all’esame di maturità per andarsene in vacanza ad Ibiza (provocando la reazione dei “moralisti” da tastiera e l’intervento della ministra Fedeli che gli ha scritto una lettera pubblica), sono comunque vicende personali, di ben altro tenore è quanto accaduto a Napoli con protagonisti Diego Armando Maradona e il sindaco partenopeo Luigi De Magistris.
Che ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria all’ex “pibe de oro”, con una cerimonia che sarebbe dovuta svolgersi in piazza del Plebiscito e che, invece, alla fine si è svolta in Comune (in piazza c’è poi stata la festa con lo show di Maradona). Chiunque ama e segue il calcio e ha vissuto la stagione calcistica di Maradona (con il Napoli e con l’Argentina, ma anche con il Barcellona prima di arrivare in Italia) non può non essere innamorato di quello che, insieme a Pelè , è considerato il miglior giocatore della storia del calcio.
Le sue “magie” sul campo hanno incantato anche i tifosi avversari, i suo colpi, le sue giocate sono state definite (con un po’ di enfasi) al pari di opere d’arte. Un po’ meno edificanti le sue “gesta” fuori dal campo ma questo non deve intaccare il ricordo e l’amore dei tifosi per lo straordinario calciatore. Ecco, il punto è proprio questo. Le gesta e le vicende calcistiche di Maradona devono rimanere in ambito sportivo, in ambito calcistico. Napoli e i tifosi napoletani fanno bene a ricordare e “venerare”, da un punto di vista sportivo, il campione che ha regalato loro gli unici due scudetti della loro storia.
Comprensibile che, in suo onore, la società abbia deciso di ritirare la maglia n. 10 indossata dal campione argentino, più che giustificati tutti i riconoscimenti sportivi che la Napoli calcistica gli ha riservato. Ma la cittadinanza onoraria è assolutamente fuori luogo, è una decisione che non può lasciare perplessi e che non è stata gradita neppure da parte della tifoseria azzurra. Perché Maradona è stato un campione in campo e un idolo dei tifosi e per quello deve essere ringraziato e gratificato anche con importanti riconoscimenti.
Ma come cittadino ha lasciato molto a desiderare, ha avuto e ha pendenze con la giustizia italiana e non è certo meritevole di un simile riconoscimento civile. Basterebbe pensare, ad esempio, a tutta la vicenda legata all’evasione fiscale che, tra sanzioni, procedimenti giudiziari, condoni, debiti con lo Stato pagati in parte o da pagare, si trascina ormai dal 1989. Non è questa la sede per ripercorrerla, c’è stato addirittura un lungo periodo nel quale Maradona non poteva neppure tornare in Italia perché correva il rischio di essere arrestato proprio per i problemi con il fisco.
Poi la situazione per lui si è alleggerita, qualcosa ha pagato, qualcosa gli è stato condonato (come avviene sempre nel nostro paese quando gli evasori o i presunti tali sono personaggi così famosi…). Ma ancora oggi il suo contenzioso fiscale con lo Stato non è affatto terminato. Che siano 40 (come sostiene Equitalia) o 14 (come invece sostengono i legali dell’ex calciatore argentino) i milioni non pagati al fisco cambia poco. E’ normale che tutte queste vicende non scalfiscono l’amore dei tifosi napoletani nei scuoi confronti, è più che comprensibile che da loro continui ad essere considerato un idolo, un campione calcisticamente da ammirare e da continuare a venerare.
Ma che un rappresentante istituzionale come è il sindaco decida di “premiarlo” con un’onorificenza importante come la cittadinanza onoraria è davvero fuori luogo. Non è certo un bel messaggio quello che arriva da Napoli, o meglio dall’amministrazione comunale napoletana e, soprattutto, dal sindaco De Magistris. Che ha pensato così di accattivarsi ulteriormente le simpatie di gran parte dei napoletani che, invece, hanno avuto una reazione non proprio attesa.
Perché se è vero che poi erano in 10 mila in piazza a festeggiare il “pibe de oro”, è altrettanto innegabile che una larga parte della città e degli stessi tifosi azzurri si sono apertamente schierati contro la decisione del sindaco. Ed è oltre modo significativo che a schierarsi contro la cittadinanza onoraria a Maradona sono stati proprio i tifosi più caldi, gli ultras della Curva A, che nei giorni precedenti all’appuntamento hanno tappezzato alcuni punti della città (compresi luoghi simbolo come Fuorigrotta e la Galleria Vittoria) con striscioni polemici. “5 luglio… non l’ha voluto la città… ma un sindaco a caccia di soldi e pubblicità” recitava uno degli striscioni esposti che sintetizza, in maniera emblematica ed esaustiva, il pensiero di una larga fetta della tifoseria e della stessa città.
Il ragionamento degli ultras partenopei è di una semplicità disarmante. La città, i tifosi ameranno sempre e comunque Maradona come idolo calcistico, per quello che ha fatto per il Napoli calcio. Ma la cittadinanza onoraria è un’altra cosa, non è per nulla opportuna e, comunque, nulla aggiunge al rapporto dei tifosi e della città con il campione argentino.
Lo hanno capito gli ultras, peccato che non lo abbia compreso il sindaco, colui che dovrebbe rappresentare le istituzioni…