Polemiche e furiosi scontri sui social per la visita dell’inviata dell’inviata de “Le Iene” Nadia Toffa e la sua intervista al sindaco. Che torna a confondere le acque, nascondendosi ancora una volta dietro il paravento dell’agibilità e cercando ancora di scaricare su altri le proprie responsabilità
Come in un’interminabile gioco dell’oca, torniamo alla casella di partenza per quanto riguarda la sicurezza delle scuole e le ormai famosissime verifiche di vulnerabilità sismica. O meglio, a tornare indietro di diversi mesi, per l’esattezza ad agosto dopo la prima violenta scossa, è il sindaco di Ascoli. Che, all’inviata de “Le iene” Nadia Toffa in città per parlare della spinosa questione della sicurezza delle scuole, ha riproposto la “favoletta” dell’agibilità (che tutti sanno, il primo cittadino in testa, che non vuole assolutamente dire che siano sicure…).
“Le scuole di Ascoli – ha spiegato Castelli – sono agibili ed utilizzabili e hanno resistito alla crisi sismica in modo eccellente come dimostra il fatto che metà delle stesse non hanno subìto alcun danno e l’altra metà solo danni lievi già riparati grazie ad interventi di manutenzione per poco meno di due milioni di euro”. In realtà è chiara ed evidente la clamorosa contraddizione nella dichiarazione del primo cittadino, perché, ricordando che il capoluogo piceno non era (fortunatamente) al centro della crisi sismica (e quindi il terremoto avvertito ad Ascoli è stato di intensità notevolmente minore rispetto alle zone nell’epicentro o nella sua prossimità), se con quelle scosse la metà delle scuole cittadine hanno subito danni (e tre di loro sono state dichiarate inagibili), non vogliamo neppure pensare a cosa potrebbe accadere nella malaugurata ipotesi che il capoluogo piceno si trovasse davvero al centro di una crisi sismica.
Contraddizioni a parte, quella andata in onda ieri con “Le iene” è l’ennesima puntata di un’indecorosa sceneggiata che si sta giocando sulla pelle dei ragazzi e di tutto il personale scolastico. Con il primo cittadino che continua a cambiare atteggiamento un giorno si e quell’altro pure (dopo le scosse del 18 gennaio ha invocato l’intervento del Presidente del Consiglio, poi giovedì 26 gennaio in Consiglio Comunale ha annunciato che avrebbe inserito in bilancio i fondi per fare le verifiche, salvo cambiare idea il 29 gennaio quando, al Corriere della Sera, ha dichiarato “non ci chiedano di fare accertamenti che non possiamo fare”) e qualche altro amministratore che, non sapendo più come giustificare i gravi errori commessi dall’amministrazione stessa, che ha cercato di gettare fumo negli occhi, tirando di mezzo il “sacro” pallone e la gloriosa storia dell’Ascoli.
Nulla di nuovo, in realtà, uno stratagemma solito dei politici italiani, quelle che già molti anni fa Marco Travaglio chiamava “armi di distrazione di massa”, cioè il parlare d’altro, lo spostare l’attenzione su qualche altro argomento, il confondere le acque per coprire evidenti e gravi responsabilità. Che, a chi ancora non lo ha capito o finge di non ricordarlo, in questa vicenda sono tutte a carico dell’amministrazione comunale, gravemente inadempiente in tema di sicurezza delle scuole. Il sindaco lo sa bene (già nel 2011 ammetteva quanto fossero importanti quelle verifiche) e lo sa bene anche l’assessore alla pubblica istruzione Brugni. E, proprio per questo, hanno cercato di spostare l’attenzione sul calcio, cercando di mettere in relazione l’Ascoli e il suo stadio con le scuole, cercando proditoriamente di incolpare il Comitato Scuole Sicure di voler in qualche modo mettere in discussione l’importanza che per la città ha l’Ascoli e la sua storia (che, comunque, non possono certo avere la priorità rispetto alla sicurezza delle scuole e dei quasi 10 mila studenti ascolani che le frequentano). Il tutto, per giunta, prendendo spunto da una presunta domanda che la Toffa avrebbe fatto al sindaco, proprio inerente lo stadio.
Domanda che solo chi ha la mente completamente offuscata dal calcio può considerare strana o prenderla a pretesto come se si volesse in qualche modo mettere in discussione l’Ascoli. Perché la presunta reazione dell’inviata de “Le iene” è quella che qualsiasi persona normale avrebbe di fronte a chi continua a dire che non ha potuto fare le verifiche (che complessivamente sarebbero costate meno di un milione di euro) perché non aveva i soldi, perché il governo “tiranno” gli ha tagliato i fondi ma, poi, spende circa 4 milioni di euro per interventi sullo stadio. E’ come se qualcuno venisse a piangere miseria, dicendo di non avere i soldi per mangiare, ma poi spendesse decine di migliaia di euro per comprare una macchina di lusso, un Suv. La matematica non è un’opinione, se non si ha a disposizione poco meno di un milione, come se ne possono spendere 4?
Il concetto dovrebbe essere chiaro, nessuno sta dicendo che bisogna abbandonare l’Ascoli e lo stadio al suo destino, semplicemente si fa notare che è sin troppo evidente che quello della mancanza dei fondi è un’improbabile giustificazione. Che il Comune i fondi ce l’aveva per farle, semplicemente fino al 24 agosto se ne è “fregato” della sicurezza delle scuole, convinto che tanto quelle cittadine non avrebbero mai corso rischi seri. Ed ora che la crisi sismica ha sgretolato questa convinzione, si cerca di trovare ogni genere di giustificazione, pur di non ammettere il proprio errore. Cercando, magari, di condizionare quella parte di opinione pubblica “drogata” per il calcio, quindi più facilmente condizionabile con determinati argomenti, attribuendo al Comitato Scuole Sicure comportamenti e colpe inesistenti.
“È vergognoso assistere ai post dei sostenitori del potere costituito in Ascoli che cercano di distrarre l’attenzione sullo stadio e i tifosi mentre non parlano delle loro palesi responsabilità politiche in merito alla sicurezza dei nostri figli – si legge in una dura replica del Comitato stesso – molti genitori del Comitato sono tifosi dell’Ascoli e della sua grande storia ed ora oltre ad essere arrabbiati come genitori per le scuole siamo incavolati come tifosi perché si sta strumentalizzando la fede per la nostra squadra con la sicurezza dei bambini”.
Strumentalizzazione ancor più indecorosa e insussistente se si pensa che per le verifiche di vulnerabilità sismica quello economico non è mai stato un problema. E che l’amministrazione comunale, se davvero voleva farle, se davvero voleva preoccuparsi seriamente della sicurezza delle nostre scuole, aveva a disposizione tutti i fondi che voleva e non doveva neanche lentamente porsi il problema di dover scegliere tra le scuole e lo stadio. Infatti già nel marzo 2003, dopo il terremoto in Puglia e in Molise (con la drammatica storia della scuola crollata a San Giugliano di Puglia che provocò la morte di 27 bambini e di una maestra), la Presidenza del Consiglio dei Ministri istituì un fondo, inizialmente di 200 milioni di euro, destinato proprio per le verifiche sismiche nelle scuole e per i primi interventi urgenti.
Nel corso degli anni quel fondo fu più volte implementato tanto che, secondo i dati del Dipartimento della Protezione civile riferiti a fine 2015, grazie a quel fondo complessivamente sono state finanziate quasi 3 mila verifiche sismiche sugli edifici scolastici e un centinaio di primi interventi urgenti. Non solo, dopo il terremoto dell’Aquila fu emanato un nuovo provvedimento per dare ulteriore impulso alla prevenzione del rischio sismico, in particolare in strutture pubbliche come le scuole. E si decise anche di stanziare un ulteriore fondo per interventi nelle scuole (comprese le verifiche sismiche) che, complessivamente, ha portato in 7 anni ad utilizzare e finanziare verifiche e successive opere per quasi un miliardo di euro. Non solo, in questi anni anche le Regioni (ovviamente compresa la Regione Marche) hanno investito per finanziare e cofinanziare le verifiche nelle scuole (e gli eventuali successivi interventi), senza considerare i fondi messi a disposizione dal governo Renzi che, dal 2014 ad inizio 2016, hanno portato a finanziare 242 interventi di adeguamento sismico delle scuole su tutto il territorio nazionale, compresi 11 nelle Marche.
In altre parole, se davvero il sindaco e l’amministrazione comunale avevano a cuore la sicurezza delle scuole cittadine, in questi anni hanno avuto a disposizione tutti i mezzi finanziari non solo per fare le verifiche di vulnerabilità sismica, ma anche per effettuare gli eventuali interventi di miglioramento o adeguamento sismico che si fossero resi necessari. Poche storie e nessuna giustificazione quindi, anche perché (giova ricordarlo) il sindaco è sempre stato pienamente consapevole dell’importanza di quelle verifiche, come ha lui stesso dichiarato in un Consiglio Comunale del marzo 2011. Nel quale, per altro, assicurò anche che avrebbe stanziato i fondi in bilancio e che avrebbe realizzato quelle verifiche.
Per questo ora solo chi non conosce assolutamente l’argomento in questione o chi è completamente “accecato” dalla propria posizione politica può continuare a dar credito a questo indecoroso teatrino che, in occasione della visita de “Le iene”, ha visto Castelli tornare a vestire i panni del “sindaco piagnone”. “Sto ancora aspettando una risposta precisa su queste tematiche dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni” ha dichiarato il primo cittadino. Ben conoscendo, probabilmente, la proverbiale gentilezza dell’attuale Presidente del Consiglio che, altrimenti, dovrebbe prendere carta e penna ed inchiodare Castelli alle sue responsabilità, ricordandogli che doveva effettuare quelle verifiche (e aveva i mezzi economici a disposizione per farle) entro il 2013. E, non avendole fatte, ora non può certo piangere miseria e cercare di scaricare la responsabilità, che è solo sua e della sua amministrazione, su altri.
Naturalmente capiamo perfettamente che ci vuole forza e coraggio per assumersi le proprie responsabilità. Molto più semplice cercare di disegnare un quadro per nulla rispondente alla realtà (“la vulnerabilità sismica, a causa dei tagli draconiani subiti dai Comuni, non è stata fatta in quasi l’’85% delle scuole italiane” ha dichiarato il sindaco fornendo dati completamente differenti da quelli riportate dall’anagrafe delle scuole italiane del ministero della pubblica istruzione) e continuare a vestire i panni del “piagnone. “Speriamo che le Iene – ha dichiarato Castelli – aiutino i Comuni a fare luce su una vicenda che è veramente l’esempio di come in Italia si giochi sempre e comunque a passare il cerino nelle mani dei sindaci”. Insieme a lui, nei giorni scorsi, il ruolo del “sindaco piagnone” lo aveva interpretato anche il primo cittadino di Teramo Brucchi.
Che, però, anche lui visitato da Nadia Toffa ieri, sempre per il problema delle scuole, ha avuto un sussulto di orgoglio, smettendola di piagnucolare e dimostrando la volontà di affrontare finalmente seriamente il problema, al punto da annunciare che entro 40 giorni saranno portate a termine le verifiche sismiche su tutte le scuole cittadine. Fortunati i teramani, verrebbe da dire, che possono contare su un simile primo cittadino. Gli ascolani possono almeno consolarsi con la presenza di un Comitato, quello Scuole Sicure, che ha avuto il grande merito di aver acceso i riflettori su un problema che i nostri amministratori fingevano di ignorare e che ha già più volte dimostrato di non aver alcuna intenzione di mollare la presa.
E, anche grazie a questa straordinaria perseveranza, la questione della sicurezza delle scuole e delle verifiche di vulnerabilità sismica sono tornate in discussione anche in Consiglio Comunale, grazie ad alcune mozioni ed interrogazioni presentate dai consiglieri comunali Giacomo Manni (Movimento 5 Stelle) e Francesco Ameli (Pd). Naturalmente tutto ciò è importante ma non è certo sufficiente. Servono risposte ed interventi concreti da parte dell’amministrazione comunale. Serve soprattutto, visto anche il clima sempre più teso e acceso che si sta innestando intorno a questa vicenda (basta leggere i toni di alcune discussioni sui social tra ieri ed oggi), che il sindaco abbia finalmente il coraggio di assumersi le proprie responsabilità con serietà e schiettezza. Soprattutto è arrivato il momento che il primo cittadino, una volta per tutte, faccia una volta per tutte chiarezza, spiegando concretamente ai cittadini ascolani come sono andate e come stanno le cose.
Per questo gli rivolgiamo alcune fondamentali domande, auspicando che finalmente trovi il coraggio di rispondere con franchezza, senza nascondersi dietro improbabili giustificazioni. In particolare chiediamo al sindaco di spiegarci:
- perché, pur avendo sostenuto già nel marzo 2011, che le verifiche sismiche sulle scuole erano “estremamente necessarie” nei mesi e negli anni successivi non ha poi provveduto ad effettuarle?
- perché, dopo aver promesso il 4 marzo in Consiglio Comunale di stanziare nel bilancio successivo i fondi per quelle verifiche, poi nel bilancio 2012 non ha stanziato neppure un euro per quegli interventi?
- perché dal 2009 (anno del suo primo insediamento) ad oggi non ha pensato di accedere a tutta quella serie di finanziamenti previsti dalla Presidenza del Consiglio, dal Dipartimento della Protezione Civile e anche dalla Regione Marche , utilizzati da oltre un centinaio di Comuni e Province per oltre 3 mila istituti scolastici, che gli avrebbe permesso di realizzare “a costo zero” (per il Comune) le verifiche di vulnerabilità sismica?
- perché, pur sapendo almeno già dal 2011, dell’importanza di quelle verifiche, le uniche in grado di evidenziare se le scuole sono completamente sicure o meno, ad agosto e ad ottobre, dopo le due scosse più violente, ha finto di ignorare il problema, trincerandosi dietro l’agibilità che, pure, sa perfettamente che è cosa diversa e che non garantisce la sicurezza?
- perché continua a parlare dell’85% delle scuole in Italia che non hanno quelle verifiche quando i dati ufficiali del Ministero della pubblica istruzione dicono esattamente il contrario, anzi, evidenziano come il 70% degli edifici censiti e ricadenti in zone a rischio sismico A e B sono in regola? da quale fonte arrivano i suoi dati?
- entro quanto tempo conta di portare a termine le verifiche di vulnerabilità sismica nelle scuole, considerando che per quelle con certificato Aedes da B in giù se ne occuperà l’Ufficio di ricostruzione?
Non ci illudiamo che il sindaco avrà il coraggio di rispondere seriamente a questi quesiti anzi, siamo quasi certi che ancora una volta preferirà fuggire e non spiegare seriamente cosa è accaduto. Ma saremmo felicissimi e ben lieti di rendergli onore se, per una volta, ci smentisse…