Ha provocato rabbia e indignazione il servizio de “Le iene” sulla presunta truffa legata alla beneficenza nei confronti dei terremotati. Ma non meno deplorevoli e inaccettabili sono i tentativi di speculare sul terremoto messi in atto da politici, amministratori e organi di stampa
C’è chi prova a lucrare sul terremoto e chi invece specula su questa tragedia per “biechi” motivi di opportunità. La cronaca di questi giorni purtroppo ci racconta storie tutt’altro che edificanti in qualche modo legate alle tristi vicende del terremoto. Tutti siamo rimasti colpiti e ci siamo indignati dopo aver visto i due servizi de “Le iene” sulla presunta truffa collegata alla beneficenza nei confronti delle popolazioni terremotate. Al di là di come in concreto siano andate le cose (spetterà alla magistratura stabilirlo) non si può non rimanere disgustati al solo pensiero che ci possa essere qualcuno che non si fa scrupoli di provare a lucrare sulla pelle di chi sta vivendo questa immane tragedia. Non meno deplorevoli, però, sono i comportamenti di chi in qualche modo cerca di speculare sul terremoto magari per avere un ritorno di immagine o un maggiore gradimento, per catturare qualche attenzione in più, per ottenere qualche beneficio personale o per la propria comunità o per guadagnare qualche lettore in più. Come avrete capito parliamo di politici, di amministratori locali ma anche di alcuni organi di informazione.
In particolare quest’ultimi in realtà non si erano certo distinti neppure nelle ore immediatamente successive al primo terremoto, con articoli e servizi che all’epoca definimmo veri e propri atti di sciacallaggio. Ma con il passare dei mesi le cose non sono certo andate meglio. Da una parte, sfruttando il clima di tensione e di paura che inevitabilmente questa interminabile emergenza ha provocato, alcuni quotidiani hanno cavalcato spudoratamente la paura con titoli a tutta pagina, allarmistici e dai contenuti quasi drammatici, anche per scosse di terremoto di magnitudo 3 o addirittura minore (di quelle, per intenderci, che difficilmente vengono avvertite dalla popolazione).
Dall’altra gli stessi organi di informazione hanno ampiamente capito quanto faccia “audience” cavalcare la protesta, sempre e comunque, a prescindere dai fatti, dai dati che finiscono per essere particolari praticamente quasi irrilevanti. Mi ha molto colpito un lungo articolo pubblicato da un quotidiano locale nei giorni scorsi nel quale si forniva un quadro della situazione in cui versano attualmente le zone terremotate assolutamente tragico, con toni polemici molto forti, ma citando dati e fatti assolutamente e completamente sballati. Intendiamo, che la situazione sia davvero imbarazzante e insostenibile è sotto gli occhi di tutti, che ci siano gravissimi ritardi e ancor più gravi inadempienze è evidente.
Ma proprio perché la situazione è già così inaccettabile non si capisce che bisogno c’è di fornire cifre e dati assolutamente sballati e per nulla attendibili, solo per cercare di amplificare, di rendere più tragica qualcosa che, per come stanno realmente le cose, non ha bisogno di alcuna forzatura. A nostro avviso annoverabili tra le speculazioni è anche quanto fatto dalla Regione prima di Natale, ma venuto a galla solo in questi giorni, per promuovere le mostre e i mercatini natalizi in svolgimento nel nord delle Marche, tra le province di Ancona e Pesaro. Che non sono state neppure sfiorate dall’interminabile sequenza sismica ma , in spregio a chi invece sta realmente patendo le drammatiche conseguenze del sisma, grazie agli uffici regionali hanno vestito gli improbabili panni delle vittime.
“Gentilissimi – si legge nella mail mandata dall’Ufficio turismo e commercio della Regione agli operatori del settore turistico e della ricettività – come sapete le Marche stanno vivendo, a seguito del sisma di agosto e ottobre, un periodo di sofferenza per le ferite portate alle famiglie, alle case, alle nostre montagne e all’immenso patrimonio culturale della nostra regione. Crediamo tuttavia che il modo migliore per aiutare le Marche sia visitarle e cogliere le occasioni che gli eventi in corso in questo periodo, come le grandi mostre di Osimo, Loreto, Senigallia, Ancona e Urbino e i mercatini natalizi dei borghi storici e città d’arte della provincia di Pesaro-Urbino sanno offrire. Vi alleghiamo pertanto il calendario degli eventi di Natale e vi invitiamo a diffonderlo”.
Al di là del fatto che certe attenzioni gli uffici regionali dovrebbero soprattutto averle per i territori realmente colpiti dal terremoto (le province di Ascoli, Fermo e Macerata), ci può anche stare che la Regione si preoccupi comunque che anche le zone non direttamente interessate dal sisma non subiscano pesanti danni per quanto riguarda il turismo. Ma farlo citando le sofferenze che si stanno vivendo per il terremoto è davvero una cosa di pessimo gusto e, soprattutto, un insulto nei confronti di chi quelle sofferenze le sta vivendo realmente e concretamente sulla propria pelle. Ma parlando di “bassa” speculazione non si può fare a meno di citare il discutibile (per essere magnanimi) intervento dei giorni scorsi del sindaco di San Benedetto Pasqualino Piunti.
“Sono andato per sollecitare l’emendamento che riconosca il danno indiretto provocato dal sisma anche nelle città che hanno accolto gli sfollati” ha dichiarato nei giorni scorsi all’Ansa il primo cittadino sambenedettese. Per il quale, evidentemente, gli “sfollati” sono da considerare un danno indiretto… Saremmo davvero curiosi di sapere in che modo la loro presenza può aver danneggiato la città o il suo tessuto socio economico. Non si può certo parlare di danni per hotel e alberghi della zona che, solitamente, in quei mesi in cui hanno ospitato le persone provenienti dalle zone terremotate sono chiusi. Lo stesso Piunti, d’altra parte, sottolinea che non risulterebbe al momento un crollo delle prenotazioni per il periodo estivo.
“Non credo che ci sia alcun crollo di prenotazioni – afferma – gli operatori non sembrano preoccupati. Qui abbiamo un’ottantina di hotel, quelli impegnati per gli sfollati sono sei-sette”. Quindi, quale sarebbe il problema, in che cosa consisterebbe questo “danno indiretto”? “Abbiamo anche tanti bambini che siamo lieti di accogliere – spiega il sindaco di San Benedetto –ma l’accoglienza ha messo alla prova il nostro sistema di servizi”. “Che brutta cosa è la politica” ha commentato amaramente una delle sfollate di Arquata che si trova proprio a San Benedetto (e sorvoliamo per decenza su altri commenti ben più duri…). Più che comprensibile il suo scoramento di fronte a questa pessima caduta di stile. Ma in che mondo vive il sindaco Piunti, verrebbe da chiedersi? Ma con quale faccia, nel difficilissimo contesto che stanno vivendo le popolazioni e i territori realmente colpiti dal terremoto, reclama “moneta” per improbabili e incomprensibili “danni indiretti”?
Conoscendo la serietà e la sensibilità del primo cittadino sambenedettese ci ha ancora di più colpito la sua terribile caduta di stile. Un po’ meno, invece, ci colpisce il comportamento del sindaco Castelli che praticamente dall’inizio della crisi sismica sta, in forme più o meno sottili, speculando sul terremoto. Ricordiamo ancora tutti la favoletta raccontata dal primo cittadino a settembre sulla famosa assicurazione per il terremoto, una “montatura” che gli ha garantito qualche giorno di gloria e di fama ma che, poi, si è rivelato un bluff vero e proprio, visto che la tanto decantata polizza, fatta passare dal sindaco come una “geniale intuizione”, in realtà si è dimostrata essere una comunissima “All risks” come quella posseduta da quasi tutti gli enti.
Ci sarebbe da sottolineare, poi, il paradosso che sta emergendo, visto che a 7 mesi dal primo terremoto ancora non si è visto un euro del più volte decantato “rimborso danni in tempi brevi” grazie all’assicurazione stessa di cui , per altro, da mesi si sono perse le tracce. Polizza di assicurazione a parte (saremmo comunque curiosi di sapere dal sindaco per quale particolare ragione ha raccontato questa inverosimile storiella della particolare polizza solo per il terremoto…), a voler esagerare si potrebbe quasi dire che alla fine il terremoto in qualche modo ha dato una mano al primo cittadino. Che, da quel 24 agosto, ogni ritardo, ogni slittamento dei tempi per la realizzazione di opere attese da anni (o da mesi) lo giustifica con il terremoto.
Anche quando gli stessi atti comunali smentiscono clamorosamente questa tesi, anche quando la stessa logica evidenzia come il terremoto in realtà non c’entra nulla. La nuova tribuna est che inizialmente doveva essere pronta 2 anni fa e che, poi, il sindaco ha assicurato sarebbe stata pronta per il girone di ritorno, sarà a disposizione ben che vada per il prossimo campionato? Naturalmente la colpa è del terremoto che, evidentemente, ad Ascoli i suoi effetti li ha fatti sentire prima ancora del suo stesso verificarsi… C’è un comunicato stampa dell’ottobre scorso che più di ogni altro rende bene l’idea di quanto surreale siano certe giustificazioni. In quel comunicato il sindaco parla, proprio in relazione ai lavori per la nuova tribuna est, dei tanti impegni che devono affrontare a causa del terremoto i tecnici comunali, come se la realizzazione della nuova struttura dovesse essere opera loro e non della ditta che si è aggiudicata l’appalto.
Stessa musica per i ritardi per la riapertura del teatro Filarmonici, idem per il ponte di San Filippo. Per il quale, tra l’altro, c’è un atto comunale, la determina n. 1299, che spiega senza possibilità di fraintendimenti i motivi dell’ulteriore slittamento (di un’opera attesa da tempo…). La ditta che stava effettuando i lavori ha riscontrato criticità inattese e imprevisti sui sottoservizi che “hanno modificato considerevolmente sia la modalità che la tipologia e di conseguenza la tempistica di esecuzione delle lavorazioni così come nel crono programma di progetto”. Il terremoto, quindi, non c’entra assolutamente nulla. Certo, però, bisognerebbe spiegare come sia possibile che, dopo aver impiegato quasi 3 anni per predisporre il progetto, dopo aver speso decine di migliaia di euro per una serie interminabile di studi e indagini, emergano degli aspetti che non erano stati considerati o erano stati considerati in maniera non esatta. Ci vuole coraggio e un elevato senso di autocritica, molto più semplice ricorrere al terremoto, una giustificazione valida per ogni evenienza.
Emblematica, a tal proposito, è la telenovela sulla riapertura della piscina. Ancora nei giorni scorsi, visto che anche la data di marzo (come tutte quelle indicate prima) non è stata rispettata, sui post pubblicati dal sindaco si fa un ossessivo riferimento al terremoto come causa dei ritardi. E, quel che è ancor più sconcertante, a forza di ripetere il ritornello sul terremoto c’è anche qualche “servo sciocco” cha alla fine si è fatto condizionare a tal punto da crederci. Anche in questo caso i fatti e, soprattutto, gli atti dimostrano inequivocabilmente che il terremoto non c’entra nulla. E anche in questo caso gli stessi atti comunali spiegano in maniera sin troppo esauriente le ragioni di questo ritardo. Come si ricorderà a settembre, cioè dopo la scossa del 24 agosto, in un comunicato stampa il Comune annunciava che i lavori per la piscina erano partiti e che si sarebbero conclusi entro novembre.
Ma se davvero all’epoca i lavori erano già partiti, la successiva scossa di fine ottobre avrebbe potuto eventualmente far slittare la riapertura di qualche settimana, non di 5 mesi (ben che vada se ne riparla ad aprile). A novembre, quindi dopo anche la seconda violenta scossa del 30 ottobre, il sindaco su facebook chiedeva ancora qualche settimana di pazienza prima della riapertura. Da allora ne sono trascorse quasi 20 e ancora tutto è in alto mare. A spiegarci le ragioni di tale ritardo, però, arrivano due determine approvate a fine 2016 ma pubblicate sull’albo pretorio on line solo nei giorni scorsi (chissà come mai…). La prima è la determina n, 1566 del 15 novembre con la quale viene approvato “ai soli fini tecnici” il progetto esecutivo “Interventi di riqualificazione – Piscina Comunale”. La seconda è la 1681 del 7 dicembre con la quale l’amministrazione comunale approva i contratti di subappalto stipulati pochi giorni prima (21 e 22 novembre) dalla società che si è aggiudicata l’appalto con altre ditte.
In altre parole questo significa che, in realtà, i lavori alla piscina sono partiti, nella migliore delle ipotesi, a fine anno. Quindi altro che terremoto, i ritardi sono dovuti semplicemente al fatto che i lavori sono partiti con estrema lentezza e con estremo ritardo. Mettendo da parte i tanti interrogativi che dovrebbero derivare da tutto ciò (ma l’appalto su che base è stato aggiudicato se poi ci sono voluti altri tre mesi per approvare il progetto?), quello che è fondamentale sottolineare è che a settembre, quando il sindaco annunciava l’avvio dei lavori e la fine entro novembre, in realtà non c’era ancora neppure il progetto. E a novembre, quando il primo cittadino chiedeva ancora qualche settimana di pazienza, i lavori dovevano ancora iniziare. Sarebbe stato doveroso dare una spiegazione ai cittadini che attendono quella struttura con ansia. Invece si è preferito ancora una volta speculare e sfruttare il terremoto per nascondere le reali difficoltà.
Tra le speculazioni del primo cittadino bisognerebbe, poi, annoverare anche il maldestro tentativo di accreditarsi meriti per importanti decisioni del governo e del Parlamento che, in realtà, sono state determinate da ben altri fattori. Ma di questo parleremo prossimamente…