Piscina ancora chiusa, “miracoli” e sacrifici per far sopravvivere il nuoto ascolano


Mentre la società che si è aggiudicata il bando annuncia, dopo mesi di attesa, l’avvio dei lavori in piscina, gli atleti e le squadre di pallanuoto dell’Albatros nuoto costretti ad emigrare e ad enormi sacrifici per continuare la propria attività agonistica

L’informazione, quella corretta e incalzante, a volte può fare miracoli. Lunedì 21 novembre ha fatto un certo scalpore l’articolo “Quelli che aspettano… la riapertura del ponte e della piscina”, nel quale si denunciavano i gravi ritardi della riapertura del ponte di San Filippo (prevista prima per il 4 ottobre, poi per il 18 novembre ma ancora in alto mare) e della piscina comunale (che nelle promesse dell’amministrazione comunale doveva riaprire a novembre ma che, a quella data, attendeva ancora l’avvio dei lavori). E, d’incanto, 48 ore dopo (mercoledì 23 novembre) ecco comparire di fronte all’ingresso della piscina comunale un cartello della società che si è aggiudicata il bando di gara, la Sport Smile, che finalmente annuncia l’inizio dei lavori di riqualificazione, con i ringraziamenti, rigorosamente in inglese (thank you for your patience) che fa molto più “figo”, nei confronti dei cittadini ascolani per la loro pazienza.

Di cui, però, si  sta ampiamente abusando, visto che già sarebbe stato discutibile se l’amministrazione comunale avesse fatto in tempo a riaprire la piscina a novembre, come aveva promesso. Perché ancora una volta si è dimostrato che in questa città non si riesce mai a fare qualcosa con un minimo di criterio, di programmazione (termine sconosciuto a sindaco e assessori), visto che  c’era tutto il tempo per fare il bando prima, far effettuare i lavori nel corso dell’estate e riconsegnare alla città la piscina a settembre, pronta per la nuova stagione. Ma, ed è bene sottolinearlo, qui non stiamo parlando di riapertura ma di avvio dei lavori che, a meno di miracoli, non consisteranno alla città di riavere la propria piscina prima dell’anno nuovo.

Cioè in ritardo di “una vita” rispetto non solo a quello che avrebbe imposto la logica (e la programmazione) ma anche rispetto a quanto previsto dall’amministrazione comunale stessa. Che, quando finalmente la struttura sarà pronta per la riapertura, visto l’enorme ritardo accumulato sarebbe il caso che evitasse quei post pieni di ingiustificato trionfalismo e di slogan ad effetto (che mirano a dimostrare un’efficienza che purtroppo non esiste) tanti cari al sindaco e a qualche assessore ma che rappresentano un vero e proprio insulto al buone senso e all’intelligenza degli ascolani. Raccomandazione probabilmente inutile, come dimostra anche il post con il quale il sindaco, su facebook, ha annunciato l’avvio dei lavori per la piscina.

Iniziati i lavori di riqualificazione – scrive il primo cittadino – reagire al sisma è anche questo: rinnovare l’impiantistica sportiva adeguando gli standards di sicurezza e qualità. Qualche settimana di pazienza è la nuova vita della nostra piscina sarà realtà. Una magnifica e rinnovata realtà” Dobbiamo ammettere che non manca certo la fantasia al sindaco che ancora una volta è riuscito a infilare dentro il terremoto una situazione in cui l’amministrazione comunale è in palese e oggettivo difetto.

Certo, questa volta non può utilizzarlo per cercare di giustificare l’ingiustificabile ritardo, ma nell’ennesima “favoletta” che il primo cittadino prova a raccontare agli ascolani quell’intervento, programmato in primavera e che già doveva essere terminato, diventa addirittura un simbolo della volontà di reagire al sisma. Meglio evitare ogni ulteriore commento, così come non merita commenti l’invito a “qualche settimana di pazienza” (almeno, però, il primo cittadino ha avuto la decenza di scriverlo in italiano…). Ne hanno avuta e ne stanno avendo anche troppa tecnici, dirigenti e atleti (con i rispettivi familiari) dell’Albatros nuoto, l’unica società di nuoto agonistico presente ad Ascoli che sta pagando a duro prezzo l’inaccettabile ritardo della riapertura della piscina. Davvero encomiabili per il modo in cui stanno affrontando questa difficile situazione, degli autentici campioni. Si perché non merita un simile appellativo solo chi ottiene vittorie  e prestigiosi titoli sportivi.

 A volte si può essere tali anche solo riuscendo a continuare a svolgere la propria attività agonistica, con tutti i sacrifici e le difficoltà che ciò comporta per dirigenti, allenatori, staff tecnico, atleti e anche per le famiglie di quest’ultimi, senza avere più a disposizione la struttura dove per anni ci si è allenati, senza alcun concreto e reale sostegno da parte delle istituzioni.  Ci vuole davvero tanta passione, abnegazione grande spirito di sacrificio e, probabilmente, un pizzico di “sana follia” per riuscire a compiere questa che è da considerarsi una grandissima impresa, al pari di un “filotto” di vittorie. E’ questa la situazione che sta vivendo l’Albatros nuoto, proprio a causa della chiusura prolungata della piscina comunale dopo  il bando di questa estate e in attesa che vengano effettuati i lavori previsti.

Dopo mesi di silenzio, la società ascolana ha deciso di far sentire la propria voce, non per polemizzare ma per evidenziare i grandi sacrifici compiuti dal momento in cui si è trovata senza più una casa dove nuotare.  Si  perché gli atleti, gli allenatori i dirigenti sportivi dell’Albatros considerano la piscina comunale come la loro casa, la casa dello sport del nuoto. Una casa che al momento non è più disponibile e che li costringe ad emigrare in altri impianti, percorrere molti chilometri, superare non poche difficoltà per portare avanti impegni e, soprattutto, difendere un patrimonio esclusivo e di eccezionale valore, non solo per la società stessa ma per tutta la città.

Un patrimonio – si legge nel comunicato stampa –  che  si è costruito  in 26 anni di attività e che ora comprende 87 atleti che svolgono attività sportive nelle discipline del nuovo, del salvamento, della pallanuoto e del sincronizzato;  75 giovanissimi atleti che svolgono attività nelle categorie giovanili; 2 docenti federali, 4 allenatori di nuoto, 4 allenatori di pallanuoto, 2 direttori sportivi, 3 coordinatori scuola nuoto federale, istruttori di nuoto e tecnici specializzati. L’Albatros, poi, oltre ad essere società di agonismo è anche scuola della federazione italiana nuoto per la preparazione di giovanissimi atleti nelle attività preagonistiche (certificato quest’ultimo di esclusiva qualificazione attribuito dalla FIN centrale  alle società affiliate alla FIN che hanno caratteristiche organizzative e tecniche di eccellenza) Inoltre in tutti questi anni l’Albatros ha sempre svolto regolarmente le attività della  federazione italiana nuoto – con la partecipazione anche ai campionati italiani di categoria per il settore nuoto, raggiungendo il terzo posto regionale  di squadra nel settore Salvamento, il primo posto nel campionato giovanile regionale di Pallanuoto e il secondo posto nel campionato promozione Serie D nella pallanuoto atleti evoluti”.

Con la piscina comunale chiusa, di fatto all’Albatros è stato negato il diritto di esercitare l’attività istituzionale agonistica. E, a rendere più complicata la situazione, è stato anche negato il diritto di utilizzare la segreteria all’interno dell’impianto, senza la possibilità di esercitare la normale e necessaria attività burocratica e di gestione degli atleti. A settembre i dirigenti della società, in una lettera inviata al Comune (al sindaco Castelli, all’assessore allo sport Brugni e al dirigente comunale), avevano chiesto l’autorizzazione almeno ad aprire la segreteria nelle ore pomeridiane, non ricevendo, però, alcuna risposta. Un’inaccettabile mancanza di attenzione da parte dell’amministrazione comunale che con i fatti dimostra l’esatto contrario di quello che cerca di far credere con i soliti slogan ad effetto.

In un simile contesto – prosegue il comunicato – si è corso e si continua a correre il concreto rischio di dissipare un simile patrimonio di carattere non solo sportivo-agonistico ma anche di enorme valenza sociale. Se ciò non è accaduto e gli atleti sono comunque riusciti a sostenere le prime gare ufficiali, mentre le squadre di pallanuoto hanno disputato i primi incontri amichevoli (necessari per allenare la tecnica e la tattica, non essendo disponibile il campo di gara casalingo), lo si deve solo ai grandi sacrifici e allo spirito di abnegazione dimostrato da tutto l’ambiente. A partire dagli atleti, che si impegnano quotidianamente nonostante la situazione provvisoria, passando per i genitori, encomiabili per come sostengono i  loro ragazzi in questa travagliata avventura, affrontando anche spese suppletive rispetto agli anni scorsi, fino ad arrivare ad allenatori e dirigenti che hanno profuso un grandissimo sforzo per trovare soluzioni dignitose nello stato di emergenza pur di dare continuità al lavoro dei ragazzi costruito negli anni, cercando così di salvare un patrimonio unico e irripetibile perché unici e irripetibili sono gli atleti e i tecnici di questa società”.

Per fortuna, poi, una vera dimostrazione di vicinanza e solidarietà all’Albatros è arrivata dai dirigenti della Tonic di Ascoli Piceno che hanno offerto alla società ascolana spazi acqua a prezzi scontati per fare allenare gli atleti di nuoto ed hanno accolto a prezzi vantaggiosi i ragazzi diversamente abili. “Una struttura sportiva privata è corsa in aiuto dei nostri atleti, non pensando al ritorno economico ma al bene dei giovani atleti di nuoto di questa città. Tra veri uomini di sport sono state sufficienti pochissime parole e fatti per difendere gli ideali sportivi”.si legge ancora nel comunicato che, poi, chiude con una venatura polemica nei confronti del Coni. “Un particolare che, purtroppo, sembra essere sfuggito al delegato Coni cittadino – conclude il comunicato – probabilmente contento per il fatto che almeno una piscina del territorio, dove peraltro si attivano alcuni uomini del Coni stesso, si è riempita grazie alla chiusura della piscina di Ascoli”. L’auspicio di tutti è che l’attesa della riapertura della piscina non si protragga ancora a lungo, anche perché simili pressanti sacrifici non possono certo essere sopportati a lungo.

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