Il Comune di Perugia lancia un piano da 27 milioni di euro per la sicurezza delle scuole cittadine, a Teramo la Provincia vende la caserma dei carabinieri per effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica. A Pratola Peligna il ministro concede i Musp in attesa del nuovo plesso scolastico. Solo ad Ascoli non cambia nulla e, al momento, non c’è alcun programma di interventi nelle scuole
Gli errori commessi nel passato dovrebbe insegnare qualcosa, innanzitutto a non ripeterli. “Non scappare mai dal passato, affrontalo e impara da esso” ripeteva il Babbuino a Simba nel film “Il Re Leone”. Naturalmente il passato non si può cambiare ma di certo può essere da esempio per migliorare e per affrontare con spirito diverso situazioni simili che si ripresentano. Ne stanno facendo tesoro diversi amministratori delle zone colpite dal terremoto, molti dei quali per alcune emergenze che sono state determinate dal sisma, si trovano in una situazione simile. Parliamo, in particolare, della sicurezza delle scuole, un tema che purtroppo molte amministrazioni locali negli anni hanno colpevolmente trascurato. Non è più un mistero che la maggior parte dei Comuni e delle Province della zona non si sono minimamente preoccupate di rispettare le norme che imponevano, entro marzo 2013, di effettuare le verifiche sulla vulnerabilità sismica degli edifici scolastici.
Ne abbiamo già parlato diffusamente ma è bene ripeterlo, l’analisi della vulnerabilità sismica (basata su una serie di prove strumentali sugli edifici e di calcolo scientifici) è l’unica in grado concretamente di stabilire se un edificio ha una resistenza antisismica congrua rispetto alla sismicità dell’area in cui si trova. In altre parole è l’unica che può dirci se un edificio scolastico è sicuro, al di là dell’agibilità o meno che è cosa completamente differente. Certo ci sarebbe poi da discutere sul senso di una norma cervellotica che non imponeva, poi, nel caso l’edificio fosse risultato simicamente non consono. l’adeguamento sismico. Però almeno sarebbe stato importante , anzi necessario effettuare l’analisi di vulnerabilità sismica per avere un quadro chiaro e preciso della situazione.
Una “stranezza” tipicamente italiana contenuta nell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del marzo 2003. Così come tipicamente italiana è la prassi che, puntuale, si è ripetuta in questa circostanza, con lo spostamento di anno in anno del termine ultimo entro il quale bisognava effettuare quelle verifiche tecniche. Fino ad arrivare al marzo 2013, finalmente termine ultimo per adeguarsi e rispettare quanto previsto dalle norme. Ben 10 anni che, però, come abbiamo visto non sono stati sufficienti al maggior numero di enti pubblici .
E dopo le scosse del 24 agosto e di fine ottobre abbiamo avuto modo di scoprire che anche il Comune e la Provincia di Ascoli, come la maggioranza degli enti locali, non hanno rispettato la legge (già, nel nostro paese le leggi sono fatte per essere rispettate da qualche “idiota” ma non certo dalle istituzioni stesse…). Per la verità che gli istituti scolastici di competenza della Provincia non abbiano le verifiche sulla vulnerabilità sismica lo sappiamo con certezza, visto che lo ha ammesso lo stesso presidente D’Erasmo, anche perché lui all’epoca della scadenza della legge non c’era e quindi la responsabilità è tutta della passata amministrazione provinciale (guidata da Celani).
Dal Comune, invece, nonostante le sollecitazioni del Comitato dei genitori e un’interrogazione presentata in proposito dal Movimento 5 Stelle, non è arrivata alcuna risposta ma non sembrano esserci dubbi che la situazione è praticamente identica (figuriamoci se il sindaco non avrebbe pubblicizzato con enfasi la cosa…). Non una situazione edificante, non basta certo sapere che è così in buona parte d’Italia perché mai come in questo caso “mal comune” non fa certo “mezzo gaudio”. Ma ormai è inutile tutto ciò fa parte del passato, ovviamente non si cancellano le responsabilità, gravissime, di chi non ha fatto quanto doveva fare per legge (l’amministrazione comunale guidata da Castelli, l’amministrazione provinciale guidata da Celani).
Ma, sperando che il terremoto ci dia finalmente una tregua (il più possibile lunga), ora è il momento di guardare avanti, di iniziare a muoversi in concreto per cercare di recuperare pian piano il tempo perso. E, sarà anche che questa volta lo spavento è stato davvero grande, guardandosi intorno sembra che finalmente qualcosa si muove. Già, però il problema è che bisogna guardarsi intorno per vedere un deciso cambio di passo, di atteggiamento. Perché se ci limitiamo a guardare quello che avviene ad Ascoli, in particolare per quanto riguarda l’amministrazione comunale, tutto sembra fermo, nulla sembra cambiare.
Eppure basta fare qualche chilometro per verificare che in altri luoghi qualcosa sta finalmente cambiando. A Teramo, ad esempio, la Provincia ha deciso di vendere la caserma dei carabinieri di piazza del Carmine all’agenzia del ministero Invitalia per oltre 5 milioni di euro. Quel che più è importante, però, è che, a parte il 10% di quella somma che verrà utilizzato per l’abbattimento del debito, il resto verrà utilizzato per la sicurezza delle scuole. In particolare 800 mila euro saranno destinati a pagare le verifiche di vulnerabilità sismica, mentre la somma restante per effettuare interventi di miglioramento sismico delle scuole di competenza provinciale.
Ancora più ambizioso il piano del sindaco di Perugia Andrea Romizi che, in accordo con l’Ufficio scolastico regionale, ha varato un piano da oltre 27 milioni di euro per intervenire su circa 30 scuole per la riduzione del rischio sismico. Considerando che il patrimonio scolastico comunale è costituito da 110 edifici siamo a circa il 30% ma la cifra che si intende investire (in parte con fondi propri, in parte con fondi che arriveranno dal cosiddetto “disagio ambientale”, in parte con fondi per la ricostruzione) è davvero molto importante. Va tra l’altro detto che le 30 scuole su cui intervenire sono state scelte in base alle verifiche di vulnerabilità sismica effettuate nei mesi scorsi sui 58 edifici ritenuti più vecchi e bisognosi. Quando si dice prontezza di intervento e programmazione.
Ma un esempio importante di come si può gestire una situazione di tale emergenza arriva addirittura dal piccolo comune di Pratola Peligna (nell’Aquilano) dove il sindaco e presidente della Provincia Antonio De Crescentiis ha recepito e addirittura si è fatto portavoce delle istanze del comitato dei genitori nei confronti del ministro Giannini ottenendo quello che il comitato stesso chiedeva. Visto che è in programma la realizzazione di un nuovo moderno plesso scolastico, ovviamente sicuro da un punto di vista sismico, nell’attesa che il progetto diventi realtà le scuole cittadine avranno i Moduli ad uso scolastico provvisorio (Musp).
“C’è questo ambizioso progetto del nuovo plesso scolastico – ha spiegato il ministro- mi sembra opportuno che nel frattempo, per garantire tranquillità e sicurezza, si possa concedere i Musp. Naturalmente vigileremo affinchè l’amministrazione comunale sia rapida nell’indicare le somme necessarie e nell’espletare l’iter”. Ma allora un mondo diverso è possibile, verrebbe da dire, peccato che quel mondo sia lontano anni luce (non come distanza chilometrica) dalla nostra realtà.
Dove, invece, almeno a livello comunale, l’emergenza terremoto ha addirittura accentuato le distanze tra i cittadini e le istituzioni, ha ulteriormente allontanato il sindaco e la sua amministrazione dalle concrete esigenze dei cittadini stessi. E, soprattutto, sembra davvero che ciò che è accaduto non ha insegnato nulla. Il sindaco da fine ottobre ha sempre rifiutato ogni confronto con i genitori e con il Comitato (cosa che invece non ha fatto il presidente della Provincia) e ad oggi non ha ancora risposta a nessuno degli interrogativi sulla situazione delle scuole, né risulta che in qualche modo intenda intervenire per cercare di recuperare il troppo tempo perso.
Sappiamo, ad esempio, che la Provincia si sta già muovendo e si muoverà, con, nel bilancio per il 2017, l’inserimento di fondi per effettuare le verifiche sismiche in 3 dei 9 istituti scolastici di sua competenza. Tutto tace, invece, per quanto riguarda il Comune che, al di là del giochetto sull’agibilità (che, come abbiamo visto, non significa in alcun modo che la scuola sia sicura), si è trincerato dietro un incomprensibile silenzio. Eppure basterebbe poco, nessuno chiede al sindaco di fare un atto di umiltà (probabilmente è un termine di cui il primo cittadino ignora persino l’esistenza) e di ammettere gli errori commessi nel passato, il fatto di non aver rispettato quanto previsto dalla legge.
Sarebbe, però, già un importante passo avanti se, insieme alla sua amministrazione, rendesse noto ai cittadini il programma di interventi sulle scuole cittadine dei prossimi mesi, dei prossimi anni, su quante e quali scuole intende finalmente avviare le verifiche di vulnerabilità sismica, se esiste un concreto programma di interventi, ovviamente da portare avanti nei prossimi anni, per cercare di mettere in sicurezza il maggior numero di edifici scolastici cittadini. Può farlo anche con gli unici mezzi che ormai utilizza, comunicati stampa, post su facebook, video.
Un piccolo passo avanti per avvicinare il capoluogo piceno ai comuni più civili. E per dimostrare, a tutti quegli ascolani che, pur seguendo le vicende dell’Ascoli, ritengono che siano ben altre le priorità della città (soprattutto dopo il terremoto), che nei suoi pensieri non c’à solamente il Del Duca.