Gli sbarchi sono sensibilmente ridotti ma aumentano le richieste di asilo. In altre parole i migranti arrivano meno dal mare ma, nel disinteresse del ministro, molto più da rotte alternative. Flop rimpatri, neppure i costi per l’accoglienza sono diminuiti come promesso
Al di là della narrazione “vagamente” propagandistica di Matteo Salvini e della Lega, tutti i dati ufficiali (compresi quello dello stesso ministero dell’interno) che riguardano gli immigrati fotografano una situazione completamente differente rispetto a quella raccontata. Nel corso della campagna elettorale il leader leghista aveva promesso, nel caso in cui fosse andato al governo, una decisa stretta sull’accoglienza e, soprattutto, una sterzata sui rimpatri (aveva promesso 600 mila rimpatri in pochissimo tempo) e, di conseguenza, una forte contrazione della spesa per l’accoglienza da riutilizzare a favore degli italiani (senza considerare, in realtà, che gran parte di quei fondi venivano direttamente dall’Unione europea…).
Dopo 8 mesi di governo giallo-verde (in realtà più verde che giallo…) al di là della legittima opinione che ognuno sta maturando sull’operato dell’esecutivo, è opinione quasi unanime che in effetti un deciso cambio di rotta sull’immigrazione c’è stato. I “porti chiusi”, le sceneggiate sull’Aquarius e la Diciotti, ad uso e consumo dei fans più sfegatati e con i paraocchi, gli slogan come “prima gli italiani” e “la pacchia è finita” ripetuti in maniera martellante ed incessante hanno convinto quasi tutti che effettivamente in questi 8 mesi la presenza di immigrati nel nostro territorio sia progressivamente diminuita, magari anche di poco.
Basta però fare riferimento ai dati, quelli reali e concreti (tra cui anche quelli del ministero stesso), per scoprire che, se la matematica non è ancora diventata un’opinione, la realtà è abbastanza differente. E ci dimostra che in realtà in questi mesi il numero degli immigrati presenti nel nostro paese è progressivamente aumentato, anche (ma non solo) per il sostanziale fallimento della politica dei rimpatri. Perchè se è vero ed indiscutibile (i dati non lasciano dubbi) che in questi mesi gli sbarchi sono crollati, è altrettanto innegabile che gli immigrati nel nostro paese continuano tranquillamente ad arrivare su altre rotte (soprattutto quelle balcaniche ma anche da Grecia e Turchia).
Lo aveva già sottolineato la relazione presentata nelle settimane scorse in Parlamento dai Servizi segreti, lo confermano ora i dati ufficiali. Che evidenziano anche come la riduzione della spesa per l’accoglienza è assolutamente minima, di gran lunga inferiore rispetto alle previsioni (e ai proclami…) e, cosa che più conta, rispetto a quanto inserito nella manovra economica.
Basterebbero i dati di gennaio 2019 (fonte ministero dell’interno) per avere un’idea di quanto sta accadendo. Infatti nel primo mese del nuovo anno a fronte di appena 115 immigrati sbarcati ci sono state 3.409 richieste di asilo. Allargando lo sguardo ai 9 mesi di governo Lega – M5S il dato è addirittura più eclatante. Da giugno 2018 a gennaio 2019 l’Italia ha ricevuto più di 29 mila richieste di asilo (29.159 per l’esattezza) a fronte di appena 10 mila sbarchi (10. 055).
Nel 2018 il valore medio mensile degli immigrati sbarcati in Italia è di 1.946 mentre, nello stesso periodo, il valore medio mensile delle domande di asilo si attesta a 4.539. Questo significa che ogni mese quasi 2.600 migranti (2.593 per l’esattezza) giungono in Italia su altre rotte, non attraverso il mare. E per restare al periodo in cui è in carica il nuovo governo, in 9 mesi sono poco più di 19 mila (19.104) gli immigrati che sono arrivati nel nostro paese attraverso le cosiddette rotte alternative. E’ bene ribadire che si tratta di ufficiali, che arrivano direttamente dal ministero dell’interno.
Eppure nei giorni scorsi i comunicati ufficiali del ministero di Salvini fornivano un quadro della situazione ben differente. E anche per denunciare questa evidente ed imbarazzante contraddizione che gli esperti della cooperativa InMigrazione hanno elaborato il rapporto “Asilo: la distanza tra le parole e i fatti”.
“Se è vero che gli sbarchi si sono fermati – spiega il presidente Simone Andreotti – è difficile affermare che questo abbia bloccato nella stessa misura l’arrivo di persone che richiedono protezione internazionale in Italia e, quindi, il business dei trafficanti di essere umani che hanno evidentemente aperto e rafforzato altre rotte”.
La conseguenza è anche che cambia il dato sulla nazionalità dei richiedenti asilo. Se fino a giugno-luglio erano principalmente i cittadini nigeriani a presentare domanda di asilo, dopo il potenziamento degli accordi Italia-Libia il primato è passato ai pakistani. E se i primi arrivano con i barconi, questi ultimi utilizzano altre rotte alternative. “Bloccare il business dei trafficanti di essere umani che organizzano i pericolosi viaggi della speranza, arginare l’immigrazione in Italia, diminuire drasticamente i costi dell’accoglienza” questo era l’obiettivo più volte sbandierato dall’attuale governo 8in particolare dalla Lega).
Ma, nonostante i proclami di Salvini, i dati dimostrano che al momento nessuno degli obiettivi stessi è stato minimamente avvicinato. Perché, come abbiamo visto, gli sbarchi sono dimezzati ma i “viaggi della speranza” continuano incessanti, semplicemente su altre rotte. E neppure i costi dell’accoglienza sono diminuiti in maniera così evidente. Sempre secondo i dati ufficiali forniti dal ministero stesso, nel primo mese del 2019 il risparmio rispetto al mese precedente è stato di appena 5 milioni di euro, appena lo 0,33% della stima. E allargando il discorso al 2018, complessivamente il nuovo governo ha risparmiato 80 milioni di euro , il 5% di quanto preventivato.
Nella finanziaria 2019 il risparmio stimato dal governo stesso sull’accoglienza è di 1 miliardo e 540 milioni di euro. Di questo passo sarà già tanto superare i 100 milioni di euro. “Tenendo conto che questo presunto risparmio è stato inserito nella legge finanziaria – si legge nel rapporto di InMigrazione – questa ennesima distanza tra le parole e i fatti del governo potrebbe avere pesanti ripercussioni sul nostro paese”.
A completare il quadro quello che è il fallimento più clamoroso e evidente, rispetto agli annunci e ai programmi iniziali, cioè quello sui rimpatri. Con il governo giallo-verde appena nato era stato il numero due della Lega, Giorgetti, a svelare che quella di Salvini in campagna elettorale (il rimpatrio di 600 mila immigrati) era chiaramente una promessa fatto esclusivamente per guadagnare voti ma assolutamente impraticabile.
Nel contratto di governo non si fanno previsioni sui numeri e sui tempi ma si promuove un deciso cambio di passo rispetto al recente passato. “Ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio – si legge nel contratto – pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria”.
Ancora una volta i dati ufficiali dimostrano inequivocabilmente che invece del cambio di passo promesso c’è stato addirittura un leggero rallentamento. Da giugno a dicembre 2018 (primi 6 mesi del nuovo governo) complessivamente sono stati rimpatriati 3.851 irregolari, nello stesso periodo di tempo l’anno prima (ministro dell’interno Minniti) erano stati 3.968, 117 in più. In questi primi 8 mesi di governo complessivamente si viaggia ad una media di 18 rimpatri al giorno, leggermente inferiore alla media del governo precedente (18,7).
Quasi superfluo sottolineare che, con questa media (dalla quale è opinione comune diffusa che sia praticamente impossibile discostarsi di tanto), per effettuare i 600 mila rimpatri promessi da Salvini servirebbero più di 90. Un po’ di più del tempo che ha a disposizione la Lega per restituire i 49 milioni di euro illegalmente intascati…