Oche, bambole e prostitute: quando la battaglia politica sfocia nel sessismo


Non solo gli idioti del web ma anche esponenti politici e stampa ricorrono con sempre maggiore frequenza a beceri attacchi di tipo sessista nei confronti delle donne che rivestono ruoli importanti in politica. Un ignobile crescendo di battutacce meschine che non ha risparmiato nessuno, dalla Raggi alla Boschi, dalla Boldrini alla Meloni

Ci siamo purtroppo ormai abituati e abbiamo finito per metabolizzare il fatto che contro l’avversario, il “nemico” politico si possono rivolgere non solo pesanti critiche ma anche insulti di qualsiasi genere. E’ inutile tornare a parlare dell’ imbarbarimento del panorama politico italiano, il rischio reale, concreto e sempre più attuale è che alla fine ci abitueremo anche all’ignobile serie di insulti sessisti e becero maschilisti con i quali si è presa l’abitudine di prendere di mira le donne che rivestono un ruolo importante nella politica italiana. Nella triste gara di insulti in cui il mondo politico, ma anche quello dell’informazione e, ancora di più, il web si misura ogni giorno, sta sempre più prendendo piede l’abitudine di riservare alle donne insulti a contenuto sessuale.

Ai politici maschi solitamente si dice ladro, mafioso, ignorante, traditore, lecchino, corrotto. Alle donne, invece, si rivolgono “apprezzamenti” sulle loro qualità anatomiche, sulle loro attività sessuali, si ripropongono i soliti vecchi stereotipi vetero maschilisti, si descrivono con ricchezza di particolari le pratiche che si intenderebbero svolgere con loro o, nella migliore delle ipotesi, le uniche attività a cui dovrebbero dedicarsi. Un campionario di battutacce meschine che in questi mesi ha riempito non solo i social ma anche le pagine di giornali, le tv le radio. Dalla “bambolina imbambolata” alla “SindOca” fino alla “Sgallettata irritante” rivolti al sindaco di Roma Raggi, agli inviti a “farsi trivellare” o ad “occuparsi del giro-vita e della cellulite”  o, ancora, a “salire in un barcone dei tuoi amichetti migranti per farli spassare un po’” rivolti a Maria Elena Boschi.

E, poi, ancora la serie indegna di insulti a sfondo sessuale rivolti alla Boldrini, l’ignobile “siete qui solo perché siete brave a fare i pompini” rivolto dal deputato 5 Stelle Massimo De Rosa ad alcune colleghe del Pd, il gesto di una fellatio mimato dal senatore di Ala Barani verso Barbara Lezzi del Movimento 5 Stelle, fino all’infelice uscita di Bertolaso contro la Meloni per la sua gravidanza durante la campagna elettorale per le amministrative a Roma. Una buona dose di maschilismo ha da sempre pervaso il mondo politico italiano, sin dalla nascita della Repubblica. C’è un lungo campionario di battute e considerazioni di questo stampo sulle donne pronunciate da personaggi del calibro di Moro, Craxi, Fanfani, Andreotti, Marini, ecc.

Ma allora ci si limitava a ribadire lo stereotipo, sicuramente fastidioso e non meno inaccettabile, del ruolo della donna che doveva essere quello di stare ad accudire la casa, la famiglia e non nella politica. Il “salto di qualità” è avvenuto a metà degli anni ’90, nell’era Berlusconi, tra le orride battute dell’ex presidente del Consiglio  e di altri esponenti del centrodestra su alcune esponenti del centrosinistra e i non meno ignobili epiteti rivolti ad alcune ministre dei vari governi Berlusconi. Ora, però, la situazione sta davvero diventando insostenibile e non solo per colpa dei soliti idioti del web che, nascosti dietro ad una tastiera, da meschini e insignificanti omuncoli si trasformano in aggressivi vigliacchi, pronti a sfoderare tutto il peggiore campionario di insulti maschilisti e sessisti che si possono rivolgere ad una donna, soprattutto se occupa una determinata posizione (che ovviamente, per questi poveri idioti, ha raggiunto solo grazie alle loro attività sessuali…).

Il guaio è che anche gli stessi leader politici e buona parte della stampa ricorre con sempre maggiore frequenza a questi beceri attacchi sessisti. E, a rendere tutto ancora più squallido e paradossale, il tutto è condito con il solito vizio tipicamente italiano di “predicare bene e razzolare male”. Emblematico, in tal senso, un post  di questo genere contro il sindaco di Roma Virginia Raggi inserito ieri su facebook da un esponente del Partito democratico che, pure, esattamente il giorno prima aveva pubblicato un altro post nel quale si dichiarava giustamente indignato per l’ignobile serie di insulti sessisti di cui, nei giorni scorsi, sono state oggetto non solo Maria Elena Boschi e Marianna Madia ma anche la moglie dell’ex premier Renzi.

E che dire del leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo che dal suo blog ha più volte (e giustamente) ferocemente criticato gli attacchi sessisti nei confronti del sindaco di Roma e, altrettanto giustamente, ha chiesto sanzioni ben più severe per il senatore verdiniano Barani che aveva mimato il gesto di una fellatio per “zittire” in aula Barbara Lezzi. Peccato, però, che lo stesso comico genovese non abbia esitato a rilanciare sul suo stesso blog l’ignobile post di un simpatizzante “grillino contro la Boschi e la Picierno (“#BoschiDoveSei in tangenziale con la Pina?”). E, ancora peggio, non ha ritenuto opportuno proporre l’immediata espulsione dal Movimento per Mauro Cossu, l’autore di una delle peggiori ignominie degli ultimi tempi.

L’attivista grillino, il giorno dopo il terremoto del 24 agosto, per commentare e irridere gli interventi in cui esprimevano solidarietà del presidente della Camera Boldrini e dell’allora ministro delle Riforme Boschi ha ripreso un noto libro di Annalisa Chirico (“Siamo tutte puttane – Contro la dittatura del politicamente corretto”), modificando la copertina con le foto della Boschi e della Boldrini e trasformando il titolo del libro stesso in “Siamo due puttane”. Come al solito, l’indignazione e lo sdegno sale solo se vengono prese di mira esponenti della propria parte politica, se avviene il contrario si derubrica il tutto come una semplice goliardata da far passare semplicemente con un buffetto e  con un’alzata di spalle.

Il problema è che un consistente contributo a questa vergogna lo fornisce anche la stampa che in proposito ha un atteggiamento molto simile a quello dei partiti e degli esponenti politici. Sull’Unità e sui giornali vicini alla sinistra non mancano mai durissimi fondi quando accade qualcosa del genere alla Boschi, alla Boldrini, alla Madia. Però, poi, su quelle stesse colonne si possono leggere tranquillamente attacchi dal contenuto simile nei confronti della Raggi, dell’Appendino, della Lezzi, della Taverna.

Per non parlare del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio che, a fine estate, ha pubblicato un durissimo fondo in difesa della Raggi e contro quello che lui stesso definiva l’ignobile attacco sessista nei confronti del primo cittadino romano messo in atto dalla stampa italiana. Peccato, però, che poi lo stesso Travaglio non si fa alcuno scrupolo a riservare lo stesso trattamento alle donne del Pd (ora, fino a qualche anno fa le sue attenzioni erano rivolte a quelle del Pdl e del centrodestra). Solo nell’aprile scorso, ad esempio, scriveva divertito di come i magistrati avevano “trivellato la Boschi” , mentre a luglio sbeffeggiava la ministra suggerendole di  “intrattenere il pubblico sull’annosa ansia da prova costume, sull’endemico problema del giro-vita, sulla vexata quaestio della cellulite, o su un argomento a piacere”.

Quello che dovrebbe far riflettere è il fatto che l’accanimento sessista cresce con il crescere dell’importanza del ruolo che riveste la donna che finisce per essere presa di mira. In alcune circostanze, tra l’altro, con commenti di quel genere non solo da parti di uomini ma anche di altre donne. In pratica è come se in determinate situazioni si coalizzassero, si unissero da una parte quel sentimento prettamente maschilista (che più o meno velatamente appartiene alla maggior parte dei maschietti) che ci porta a non accettare il fatto che una donna possa essere in grado di rivestire certi ruoli con, dall’altra, l’invidia tipicamente femminile nei confronti di una rappresentante del proprio sesso che riesce ad ottenere determinati successi, ancora di più se poi è anche una bella donna.

Naturalmente tutto ciò non significa assolutamente, e ci mancherebbe, che non si possono rivolgere critiche a quelle donne, che non le si possano considerare politicamente delle incapaci, che non si possa pensare che siano addirittura dannose. Anzi, mettendo da parte ogni forma di ipocrisia, personalmente ritengo i primi 6 mesi di amministrazione Raggi un disastro totale, così come credo che sarebbe stato opportuno per la Boschi evitare di entrare a far parte dell’attuale governo, mentre  trovo molto fastidiosi, al limite dell’insopportabile, certi atteggiamenti e certe prese di posizione della Boldrini.

Ma, e non dovrebbe esserci neppure il bisogno di sottolinearlo, un conto è sollevare questo genere di obiezioni e critiche (condivisibili o meno), un altro è rivolgere determinati insulti. Quel che deve essere chiaro è che ormai la misura è colma e che, si tratti della Boschi, della Raggi, della Meloni o di qualsiasi altra esponente politica di qualsivoglia partito, non si possono più accettare e tollerare certo ignominie. Anche se è sin troppo chiaro ed evidente che coloro che utilizzano queste scorciatoie verbali sono solo omuncoli, incapaci di confrontarsi sul terreno dei contenuti.

Persone squallide e banali, che all’argomentazione preferiscono il becero sessismo, che, però, se proprio devono dare sfogo alla propria meschinità, abbiano almeno la decenza di prendere un vocabolario per capire il significato dei loro insulti e, magari, impararne dei nuovi.

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