Dal Coni in versione Babbo Natale per lo stadio alle singolari spiegazioni tecniche di improvvisati sismologi, dagli immotivati attacchi al Comitato Scuole Sicure al “tutti colpevoli, nessuno responsabile”: le surreali reazioni di chi non ha gradito il servizio delle Iene (e la figuraccia del sindaco). Con una doverosa “rinfrescata” alla memoria di chi dimentica o finge di dimenticare
Sarà per il Carnevale ormai alle porte, sarà lo spirito goliardico tipico che si respira in queste ore che fa ritornare tutti al periodo dell’infanzia, ma in questi giorni successivi al “ciclone” Iene, che si è abbattuto e ha tramortito il sindaco Castelli, ne abbiamo lette e ne abbiamo ascoltate davvero tante di “castronerie” su tutta la vicenda che ruota intorno alla sicurezza delle scuole.
Tra le farneticanti spiegazioni tecniche di novelli esperti sismologi, le ricostruzioni fantasiose ed irreali di chi, neppure sotto tortura, potrebbe mai ammettere che questo sindaco è un essere umano e qualche volta (siamo magnanimi…) sbaglia anche lui, le solite improponibili giustificazioni all’insegna dello scarica barile, alcune straordinarie “leggende metropolitane” costruite intorno allo stadio e la memoria corta (troppo spesso per comodità) di qualcuno, nelle ore passate abbiamo assistito ad una sorta di gara “a chi la spara più grossa”. Ad alcune di queste “farneticazione” non varrebbe neppure la pena di rispondere, tanto surreali e imbarazzanti sono. D’altra parte cosa si può rispondere a chi riesce addirittura a sostenere che le nostre scuole non hanno bisogno di alcuna verifica sismica perché hanno retto a scosse di magnitudo 6.1 e 6.5.
Non bisogna certo essere tecnici dell’Ingv, anche un bambino sa perfettamente che quella è la magnitudo registrata nell’epicentro non certo ad Ascoli. E non è certo il caso di scomodare le teorie sulle relazioni di attenuazione della magnitudo (dal metodo Bommer alle relazioni Sabella e Pugliese fino al metodo Ambraseys) per sapere che la distanza tra l’epicentro di quei due sisma e il capoluogo piceno determina quanto meno una diminuzione di un punto (secondo qualcuno anche più) della magnitudo stessa, con la conseguente considerevole diminuzione della forza distruttiva del terremoto (vedi tabella a sinistra).
Così come c’è poco da dire e da spiegare a chi, magari avendo anche visto l’intero servizio delle Iene, continua a sostenere che non ha senso fare le verifiche di vulnerabilità sismica quando nessuno sa dire quale indice sia necessario per dichiarare una scuola sicura. In quel servizio prima il noto sismologo Alessandro Martelli, poi il sindaco di Giulianova Mastromauro, infine lo stesso commissario per la ricostruzione Errani hanno ribadito che per essere sicure le scuole devono avere un indice di vulnerabilità sismica pari ad uno, cosa altro serve per capirlo? E ci asteniamo, per decenza, dal commentare la corbelleria di chi si chiede se chi contesta per le scuole ha poi effettuato la verifica sismica sulla propria casa, è a dir poco disarmante dover anche solo provare a discutere di simili sciocchezze.
Piuttosto ci sembra opportuno soffermarci su tre questioni in particolare sollevate da chi (per la verità non molti) in questi giorni ha provato a giustificare o quanto meno attenuare le responsabilità (e la figuraccia) del sindaco: quella relativa allo stadio (con tutto quanto ne consegue), il tentativo di demolire in ogni modo il Comitato Scuole Sicure (comportamento tipico di chi ha pochi o inesistenti argomenti concreti e, quindi, prova a demolire la credibilità di quello che in qualche modo viene individuato come l’avversario), il tentativo di allargare la sfera delle responsabilità, tirando dentro i cittadini stessi e l’informazione che in questi anni non avrebbero vigilato.
Partiamo dallo stadio che è sicuramente l’argomento che ha provocato le maggiori reazioni (un noto giornalista sportivo locale a tal proposito ha ironicamente affermato “chi ci osserva dalla Sicilia e non sa nulla di queste cose penserà che siamo sottosviluppati, che l’unica nostra preoccupazione è il pallone”). Per i “drogati” del pallone (e del Picchio) l’inviata delle Iene ha commesso un grave sacrilegio, osando accostare il sacro tempio dei bianconeri (lo stadio) alle scuole. In realtà quella della Toffa era una domanda volutamente provocatoria, praticamente inevitabile di fronte al solito comizio stile “sindaco piagnone” di Castelli. D’altre parte se un sindaco continua a ripetere che non ha potuto fare le verifiche perché negli ultimi anni il governo ha tagliato miliardi agli enti pubblici, e quindi il Comune è senza soldi, la domanda “nasce spontanea”. Se non si hanno neppure 800-900 mila euro (tanto costerebbero) per le verifiche di vulnerabilità sismica nelle scuole come si fad impegnare 2,5 milioni di euro per lo stadio?
Come abbiamo ampiamente ribadito le due cose non sono in alcun modo connesse, le verifiche di vulnerabilità sismica nelle scuole per il Comune erano gratis (c’erano a disposizione i fondi stanziati da governo e protezione civile, nel complesso oltre 5 miliardi di euro) e quindi potevano essere effettuate anche se l’amministrazione comunale avesse impegnato tutti i fondi presenti in bilancio per lo stadio. Però quella “domanda provocatoria” è stata sufficiente per dare il via alle teorie più bislacche di chi evidentemente ha perso il senso della realtà. Al punto da spingersi a sostenere che è più che giusto dare pari importanza alla sicurezza dello stadio e a quella delle scuole, anzi, allo stadio vanno 5-6 mila persone a partita, nessuna scuola ha una simile utenza. Quindi, per costoro, lo stadio ha pari se non addirittura maggiore dignità rispetto alle scuole.
Sembra incredibile, è pure c’è davvero chi non si rende conto della profonda differenza che esiste tra le due situazioni. Amo il calcio, seguo l’Ascoli da quando ho 6 anni, ricordo ancora la mitica formazione allenata da Carletto Mazzone che dalla serie C arrivò fino in serie A, ho indelebile in mente l’undici titolare di quella squadra, non mi vergogno certo di ammettere che continuo a gioire e soffrire per i colori bianconeri. Però davvero non riesco a credere che ci sia chi non si renda conto dell’enorme differenza che esiste tra il diritto all’istruzione (che, per altro, fino ai 16 anni è obbligatoria) e il piacere (che, ovviamente è discrezionale e non obbligatorio) di andare a vedere una partita di calcio. Non si tratta di sminuire il calcio, di criticare chi ha una profonda passione per i colori bianconeri, ma è davvero assurdo pensare che le due cose abbiano eguale dignità.
Per inciso, se poi guardiamo i numeri occorrerebbe ricordare che la popolazione scolastica del capoluogo piceno supera i 10 mila studenti, a cui poi bisogna aggiungere tutto il personale scolastico. Come abbiamo ribadito una cosa (l’intervento allo stadio) non escludeva l’altra (per le verifiche c’erano i fondi statali). Ma non dovrebbe neppure essere in discussione quale delle due debba avere la priorità, nel caso in cui si fosse davvero obbligati a scegliere. A rafforzare questa discutibile tesi e per togliere ogni dubbio sull’intervento allo stadio, sul web sono poi spuntate ricostruzioni a dir poco fantasiose, vere e proprie “leggende metropolitane”. Dalla Ue che avrebbe imposto al Comune di sistemare lo stadio (mica le scuole…), ad un fantomatico piano della Lega per mettere in sicurezza gli stadi fino alla più gettonata tesi del Coni versione Babbo Natale che avrebbe finanziato per intero (e a fondo perduto…) l’intervento per la realizzazione della nuova tribuna est.
“Ma lo volete capire che il Comune non ha cacciato un euro per lo stadio, che l’intervento sulla tribuna lo paga il Coni. E secondo voi ora per colpa delle scuole che dovremmo fare, restituire i soldi al Coni?” hanno ripetuto in continuazione i sostenitori di questa tesi. Peccato per loro, però, che abbiano preso un clamoroso abbaglio. Infatti l’intervento per la tribuna est è interamente ed esclusivamente a carico del Comune che, con determina n.2006 del 29 dicembre 2015, ha contratto un mutuo con l’Istituto per il Credito Sportivo (ICS), ad un tasso del 2,716% (foto a destra), che prevede la restituzione della somma in 25 anni, con rate semestrali di 69.66 euro (quindi 138.1322 euro all’anno, per un totale di 3.453.300 euro).
Legata a questa “favola” ci sono, poi, quelle che vorrebbero che di fatto sia l’Ascoli Picchio a pagare le rate, attraverso la convenzione per l’utilizzo del Del Duca, e che i mutui con l’ICS possono essere utilizzati solo per interventi su impianti sportivi. In realtà l’Ascoli Picchio, in base alla convenzione, versa al Comune un canone annuo di 55 mila euro (quindi inferiore anche all’importo di una rata semestrale). E, per giunta, se andrà in porto l’accordo per una convenzione pluriennale, dal prossimo anno non verserà neanche quella cifra, visto che poi saranno a suo carico i costi per gli altri interventi da effettuare sullo stadio (tribuna coperta, curva nord, curva sud). Quanto alla presunta impossibilità di utilizzare i mutui con l’ICS per altre evenienze, sempre quel 29 dicembre 2015, con determina n. 2009, il Comune ha stipulato con l’ICS un altro mutuo, del valore di poco più di 2 milioni di euro (foto a sinistra), per i lavori di restauro dell’ala di proprietà comunale dell’ex distretto militare (che, almeno a quanto ci risulta, non è un impianto sportivo).
L’altra grande questione sollevata da chi non ha gradito il servizio delle Iene (e, soprattutto, la figuraccia del sindaco) è quella relativa al Comitato Scuole Sicure. E qui il paradosso raggiunge livelli impensabili. C’è un gruppo di genitori che si è preso a cuore un problema, quella della sicurezza delle scuole, che dovrebbe interessare tutte le 10 mila famiglie dei ragazzi che frequentano le scuole cittadine. Il fatto che ci sia qualcuno che fa quello che sostanzialmente dovremmo fare tutti quanti, dovrebbe spingere non dico a ringraziarli ma quanto meno a manifestare apprezzamento per il loro impegno. Poi, per carità ci può anche stare che qualche atteggiamento, qualche posizione presa dal Comitato si possa anche non condividerla. Ma è innegabile che senza il loro assiduo impegno, senza la loro abnegazione, senza la loro perseveranza (e, si può tranquillamente dire, senza la loro competenza), il problema delle verifiche di vulnerabilità sismica probabilmente non sarebbe mai venuto a galla.
Però ad Ascoli succede così, forse un po’ per invidia, forse per il solito atteggiamento tipicamente ascolano di cercare di sminuire chi si impegna seriamente in qualcosa, sta di fatto che ogni pretesto è buono per una parte dell’opinione pubblica locale per sparare a zero su di loro (quasi sempre senza concrete ragioni). In questo caso,poi, è davvero ridicolo leggere che c’è chi li accusa di aver fatto venire in città le Iene, mettendo così in cattiva la luce la città stessa. E, partendo da questo presupposto, ecco le accuse di voler cercare visibilità, di essere politicizzate, di non avere la giusta competenza e autorevolezza per rappresentare le istanze dei genitori (ma, ovviamente, chi avanza una simile critica si guarda bene dal mettersi in gioco direttamente), di fare solo inutile allarmismo e via via altre cose simili.
Per dovere di cronaca occorre, innanzitutto, ribadire una volta per tutte che le Iene ad Ascoli non sono state chiamate dal Comitato Scuole Sicure. Ma, anche fosse, sinceramente non capiamo cosa ci sarebbe da obiettare. Il Comitato si è costituito dopo la prima scossa del 24 agosto, da allora ha sempre e solo avuto come obiettivo la sicurezza dei ragazzi che frequentano le scuole cittadine, ha portato avanti sempre, con la massima trasparenza e coerenza, queste istanze. Non solo, ma sin dall’inizio ha cercato in ogni modo soprattutto il dialogo con le istituzioni (Comune e Provincia), proponendo anche soluzioni possibili e praticabili. Solo che si sono trovati di fronte un vero e proprio muro di gomma, il Comune ed il sindaco in particolare non hanno mai voluto avere neppure un semplice confronto con loro (la Provincia almeno ha ricevuto e si è confrontata con i rappresentanti del Comitato, anche se poi non è scaturito nulla da quel confronto), cercando in ogni modo di sminuire le loro istanze e fingendo di non rendersi conto della serietà del problema.
Di fronte ad un simile atteggiamento di totale chiusura, se anche le rappresentanti del Comitato Scuole Sicure avessero davvero chiamato le Iene, come potremmo biasimarle e non capirle? Anche perché sin dalla sua nascita è stato chiaro che l’unico e reale obiettivo, che l’unica preoccupazione del Comitato stesso era ed è la sicurezza delle scuole, da perseguire con ogni mezzo (ovviamente lecito). Tutto il resto sinceramente sono illazioni davvero prive di senso, davvero ridicolo pensare che qualcuna o qualcuno di loro stia cercando visibilità per chissà quale futura candidatura, così come completamente fuori luogo è parlare di comitato politicizzato. Al loro interno ci sono persone che possono manifestare simpatie per questo o quello schieramento politico, ma davvero l’unico motore che li spinge è l’affermazione di un sacrosanto diritto (che in un paese civile non dovrebbe neppure essere in discussione), cioè quello dei nostri figli di frequentare scuole sicure.
Quanto alla competenza o all’autorevolezza la cronaca di questi mesi parla chiaro, le loro istanze tecnicamente si sono rivelate sempre assolutamente pertinenti e fondate, mentre il livello degli interlocutori che in questi mesi si sono confrontati e, in qualche caso, hanno collaborato con loro (ultimo, in ordine cronologico, Save the Children ma anche parlamentari, il vicepresidente della Camera, consiglieri regionali e comunali, altre associazioni) dovrebbe fugare ogni dubbio. Se davvero (come ha di nuovo promesso il sindaco) nei prossimi mesi finalmente anche le scuole ascolane avranno le sospirate verifiche di vulnerabilità sismica gran parte del merito sarà esclusivamente loro. Dovremmo semplicemente applaudire e ringraziare.
Per chiudere credo che sia necessaria una doverosa “rinfrescatina” alla memoria di chi, probabilmente più per convenienza che per una reale amnesia, ora pontifica e dall’alto di chissà quale pulpito prova a ridistribuire le colpe e le responsabilità per la mancata prevenzione nelle scuole, chiamando in causa (naturalmente oltre il sindaco e l’amministrazione comunale) praticamente tutti, dai giornalisti fino alle mamme stesse del comitato e tutta l’opinione pubblica. Una sorta di “tana libera tutti” dove, naturalmente, il “tutti responsabili in egual misura” praticamente equivale a dire nessun responsabile. Che questa improbabile tesi abbia provato a sostenerla sul web qualche appassionato “avvocato difensore” del sindaco ci può anche stare. Che l’abbia ripresa e fatta propria qualche giornalista assolutamente no.
“Diciamolo francamente – si legge su un quotidiano locale nei giorni scorsi – che la manchevolezza non è solo degli amministratori come Castelli ma un po’ di tutti, si anche di noi giornalisti e delle mamme che ora giustamente protestano, perché è capitato rare volte che agli enti locali siano state rinfacciate le inadempienze su questo fronte”. Detto che sinceramente è davvero improponibile cercare di mettere sullo stesso piano chi ha il dovere (ed è anche pagato per quello) di amministrare una città e i genitori che possono anche non avere piena conoscenza di certe norme (cosa che, invece, deve necessariamente avere un sindaco), è giusto ricordare a chi tira in ballo anche i giornalisti che non è affatto vero che negli anni passati nessuno ha “rinfacciato” agli amministratori le inadempienze su questo fronte. C’è chi l’ha fatto, c’è chi negli anni scorsi ha portato avanti la battaglia per la sicurezza delle scuole, prendendosi tutte le critiche e anche qualche minaccia di denuncia da parte degli amministratori stessi, e chi invece ha ignorato o ha finto di ignorare questo problema.
Ed è assolutamente inaccettabile che chi fa parte di quest’ultimi ora provi a vestire gli improbabili vesti di censore, senza fare alcuna distinzione tra gli uni e gli altri. E allora a chi ha questi improvvisi “vuoti di memoria” è giusto ricordare che c’era chi già nel 2011 e nel 2012 si era occupato della sicurezza delle scuole. E che nel 2013 c’era chi aveva addirittura pubblicato un’inchiesta giornalistica (foto a destra) sulle possibili conseguenze di un terremoto di una certa entità nel nostro territorio, sulla base di alcuni documenti e di alcune proiezioni fatte dai tecnici della Protezione Civile. E in quell’inchiesta si parlava anche della situazione delle scuole cittadine, considerate fortemente a rischio in caso di terremoto di una certa intensità. Dopo la pubblicazione di quell’inchiesta, qualche quotidiano locale decise di rilanciare e di riportare quel documento della Protezione Civile, qualche altro invece preferì ignorare la vicenda.
Ma la nostra attenzione sulla situazione delle scuole non è mai diminuita, l’anno successivo abbiamo pubblicato i dati e il resoconto dell’annuale indagine di Legambiente “Ecosistemascuola” che evidenziava come le scuole di Ascoli fossero tra le peggiori non solo delle Marche ma dell’intero paese per quanto riguarda la sicurezza (foto a sinistra). E stessa cosa abbiamo fatto l’anno successivo, rilanciando l’allarme sulla condizione e sulla scarsa sicurezza delle nostre scuole. Ed ogni volta la reazione dell’amministrazione comunale è sempre stata la stessa, con l’obiettivo di minimizzare il problema, di far passare il solito messaggio rassicurante, cercando di minare l’attendibilità e la credibilità di quel genere di indagini (che, in realtà, si basano su dati forniti dal Comune stesso).
Non solo, dopo quell’inchiesta giornalistica pubblicata nel 2013 abbiamo dovuto subire feroci critiche e, addirittura, anche la minaccia (da parte di qualche amministratore) di una denuncia per procurato allarme. In tutte quelle situazioni gli altri organi di informazione locale hanno reagito in maniera differente, c’è chi ha rilanciato quelle inchieste e quelle notizie, chi si è limitato ad ignorare il problema e chi, invece, ha semplicemente ospitato le repliche più o meno stizzite dell’amministrazione comunale.
Per quanto ci riguarda non ci permettiamo e non vogliamo giudicare nessuno, ognuno è libero di scegliere la linea editoriale che vuole, non ci permettiamo neppure di sindacare sulle ragioni e sulle motivazioni che hanno spinto a seguire una linea editoriale piuttosto che un’altra. Però non possiamo certo accettare che chi in passato ha fatto liberamente altre scelte oggi provi a mettere tutti nello stesso calderone. Allora abbiamo accettato serenamente le critiche e anche le minacce di denuncia, convinti che su certi temi è giusto esporsi e non minimizzare.
Ora che è sotto gli occhi di tutti che non stavamo certo esagerando, non ci interessa certo farcene un vanto . Ma fare la parte dei “cornuti e mazziati” ci sembra davvero eccessivo…