“Monnezzopoli”
Caos rifiuti e discariche, tra procedimenti in tribunale e scambio d’accuse. “D’Erasmo sapeva dell’esistenza di documenti falsi relativi alla gestione dei rifiuti e ha taciuto” attacca Castelli. “Copertura delle vasche a Relluce e bonifica dell’ex discarica Ipgi, il sindaco di Ascoli è inadempiente” replica il presidente della Provincia
Una guerra senza esclusione di colpi. E’ quella che si è scatenata sui rifiuti tra il Comune di Ascoli da una parte e la Provincia e diversi Comuni del territorio dall’altra. Al centro del confronto, che di giorno in giorno assume toni sempre più aspri, la gestione dei rifiuti e delle discariche, tra procedimenti in corso, denunce minacciate e violenti scambi di accuse.
Difficile, in un simile situazione, riuscire a fare chiarezza, ad una prima analisi, necessariamente superficiale, l’impressione è che coloro che più “strepitano” (sindaco di Ascoli Castelli e presidente della Provincia di Ascoli D’Erasmo) alla fine abbiano entrambi delle responsabilità (naturalmente parliamo esclusivamente di responsabilità politiche, per eventuali responsabilità penali e giudiziarie ci sono giudici e magistrati che sono chiamati a valutare) in questa vicenda. Quel che, però, è certo che al momento c’è già un primo, sia pure provvisorio, vincitore: il sindaco Castelli. Che, da abile politico e insuperabile (almeno per quanto riguarda il nostro territorio) comunicatore in una vicenda in cui sembrava essere finito alle corde, senza possibilità di uscita, è riuscito a spostare l’attenzione su altro, su situazioni più difficili da valutare per i cittadini e decisamente molto più complesse dove, appunto, le responsabilità spesso finiscono per intrecciarsi.
D’altra parte che sul tema dei rifiuti l’amministrazione comunale ascolana sia in grandissima difficoltà non è certo una novità. Abbiamo ampiamente sottolineato come le politiche fallimentari degli ultimi 15 anni abbiano portato a dati disastrosi per quanto riguarda la raccolta differenziata (ferma al 44%) e al conseguente ripetuto e pesante aumento della tassi rifiuti (tari), cresciuta negli ultimi anni dell’80-85%. Una difficoltà che in questi giorni si era accentuata per il sindaco perché era emerso come l’estensione del servizio “porta a porta” spinto a tutta la città, che il primo cittadino aveva portato come giustificazione per l’ennesimo aumento tari per il 2016, invece di partire nell’anno in corso, come promesso, è slittato nella migliore delle ipotesi al 2017. In pratica i cittadini ascolani avevano scoperto di aver subito un ulteriore aumento della tassa per un servizio che non c’è, almeno per questo anno.
Una situazione difficile, praticamente impossibile da spiegare anche per un abile oratore come il sindaco Castelli. Che, per giunta, nei giorni scorsi aveva subito sul tema un duro attacco dai sindaci del territorio, che avevano sottolineato come la disastrosa percentuale di differenziata del capoluogo piceno finisce per condizionare e penalizzare i comuni del territorio provinciale che, invece, in questi anni stanno ottenendo ottimi risultati. Messo alle strette, però, il primo cittadino ascolano con un “colpo di genio” ha trovato il modo per ribaltare la situazione. Con un comunicato stampa “di fuoco” domenica 16 ottobre Castelli ha spostato l’attenzione sulla situazione della discarica Geta in località Alto Bretta, lanciando pesanti accuse al presidente della Provincia D’Erasmo.
“Abbiamo scoperto – afferma il sindaco Castelli – che la Provincia di Ascoli il 10 ottobre, cioè il giorno prima dell’assemblea ATA, si era vista costretta a sospendere le autorizzazioni alla Geta a causa dell’accertata falsità delle polizze fideiussorie prodotte dal privato a garanzia dei propri obblighi di salvaguardia ambientale. Documenti falsi relativi alla gestione di rifiuti per milioni di euro. Una circostanza di una gravità senza precedenti: sono sconcertato. Ancora più sconcertato per il fatto che D’Erasmo sapeva e durante l’assemblea di martedì ha deliberatamente taciuto ai sindaci un fatto così grave”.
Il tutto condito, poi, da altre accuse sulla gestione del conferimento rifiuti, con lo stop al conferimento presso la stessa discarica Geta e l’utilizzo delle discariche di Torre San Patrizio e Corinaldo che, a detta del primo cittadino, comporteranno un pesantissimo aggravio di costi per tutti i contribuenti tari della provincia (forse il sindaco si è portato avanti con il lavoro, ha già trovato il modo per giustificare un eventuale nuovo aumento per il 2017, visto che questa volta non potrà certo utilizzare l’avvio del nuovo servizio usato già nel 2016…). Ovviamente attesa e prevista il giorno successivo è arrivata immediata la replica del presidente D’Erasmo che respinge gli addebiti (“ho sempre riferito con puntualità e dettaglio i passaggi procedimentali per fronteggiare l’emergenza rifiuti, la sospensione dell’abbancamento alla Geta era già stata decisa in seguito all’esaurimento delle vasche e in attesa dei procedimenti di autorizzazione in itinere per il sormonto come ben specificato in Assemblea Ata”), rivolgendo a sua volta pesanti accuse nei confronti di Castelli.
“Ho scoperto cose inenarrabili sulla gestione dei rifiuti della nostra provincia – attacca D’Erasmo – ormai “il re è nudo” ed è venuta alla luce la drammatica situazione della discarica di Relluce ampiamente dimostrata anche dalle gravissime inadempienze di questi anni, a partire dalla mancata copertura delle vasche con tutte le pesanti e conseguenti problematiche subite dal territorio. Debbo evidenziare, a tale proposito che, già nel 2013 l’allora Presidente della Provincia Celani e il dirigente dell’Ambiente dell’epoca, avevano diffidato invano Ascoli Servizi Comunali ad adempiere alla realizzazione della copertura. Altro fatto, a mio avviso gravissimo, è stato l’acquisto a caro prezzo di terreni da parte del Comune di Ascoli per realizzare una ipotetica sesta vasca quando poi lo stesso Consiglio Comunale, con la stessa maggioranza di centrodestra, cancellava successivamente, in sede di approvazione del piano regolatore, la previsione dell’ampliamento della sesta vasca risultando i terreni in frana. E ancora più grave è la situazione critica dell’ex discarica Ipgi. Fin dall’inizio del mandato ho avviato dei tavoli tecnici per diffidare il Comune di Ascoli ad agire e procedere alla bonifica del sito per porre finalmente fine ad una seria minaccia ambientale che si perpetua da anni e che, a tutt’oggi, trova invece il sindaco di Ascoli gravemente inadempiente”.
Nell’affondo finale, poi, il presidente della Provincia prova a spostare nuovamente il discorso sulla raccolta differenziata. “Voglio infine sottolineare – conclude D’Erasmo – come i 28 Comuni dell’area di Picenambiente abbiano raggiunto una raccolta media differenziata del 65% mentre circa un terzo dei Comuni ha superato il 70%: numeri e percentuali che consentirebbero di trasferire i rifiuti fuori provincia con un aumento di costi quasi impercettibile ed invece, proprio a causa del Comune di Ascoli che presenta una raccolta differenziata poco oltre il 40%, ciò non è possibile con conseguenze sensibili sulle tasche dei cittadini; in primo luogo proprio dei cittadini di Ascoli Piceno che a causa dell’inefficienza dell’Amministrazione comunale pagano anche la sovrattassa del 20% sulla tassa regionale. Per il sindaco Castelli, infatti, il rifiuto non è una risorsa ambientale da valorizzare con la raccolta differenziata ma una risorsa economica da sfruttare a vantaggio delle casse comunali e a scapito dei cittadini”.
A sostegno del presidente della Provincia nella stessa giornata di lunedì arriva anche un documento firmato da 18 sindaci del territorio (Acquaviva, Appignano, Castel di Lama, Castorano, Colli del Tronto, Comunanza, Cupramarittima, Force, Grottammare, Offida, Monsampolo, Montedinove, Montegallo, Monteprandone, Spinetoli, Ripatransone, Roccafluvione, Rotella). “La discarica di Relluce per Castelli non è la soluzione da poter valutare al fine di una politica dei rifiuti eco compatibile ma rappresenta esclusivamente un inusuale istituto di credito permanente realizzato per spennacchiare i cittadini della nostra provincia, ascolani compresi” scrivono i 18 sindaci che, poi, accusano il Comune di Ascoli di dover ancora pagare 2,5 milioni di euro.
Non meno dura ed immediata la replica di Castelli a quei sindaci con un lungo comunicato stampa nel quale il primo cittadino ascolano afferma che in quella nota “vi sono scritte così tante corbellerie che preferisco pensare che il solito capo tribù offidano vi abbia imposto un’adesione sulla quale, almeno alcuni tra voi, avrebbe soprasseduto se solo avesse conosciuto – tra i tanti documenti che potrei esibire – almeno un paio di provvedimenti che allego alla presente”.
” Vi siete bevuti e avete preso per vere le vergognose ricostruzioni di D’Erasmo circa l’ignominia delle escussioni delle polizze, vere e autentiche, stipulate da Ascoli Servizi a salvaguardia dei propri obblighi. Mi spiace per voi ma anche in questo caso avete fatto male a fidarvi” aggiunge Castelli che allega al comunicato stampa la determina della Provincia di Ascoli (emessa il giorno prima dell’assemblea), in cui si attesta l’inefficacia, prima, e la falsità, dopo, delle polizze fideiussorie rilasciate dalla Geta a garanzia dei propri obblighi di salvaguardia ambientale per la discarica, e il decreto con il quale il Tribunale di Ascoli ha accolto la richiesta di Ascoli Servizi Comunali volta a impedire l’escussione da parte della Provincia della polizza fideiussoria stipulata a garanzia delle obbligazioni scaturenti dalla gestione operativa della discarica di Relluce (ma il provvedimento del Tribunale è solo di natura cautelare, sospende il pagamento della polizza in attesa che la questione venga discussa nel merito il prossimo 28 ottobre).
Difficile districarsi in una simile vicenda complessa che probabilmente neppure le decisioni del Tribunale contribuiranno a chiarire. Certo è che tra presunte polizze false, omissioni, inadempienze e mancate coperture delle vasche, improbabili tentativi di interventi in zone non idonee, mancati pagamenti, risultati disastrosi della raccolta differenziata e “guerre” politiche tra i vari enti il quadro che emerge è davvero sconfortante.