Nelle mani di Boeri le speranze di rinascita di Arquata


“Sono qui perché ho l’obbligo di capire se si stanno facendo le cose giuste” ha detto l’architetto milanese. Sconfortanti i dati forniti dai tecnici: 1772 edifici inagibili su 2163, appena 31 mila delle 422 mila tonnellate di macerie portate via

Non ci devo venire più a questi incontri, mi fanno star male. Sono davvero distrutto, mi hanno mandato a Grottammare da solo, senza nessun altro mio compaesano. Alla mia età non posso pensare di entrare in una casetta di 40 mq, di passare l’intero inverno chiuso li dentro in mezzo alla neve (perché da noi ogni anno c’è almeno un metro-un metro e mezzo di neve). Oggi hanno detto che ci vorrà molto tempo per la ricostruzione, morirò senza poter tornare a vivere nel mio paese”.

E’ davvero molto difficile non farsi emotivamente coinvolgere dalla profonda ma dignitosa disperazione di quanti fino a 10 mesi fa vivevano ad Arquata del Tronto  o in una delle sue numerose frazioni. Quella di quell’uomo anziano 71enne di Pretare l’abbiamo raccolta al termine dell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio (martedì 20 giugno), alla presenza dell’architetto Stefano Boeri, consulente del Commissario Straordinario per la ricostruzione Vasco Errani, sotto la pineta di fronte al vecchio campo di calcio, ora luogo destinato ad ospitare le tanto attese casette. Che forse rappresentano un passo avanti, la possibilità di riportare in quei luoghi chi da sempre ci vive ma che non da tutti sono viste in maniera così positiva.

Io non so se ci riesco a stare – confessa Maria Luisa che, proprio di fronte al campo dove stanno sorgendo le casette  ha la sua casa, naturalmente inagibile – è dura sia da un punto di vista psicologico che anche da un punto di vista della salute stare qui, circondati da macerie ovunque”. Le sue perplessità, con fermezza ma con garbo, le ha espresse alla vicepresidente della Regione Anna Casini, al sindaco di Arquata Petrucci e ai tecnici regionali presenti all’incontro.

Un confronto non facile perché la situazione è davvero molto delicata e complessa, perché di ritardi ed errori ne sono stati commessi, perché oggettivamente il percorso da percorre è molto tortuoso e pieno di complicazioni e perché dopo 10 mesi i cittadini sono sfiniti, ancora stravolti e sempre più sfiduciati. Ma, e questo è quello che ci ha più colpito, mantengono una straordinaria dignità nell’esprimere questo comprensibile stato d’animo, nonostante tutto non sono stanchi di continuare ad avanzare le proprie richieste, con toni decisi ma mai troppo aggressivi (come invece ci tocca leggere spesso sui social da parte di gente che, seduta tranquillamente sulla poltrona di casa, a centinaia di chilometri di distanza, senza sapere nulla o quasi urla e strepita senza neppure immaginare di cosa sta parlando).

Dicevamo della situazione molto complessa e difficile, basterebbero pochi dati (ma a chi era presente o conosce bene quei luoghi in realtà non sarebbero neppure serviti) per fotografarla. Su 2163 sopralluoghi effettuati  ben 1772 edifici sono risultati completamente inagibili, solo poco più di 200 sono agibili, gli altri comunque necessitano di interventi per avere l’agibilità. I tecnici presenti hanno, poi, mostrato le mappe di Arquata e delle varie frazioni, praticamente tutte quasi completamente zone rosse (qualche rara zona verde in più si nota a Colle e Spelonga).

Gli stessi tecnici hanno, poi, sottolineato alcune grande difficoltà a cui stanno andando incontro, come risalire a tutti i proprietari per le ordinanze di demolizione, sottolineando come una delle priorità è quella di liberare la viabilità principale. L’altra grande criticità, non sarebbe neppure servito accennarla visto che è sotto gli occhi di tutti, è la rimozione delle macerie. Fino ad ora ne sono state portate via 31 mila su circa 422 mila tonnellate complessive. Ad allungare notevolmente i tempi contribuiscono gli interventi di messa in sicurezza, spesso necessari prima di rimuovere le macerie stesse.

Sottolineata anche l’urgenza di avviare le operazioni di perimetrazioni e la necessità anche di prevedere delle modifiche al piano regolatore per consentire a chi non ricostruisce subito di aver delle aree a disposizione dove poter eventualmente tornare negli anni successivi. “Noi vogliamo tornare qua – ha sottolineato il sindaco Petrucci – stiamo preparando le casette ma vogliamo anche pensare alla ricostruzione. Dove c’era il campo sportivo sono pronte 24 casette, complessivamente ce ne andranno 54. Inutile nasconderlo, siamo conciati male, tutti le frazioni sono zona rossa, siamo in mezzo alle macerie da 10 mesi”.

Siamo di fronte ad una devastazione totale – ha aggiunto la vicepresidente Casini – che ha colpito non solo i residenti ma anche i proprietari delle seconde case a cui siamo legati. Qui non ci sono le ville di Cortina, le seconde case sono di chi magari è nato qui e come può ci torna a passare qualche giorno, qualche settimana. Ora le due priorità sono la riduzione delle zone rosse e il piano delle macerie. Poi bisognerà affrontare i casi difficili di Arquata e Pescara, bisognerà  ascoltare chi viveva qui, chi ha perso familiari, per ragionare sulla delocalizzazione. Dobbiamo impegnarci per aiutare e sostenere la forza e la tenacia dei residenti e dei non residenti che non vogliono andarsene, dobbiamo far venire fuori l’anima di questi luoghi”.

 Che è stata perfettamente incarnata da una ragazza, sposata e con un figlio piccolo, che ha manifestato il desiderio di tutta la sua famiglia di tornare subito qui. “Non voglio mandare mio figlio a scuola ad Ascoli o a San Benedetto – ha affermato – non voglio andare a vivere in uno di quei posti. Voglio tornare qui, ho fatto una scelta di vita e vi chiedo di aiutarmi a ritornare ad Arquata. La mia casa ha avuto come valutazione C ma il tecnico mi ha detto che passeranno almeno un paio di anni prima di poterla sistemare. Non ho diritto ad una casetta ma voglio tornare qui, ditemi come posso fare, aiutatemi a tornare”. 

Naturalmente l’attenzione maggiore era puntata su Boeri che ha poi spiegato il motivo della sua visita. “Sono qui per una ragione semplice – ha affermato – siamo consulenti di chi decide, abbiamo l’obbligo di capire se si stanno facendo le cose giuste. Stamattina siamo stati ad Amatrice, prima siamo stati a L’Aquila per vedere cosa è stato fatto, abbiamo visto, studiato e capito. Qui siamo ancora in emergenza invece dovrebbe iniziare la ricostruzione. Il primo importante passo da compiere è la perimetrazione delle zone rosse, insieme al problema delle macerie. Per quanto riguarda le casette temporanee, che di fatto rappresentano già una modificazione del territorio, dobbiamo renderci conto che non saranno tanto temporanee, sono destinate a rimanere per diversi anni”.

Nei successivi interventi dei residenti sono state innanzitutto sottolineate due importanti priorità. la necessità di una maggiore e più attenta informazione e di un maggiore coinvolgimento e ascolto delle associazioni di cittadini che sono nate in questi mesi.

Abbiamo necessità di essere informati   abbiamo bisogno di poter parlare. Pesa  terribilmente la carenza di informazioni e di dibattito” ha sottolineato il presidente di “Arquata Futura” Paolini che ha anche consegnato a Boeri un documento , sottoscritto da tutte le associazioni del posto (http://www.arquatafutura.org/News/documento-riunione-29042017DEF.pdf). Nel quale sono indicate quelle che sono considerate le priorità e che, lo stesso Paolini, ha ricordato all’architetto milanese: un crono programma chiaro e concreto, l’attenzione massima per i non residenti, il ripristino della viabilità, il ripristino delle opere d’arte.

Sarà dura, non sarà per nulla facile, la speranza è che quella di Boeri non sia stata solo un’inutile passerella come, purtroppo, ne abbiamo viste già troppe.

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